Tonno rosso, è braccio di ferro sulle nuova ripartizione delle quote
Le norme all'esame del Senato potrebbero ridurre la quota assegnata alle Associazioni di imprese della pesca a circuizione
di Vera Viola
4' di lettura
C’è grande agitazione nel mondo dei tonnieri. Le Associazioni delle imprese della pesca del tonno rosso a circuizione, unico settore di pesca professionale e industriale del Paese con dimensione internazionale, si oppongono con forza alla riforma in discussione al Senato. Temono, infatti, che il testo, con le modifiche apportate in aula alla Camera che rivedono i criteri della redistribuzione di quote tra il mondo della pesca professionale e quello della pesca artigianale e accessoria, possa penalizzare il primo.
Partiamo dal considerare che quello della pesca del tonno rosso a circuizione (che dispone le reti in modo circolare, per racchiudere una parte di mare in cui pescare) è strategico nel Mezzogiorno: con imprese concentrate tra Campania e Sicilia, fattura annualmente circa 30 milioni, occupa 1.000 persone e ne conta 10.000 nell’indotto, fatto di cantieri navali, fornitori di attrezzature da pesca, impianti frigorifero, operatori subaquei, pescherecci per il traino gabbie, per il rifornimento di esche, imbarco di osservatori, etc.
Le imprese del settore sono raggruppate in quattro associazioni, tutte sorte nell’Italia Mediridionale: Armatori Siciliani del Tonno Rosso a circuizione di Acireale (Catania), Organizzazione di produttori della pesca Thunnus Thynnus, Consorzio Marenostrum Tuna e Associazione produttori tonnieri del Tirreno, tutte di Salerno. Se ne fa portavoce Marco Giachetta: «Abbiamo affrontato nel 2007 un Piano di ricostituzione della specie che è costato molto alle imprese, le cui barche sono passate in soli due anni da 68 a 12. Successivamente – dice –queste imprese hanno dovuto anche sostenere investimenti in tecnologie d’avanguardia, per garantire la sicurezza degli equipaggi e assicurare selettività nelle operazioni di pesca, così da catturare solo le specie bersaglio, nel pieno rispetto dell’ambiente e della Politica Comune della Pesca. Adesso si rischia di vanificare tanti sforzi».
L’Italia riesce negli anni a difendere una importante quota di pesca del tonno rosso in sede europea, si tratta di 4.745 tonnellate pari al 25,57% della quota Ue: l’Italia è il terzo Paese dopo Francia e Spagna con quote pari del 31% circa. Si arriva al disegno di legge ”1008” sul ”Riordino e la semplificazione normativa nel settore”, che parte dalla ipotesi non verificata quest’anno e solo eventuale nei prossimi di un aumento della quota italiana fissata annualmente dall’Iccat, l’organismo internazionale per la conservazione della specie.
Occorre fare un passo indietro. Attualmente al settore della circuizione (quello dei professionisti del tonno) viene attribuito il 72,7% della quota italiana (che nel 2008 arrivava all’85%). Le altre sono destinate ad altri tipi di pesca, per lo più a coloro che prendono varie specie ittiche. A esempio alla pesca con palangaro va il 13,5%, alla tonnara fissa l’8%, alla pesca sportiva e ricreativa lo 0,5% e, infine, resta una quota non divisa (5,3%), ed è questa quella su cui si litiga. «Negli altri Stati – aggiunge il rappresentante dei tonnieri – la pesca a circuizione detiene soglie più alte. In Francia il 95% ».
Ritornando alla riforma, la norma viene approvata a giugno 2021 dalla Camera dei Deputati. L’articolo 19 sui “Criteri per il riparto dell’incremento annuo del contingente di cattura del tonno rosso”, che nella stesura iniziale varata in Commissione prevedeva la redistribuzione della sola quota eccedente (rispetto all’anno precedente), esce dall’aula profondamente modificato. «Per un colpo di mano di deputati del gruppo misto», precisa Giachetta – viene cancellato proprio “l’incremento annuo”. In tal modo, la quota destinata alla pesca accessoria verrebbe calcolata non sulla parte incrementale, ma su tutto il contingente di pesca che spetta all'Italia. Una modifica che, se approvata dal Senato, avrebbe diverse implicazioni. Secondo le associazioni professionistiche implicazioni « negative, e anche infrazioni comunitarie». Sostengono che in questo modo si finisce per favorire chi pratica la pesca di altre specie ittiche, e che solo in via accessoria può pescare tonno rosso, e – dice Giachetta – «si ribalta un equilibrio costruito in 30 anni». Insomma la partita si gioca sulla definizione della quota da redistribuire. Per i professionisti quella eccedente. Così anche per Federpesca. La dg Francesca Biondo chiarisce: «Salve le quote stabili, ripartire solo quelle eccedenti per barche o territorio, escludendo la pesca ricreativa».
riepilogo
Il tonno rosso
Noto anche come ‘pinna blu’, è una specie pregiata, molto ricercata e protetta, ricca di proprietà nutrizionali. Si trova nel Mar Mediterraneo, nell'Oceano Atlantico e Pacifico e nelle acque che superano la temperatura di 10 gradi. Proprio per le sue proprietà e il gusto raffinato, rientra tra le specie eccellenti e rare di pesce.
Il settore in Italia
Le imbarcazioni italiane attualmente sono 21. Il loro numero in questi anni, si è notevolmente ridotto per volontà dell’ICCAT che nel 2007, adottando il “Piano pluriennale di ricostituzione del tonno rosso”, ha introdotto regole ferree per ridurre la pesca e reservare la specie. Il settore fattura annualmente circa 30 milioni, senza contare l’indotto, e occupa direttamente circa 1.000 persone e indirettamente circa 10.000, tra cantieri navali, fornitori di attrezzature da pesca, impianti frigoriferi, operatori subaquei, pescherecci per il traino gabbie, per il rifornimento di esche, imbarco di osservatori, etc.
L'export
Il Giappone è il Paese che consuma maggiormente tale specie di pesce. È qui che viene esportato circa il 95% del tonno rosso pescato in Italia.
La storia
La tecnica della pesca del tonno rosso con le reti a circuizione (detta anche delle “tonnare volanti”) fu inventata negli anni ’70 da alcuni pescatori campani, dedicati alla pesca del pesce azzurro. Le imprese della pesca a circuizione rappresentano oltre 50 anni di storia della pesca italiana. Proprio grazie alla lunga esperienza, queste sono riuscite ad assicurare all’Italia una quota significativa di tonno rosso pescabile, con benefici al sistema Paese, dopo la decisione presa negli anni Novanta dall’ICCAT (International Commission for the conservation of the Atlantic Tunas), di introdurre le quote di pesca per preservare la specie.
La ricerca e le innovazioni
I pescherecci, dotati di moderne tecnologie per garantire la sicurezza degli equipaggi e la pesca meno impattante possibile, hanno anche collaborato con enti e istituti, per progetti diricerca scientifica con attività in mare.
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