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Tomaso Binga, il catalogo per uscire dalla nicchia

Tra performance, collettive e mostre personali cresce nel 2020 l'interesse per l’artista che sfida i limiti tra maschile e femminile, tra pratiche dominanti e subalterne. Sul mercato la sua opera ancora sottovalutata

di Giulia Ragazzi*

4' di lettura

Due personali nel 2020 su Tomaso Binga, alter ego di Bianca Pucciarelli Menna, nata a Salerno nel 1931, mostra un interesse in netta crescita per la sua opera: lo scorso 17 ottobre la galleria Tiziana Di Caro , con sede a Napoli, ha inaugurato la mostra antologica sull'artista, che doveva aprire già lo scorso marzo ma è stata rimandata a causa del lockdown. L'esposizione copre un arco temporale che va dal 1972 al 2020, con opere che raccontano sia l'aspetto performativo del lavoro di Tomaso Binga, sia la sua attitudine alla collaborazione e al confronto con altri artisti. Si tratta della seconda personale dell'artista nel 2020, che il 29 febbraio aveva presenziato all'inaugurazione della mostra «Tomaso Binga - Feminist Works 1970-1980» presso la Galleria Mascherino a Roma, prolungata in autunno dopo il periodo di chiusura forzata. La mostra ha ripercorso l'attività dell'artista, performer e poetessa visiva e i suoi legami con il pensiero femminista attraverso una vasta selezione di opere appartenenti alle diverse serie da lei realizzate tra l'inizio degli anni ’70 e la metà degli ’80.Dal 2012 ad oggi le personali di Tomaso Binga sono in costante aumento, sebbene rimanga anche molto forte la sua attitudine a confrontarsi e collaborare con altri artisti partecipando a performance e mostre collettive. Solo nel 2020 l’artista ha partecipato a tre performance e due collettive tra Monaco, Namur, Ginevra, Brescia e Roma.

Tomaso Binga «Mater – Litanie Lauretane» 1976 – 2015 foto collage e inchiostro su carta / photo collage and ink on paper

L’indagine creativa

La ricerca cinquantennale di Tomaso Binga è ancora estremamente attuale, sfida i limiti tra maschile e femminile, tra pratiche dominanti e subalterne, tra la convenzionalità della scrittura verbale e la soggettività del corpo, con l'obiettivo di trasformare le strutture simboliche e sociali della cultura patriarcale. Il lavoro dell'artista appare oggi capace di scontrarsi con la retorica del linguaggio politico, artistico e ideologico: battaglie e rivolte in cui il corpo e le parole dell'artista tornano ad essere protagonisti, andando contro le logiche massificate e mainstream dei social media.

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Il percorso

L'esordio di Tomaso Binga avviene nel 1971 con la personale allo Studio Oggetto di Caserta, intitolata «L'oggetto Reattivo»; da quel momento in poi l'artista ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, tra cui di fondamentale importanza è stata «Materializzazione del linguaggio», curata da Mirella Bentivoglio in occasione della Biennale di Venezia del 1978 , dove Binga presenta i primi «Dattilocodici». Dal 1974 inoltre dirige l'associazione culturale Lavatoio Contumaciale, che, nei suoi 42 anni di vita, ha svolto un'intensa attività promuovendo manifestazioni e dibattiti sui diversi temi dell'attualità, della letteratura e della poesia, delle arti visive, del teatro, del cinema e dei nuovi media. Tomaso Binga ha sempre sfidato l'opinione pubblica mettendosi in discussione anche al di fuori del mondo dell'arte, come quando in televisione ha partecipato negli Anni ‘90 al Maurizio Costanzo Show, o entrando nel mondo della moda come protagonista della rivisitazione della serie «Scritture Viventi» e «Alfabetiere Murale» (1976) nel marzo 2019 della sfilata prêt-à-porter Autunno-Inverno di Dior . In questa occasione l'artista si è raccontata in una delle puntate del podcast Dior Talks in una conversazione con la curatrice e storica dell'arte Katy Hessel ripercorrendo gli inizi della sua carriera come artista concettuale in occasione dell'apertura della sua mostra alla galleria Mascherino.

Tomaso Binga «Alfabetiere murale» 1976 collage su cartoncino (21 elementi) / collage on cardboard (21 elements) (photo: © Amedeo Benestante) Collezione Archivio Menna – Binga, Roma - Courtesy l'artista e Galleria Tiziana Di Caro. In comodato al Madre, Napoli


“Nonostante lo sviluppo di interesse per le opere di Binga sia recente, il valore di queste è raddoppiato negli ultimi cinque anni e costante è l'impegno a far crescere il suo mercato a livello internazionale, grazie alla presenza nelle fiere” afferma Tiziana Di Caro, che, insieme a Simone Frittelli , segue il lavoro dell'artista in Italia. Nel 2020 Tomaso Binga ha esposto ad Art Fair Philippines a febbraio, e avrebbe dovuto presentare i suoi lavori insieme a quelli della giovane artista iraniana Shadi Harouni a Fiac Parigi, annullata a metà settembre a meno di un mese dall'apertura.

Il collezionismo

L'opera di Binga interessa anche i collezionisti più giovani; le sue opere sono difficili da inquadrare in una specifica tendenza perché nel corso del tempo ha diversificato il suo stile pur rimanendo costante sui temi. Attualmente sono i lavori degli anni ’60 e ’70, tra cui il «Dattilo Codice» (dal 1978) e la «Scrittura Desemantizzata» (1972-74), quelli più richiesti dal mercato; mentre si sta sviluppando un forte interesse anche per gli «Abbecedari» (dal 1976) e per i lavori più recenti, prodotti a partire dagli anni ’90, tra cui la serie di collage su carta e le «Scritture Catodiche» (dal 1995). In galleria il price range delle sue opere va da 5.000 a oltre 100.000 euro per i lavori storicizzati e di grandi dimensioni.

Tomaso Binga «Autoritratto» 1971. Collage su polistirolo, plexiglass / collage on styrofoam, plexiglass cm 38,5 x 52,5 x 11,5

L'attività di valorizzazione dell'artista svolto da Tiziana Di Caro si è sviluppata in continuità con il lavoro dell'archivio dell'artista aperto dal 2014 presso la sede romana della Fondazione Filiberto e Bianca Menna . L'archivio è nato per volontà della stessa artista con lo scopo di radunare e catalogare tutta la sua produzione. Attualmente la Fondazione sta lavorando sulla revisione dello Statuto in merito alla questione delle autentiche, ma il progetto principale su cui Binga sta riflettendo è la stesura di un catalogo ragionato.

Antonello Tolve, direttore della sede romana della Fondazione e membro del comitato scientifico, racconta che il primo step per la creazione del catalogo sarà il lancio di un sito web specifico a cui potranno collaborare tutti coloro che possiedono opere dell'artista, inserendo fotografie e documenti. Questo perché fino ai primi anni 2000 le opere di Binga spesso venivano regalate a conclusione delle mostre, ed è oggi difficile tracciarle.

Il mercato

Attualmente l'opera di Tomaso Binga ha un valore di mercato con prezzi stabili in galleria, ma l'artista è ancora poco conosciuta all'estero. Con una maggiore attenzione da parte di critici e curatori, con la creazione di un catalogo ragionato e grazie all'interesse crescente verso l'arte femminile è possibile che nei prossimi anni le sue opere possano essere rivalutate e acquisire una quota di mercato maggiore.

*Hanno collaborato Camilla Pacelli, Marta Nicola e Gaetano Ventriglia. Tutti allievi della XVIII edizione del Master in Economia e Management dell'Arte e dei Beni Culturali di Milano - 24Ore Business School

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