Conserve ittiche

Tonno in scatola, il consumo pro capite sale a 2,7 chili nel 2020

La produzione nazionale è aumentata dell’8,2%. Crescono anche acciughe, sgombri e sardine per un valore complessivo di oltre 1,4 miliardi.

di Emiliano Sgambato

Ottimo 2020 per produzione e consumi di tonno in scatola

2' di lettura

In un anno in cui la spesa alimentare è aumentata soprattutto privilegiando gli acquisti di facile conservazione e lunga scadenza, non poteva mancare all’appello il tonno in scatola, uno dei prodotti di più comune utilizzo nelle case degli italiani e che sembra resistere alle mode.
Nel 2020 il tonno in scatola ha infattti registrato un valore di mercato di oltre 1,4 miliardi di euro (+6% rispetto al 2019) con una produzione nazionale che ha superato 80.300 tonnellate (+8,2%) mentre il consumo ha toccato quota 160.191 tonnellate (+4,7%), circa 2,67 Kg pro capite.

«La lunga durata e la facilità di conservazione, l'accessibilità, i valori nutrizionali al pari del pesce fresco e la facilità nella ricettazione lo rendono l'alimento immancabile nel carrello della spesa», commentano dall’Ancit (Associazione nazionale conservieri ittici e delle tonnare) evidenziando come secondo un sondaggio Doxa un italiano su due ne ha aumentato il consumo durante i mesi di lockdown, considerandolo «un alimento gratificante nei momenti difficili».

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Anche l'export ha segnato uno scatto positivo, raggiungendo quota 30.500 tonnellate (+18,6%) e confermando il crescente interesse per il nostro prodotto all'estero, sia da Paesi Ue (Germania, Grecia, Slovenia, Repubblica Ceca) che da Paesi come Canada, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Ma sono aumentate anche le importazioni, che superano la metà dei consumi:  98.537 tonnellate (+4,15%).

Per quanto riguarda il resto del comparto conserviero ittico che oltre al tonno in scatola comprende anche le altre conserve, quali sgombri, acciughe, sardine, Ancit stima un fatturato 2020 di circa 405 milioni (+6,6% sul 2019), per un valore totale di tutte le conserve ittiche di oltre 1 miliardo e 810 milioni.

«In un mercato sempre più competitivo – spiega Simone Legnani, presidente di Ancit – possiamo vincere solo puntando sulla qualità, che va di pari passo con ricerca e innovazione. E in questo si impone la nostra capacità, tutta italiana, di coniugare tradizione, saper fare, e tecnologia alimentare grazie alla professionalità del capitale umano di donne e uomini che ogni giorno mettono tutto il loro impegno e la loro professionalità al servizio del consumatore. Oggi molti profili richiesti dal sistema produttivo sono introvabili per carenza di offerta ma anche a causa del gap di competenze, tra quello atteso dalle imprese e quello posseduto dai candidati al momento dell'assunzione. Un esempio delle figure richieste e difficili da trovare sono gli addetti alla cottura, il responsabile della qualità, il meccanico aggraffatore e il salatore. Per questo l'industria ittica ha deciso di dare il suo contributo promuovendo la realizzazione di corsi di formazione per i tecnici dell'industria, insieme a partner di prestigio, per facilitare l'incontro tra scuola e lavoro».

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