giappone

Tokyo, tempesta sul premier Abe: lo scandalo coinvolge anche la First Lady

dal nostro corrispondente Stefano Carrer

Shinzo Abe e la moglie Akie (Epa)

3' di lettura

Da ieri non è più sicuro al 100% che il premier giapponese mangerà i cannoli al G7 di Taormina di maggio. Di sicuro, è sfumato il suo sogno di essere il primo ministro delle Olimpiadi 2020, in quanto trascinato in un esplosivo scandalo politico che coinvolge anche sua moglie, la ministra delle Difesa Tomomi Inada, altri politici e funzionari di primo piano del Ministero delle Finanze. Colpa di una busta con un milione di yen in contanti (8.400 euro), che la First Lady Akie Abe avrebbe consegnato a quattr'occhi nel settembre 2015 a Yasunori Kagoike, controverso capo dell'operatore scolastico Moritomo Gakuen, come donazione per l'apertura di una scuola elementare incentrata su una educazione di tipo ultranazionalista.

Questo, almeno è quello che ha dichiarato ieri Kagoike in una doppia testimonianza giurata alla Dieta, durante la quale ha aggiunto di aver ricevuto pressioni dalla Abe e da altri per tenere la bocca chiusa. Ieri sera in tarda serata la First Lady ha negato tutto sdegnosamente su Facebook, mentre questa mattina in parlamento Shinzo Abe stesso si è difeso sottolineando la sua estraneità alle vicende contestate. Renho, responsabile del Partito Democratico - il principale schieramento di opposizione - ha gia' chiesto la convocazione di Akie Abe per una testimonianza giurata davanti al Parlamento.

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Il problema non è tanto il tipo di educazione in stile regime anni Trenta che Moritomo Gakuen impartisce ai bambini: Kagoike ha comprato il terreno per la scuola dallo Stato a un prezzo di favore, pari a solo il 14% del valore commerciale. Una truffa per cui si sospettano quindi connivenze in alto loco.

Kagoike sembra aver scelto come strategia di difesa quella di implicare molti personaggi di primo piano, lanciando pizzini in varie direzioni. «Akie Abe non ricorda? Io ricordo benissimo, in quanto fu per me un grande onore parlare da solo con lei, quando allontanò il segretario per consegnarmi la busta», ha detto.

Questo presunto “patriota” - membro della lobby nazionalista Nippon Kaigi, molto contigua ad Abe e a parecchi membri dell'esecutivo - è diventato il problema dei problemi per il governo che più sta cercando di attuare il programma della lobby, dal cambiamento della Costituzione ultrapacifista a un ampliamento della sfera di azione delle Forze di Autodifesa, fino al recentissimo disegno di legge antiterrorismo sospettato di poter incidere sule libertà civili.

Da scheggia impazzita che per sfangarla non teme di danneggiare l'immagine del Paese, Kagoike è persino andato ieri sera al Foreign Correspondents' Club di Tokyo: ha ripetuto le sue accuse e insinuazioni alla stampa straniera, anche correggendo in parte le dichiarazioni rilasciate alla Dieta. Un esempio dei suoi metodi disinvolti: ha chiarito ai giornalisti stranieri di essersi sbagliato quando alla Dieta ha detto di aver tempestivamente ritirato - su richiesta di Akie Abe - moduli già stampati per richiedere finanziamenti per la scuola, da intitolare allo stesso Shinzo Abe evidentemente per rastrellare più fondi. Poiché molti moduli erano stati spediti un po' all'ingrosso, ha precisato, non può escludere che siano rimasti in circolazione per molto più tempo, anche quando il nome proposto era stato modificato. Akie Abe è andata più di una volta all'asilo gestito dal gruppo: secondo la versione da lei fatta circolare, sarebbe stata indotta ad accettare il ruolo di preside onoraria con un trucco (essendo stata presentata come tale, non avrebbe potuto poi esimersi facilmente).

La Abe ha poi rinunciato: del resto, la scuola non sarà inaugurata il primo aprile come previsto, in quanto sono emerse gravi irregolarità amministrative di altro tipo. Anche se lo scandalo ha cominciato a emergere da alcune settimane, Kagoike non risulta indagato. E conta di cavarsela “alla giapponese”: ha ritirato la richiesta di apertura della scuola e annunciato che lascerà la guida della società, mentre il terreno tornerà allo Stato. Se ha ricevuto un prezzo di favore, le colpe sarebbero - a suo parere - dei burocrati: lui non ritiene di avere nulla da rimproverarsi, meno che mai il fatto di promuovere un tipo di educazione che somiglia a un lavaggio del cervello dei bambini in nome di un inquietante patriottismo d'altri tempi.

Riuscirà il governo a sopravvivere alla tempesta? Il partito di governo ha una solidissima maggioranza in entrambi i rami del Parlamento. Ma molto dipenderà anche dall'opinione pubblica, nel senso che se la popolarità del premier dovesse crollare, allora i suoi rivali interni - i quali non hanno affatto apprezzato che di recente Abe abbia fatto cambiare lo statuto per concedersi un eventuale terzo mandato consecutivo alla presidenza del partito e quindi come primo ministro - eserciteranno forti pressioni perché si faccia da parte.

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