Tomasi (Aspi): «Investiremo 2,8 miliardi di euro nel digitale al 2038»
Sulla guida autonoma dopo l'accordo con Volkswagen dialogo in corso con le altre case autonobilistiche
di Simona Rossitto
4' di lettura
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Una mobilità ottimizzata, più flessibile e sostenibile, grazie alla rivoluzione digitale. A questo scopo, da qui al 2038, Aspi investirà circa 2,8 miliardi di euro sul digitale, annuncia l'amministratore delegato Roberto Tomasi a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e di Digit'Ed, nuovo gruppo attivo nella formazione e nel digital learning, di cui oggi viene pubblicato il primo numero. «Al fine di poter sviluppare sistemi complessi non possiamo esser da soli, abbiamo bisogno delle migliori competenze e, quindi, occorre creare sinergie tra i campioni nazionali», chiosa Tomasi che vuole far diventare il progetto Mercury lanciato dall'azienda, che ha tra i focus proprio il digitale, un «modello nazionale». Tra le novità in arrivo, la guida autonoma che «continuerà ad abbassare gli indici di incidentalità»; dopo l'accordo di sperimentazione con Volkswagen, Aspi sta dialogando «con altre case automobilistiche».
Quanto investirete nel digitale da qui al 2038, anno in cui termina il vostro piano da 21 miliardi complessivi?
Prevediamo di investire sul digitale 2,8 miliardi di euro e i tempi di realizzazione sono abbastanza rapidi. In questo campo, con un investimento relativamente ridotto, si possono ottenere grandi risultati. Questo, ovviamente, a fronte di una cornice normativa adeguata.
Come cambierà la mobilità dell'era digitale?
Il digitale è fondamentale per ottimizzare e fluidificare la circolazione: questo vale per tutte le modalità di trasporto, dal ferro alla gomma. L'evoluzione è già in corso e la tocchiamo con mano con sistemi come il cashback, cioè il sistema che consente di attivare i rimborsi legati ai ritardi dovuti ai cantieri sulla rete di Autostrade per l'Italia.
Per fare tutto ciò, è propedeutico avere una rete infrastrutturale in banda ultra-larga capillare che copra tutto il territorio?
Lavoriamo allo sviluppo di tecnologie per gestire i nuovi servizi: abbiamo ad esempio la società Movyon, terza per fatturato per quanto riguarda i sistemi di Intelligence technological system (Its). Premesso ciò, certamente, quanto più si gestiscono dati e tanto più lo sviluppo della rete è una condizione fondamentale. A Genova, anche grazie all'accordo con Open Fiber (con la quale Aspi ha una joint venture in cui mette a disposizione manodopera specializzata) stiamo lavorando alla gestione del dato e la sua elaborazione nell'ambito di un importante progetto di smart city. Si tratta di un progetto di connettività, per gestire la mobilità cittadina: l'ambizione è quella di fornire servizi sempre più evoluti agli operatori per pianificare al meglio il percorso, dando loro la possibilità di conoscere il tempo di percorrenza con largo anticipo. È una delle 139 applicazioni nell'ambito del progetto Mercury.
A proposito del progetto Mercury, che ha tra i focus proprio la digitalizzazione, a che punto siete?
Lo abbiamo lanciato a marzo del 2022, chiamandolo così poiché Mercurio è il dio dei viaggiatori, con l'obiettivo di cambiare la mobilità. Si tratta della settima rivoluzione dei trasporti, un salto di prospettiva. Mentre sulla mobilità in senso classico ragioniamo ancora di sviluppo di infrastrutture, il digitale apre a nuove considerazioni. Il ministero dei Trasporti ha già riconosciuto il progetto Mercury come best practice e, nel frattempo, abbiamo sistematizzato le iniziative avviate. L'implementazione e le innovazioni in programma sono tantissime, dalla previsione delle code, già in parte attiva, alla pianificazione del viaggio e al monitoraggio delle infrastrutture.
Per proseguire nel vostro progetto di digitalizzazione sono in vista altri accordi, dopo quelli, solo per citare degli esempi con Open Fiber per la manodopera o quello con Eni sui biofuels?
Al fine di poter sviluppare sistemi complessi non possiamo esser da soli, abbiamo bisogno delle migliori competenze e, quindi, occorre creare sinergie tra i campioni nazionali.
Avete bisogno di nuove competenze per mettere a terra Mercury e la trasformazione digitale della mobilità?
Il digitale cambia i mestieri e, quindi, il nostro approccio deve cambiare. Da qui nasce l'idea di lanciare con il Consorzio Elis il "Distretto Italia", per orientare, formare e creare lavoro. Si lavora sui diversi mestieri di cui l'azienda ha bisogno nel mondo del digitale, dell'ingegneria, delle costruzioni senza trascurare la formazione di bravi artigiani e operai. Sul tema assunzioni, oggi nella nostra società Amplia, ad esempio, abbiamo una struttura organizzativa con 1600 dipendenti, ma puntiamo ad arrivare nel corso del ‘23 a 2300. La nostra struttura di ingegneria Tecne conterà a marzo 1000 risorse. Negli ultimi due anni abbiamo assunto 2000 persone: il piano al 2024 prevede 2900 assunzioni e lo stiamo completando con l'obiettivo di rafforzare la nostra capacità industriale, senza la quale è impossibile realizzare le grandi trasformazioni.
Che cosa occorre per sviluppare il progetto Mercury?
Crediamo che Mercury possa diventare un modello nazionale. Dato questo obiettivo, occorre trovare sinergie con altri operatori della mobilità e un quadro normativo abilitante, che favorisca questa accelerazione tecnologica. Il Codice degli appalti è un passo avanti importante, ma spetta anche a noi operatori, ora, dimostrare l'efficacia del sistema. Il tutto entro pochi anni. Tra ricerca degli abilitatori e implementazione, contiamo di realizzare questo progetto in pochi anni.
Quando stima arriveremo alla guida autonoma?
La guida a livelli di autonomia L3 e L4 – impensabile fino a poco tempo fa - sta già arrivando: ci sono adesso auto che hanno elevati sistemi di automazione e sperimentazioni già attive. Noi abbiamo già avviato la sperimentazione su 50 chilometri di rete grazie anche a un accordo con Volkswagen e stiamo dialogando con altre case automobilistiche. Con la rivoluzione in arrivo progressivamente aumenta il livello di sicurezza e libertà col quale ci sposteremo con la gomma. La guida autonoma continuerà ad abbassare gli indici di incidentalità: già oggi questo sistema registra valori estremamente bassi rispetto ai chilometri percorsi.
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