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Torino dionisiaca capitale del Liberty

A Palazzo Madama fino al 10 giugno 2024 una mostra approfondisce con garbata raffinatezza il fondamentale ruolo della città per l’affermarsi dello stile

di Stefano Biolchini

Vittorio Matteo Corcos In lettura sul mare, 1910 Olio su tela, 250x152 cm Collezione privata

4' di lettura

In eleganti forme svariate, ritratti di giovani fanciulle in fiore, voluttuose linee sinuose, decori floreali e richiami alla natura armonicamente declinati per permeare l’ovunque di bellezza e, al contempo, avvicinare l’arte alla quotidianità. Può essere così tratteggiato il messaggio del Liberty, lo stile omnicomprensivo che in Torino trova la città simbolo di una stagione di rinnovamento estetico, artistico e sociale. A marcare indelebilmente la svolta dell’ex capitale del Regno, nel segno dell’Arte Nuova, fu un evento di portata epocale: la Prima Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna. A Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino, fino al 10 giugno 2024, la mostra Liberty. Torino Capitale, attraverso un centinaio di opere approfondisce con garbata raffinatezza il fondamentale ruolo della città (Torino punta a entrare nel RANN di Bruxelles e la sua candidatura a Città Patrimonio Mondiale UNESCO per il Liberty ) per l’affermarsi di questo stile.

1902

Correva l’anno 1902 e la città sabauda si trovò catapultata sul proscenio mondiale, con costruzioni effimere che rappresentano il meglio degli innovativi progetti architettonici e non solo del nuovo secolo, imprimendo così una svolta determinante per la città e l’intero paese. “Tenacemente voluta da un gruppo di artisti, intellettuali e professionisti torinesi per riscattare il ritardo culturale dell’Italia per la mediocrissima figura all’Exposition Universelle de Paris, con un padiglione disastrosamente antiestetico e il contenuto non all’altezza di quello che avrebbe potuto e dovuto”, come spiega la curatrice Beatrice Coda Negozio, la città rispose “dando vita a un modello di civiltà urbana unico, espressione di un consapevole atteggiamento degli amministratori locali che agirono all’unisono per promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio. Si progettano e realizzano infrastrutture e servizi per la cittadinanza di elevata qualità architettonica e sofisticata esecuzione costruttiva, in primis scuole (...) Opere funzionali e belle, create nel rispetto della dignità per la persona”.

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Bagni popolari

Ne costituiscono mirabile esempio di Bagni popolari: nel giugno 1901 in Via VI Marzo si inaugura il primo stabilimento in muratura riscaldato. Quelli di Via Vanchiglia sono ancora in funzione. Nei primi anni del secolo la città è in pieno sviluppo industriale e l’attività edilizia febbrile.

Villa Crimea

La committenza pubblica e privata chiede ville (vedasi Villa Crimea, con l’inconfondibile torrino in Via Casteggio), villini, case popolari, opifici, scuole (ne è un esempio quella elementare, Ludovico Antonio Muratori, in Via Ricasoli, progettata da Camillo Dolza e Giulio Casanova) , asili, chiese, impianti sportivi, caserme, ospedali, monumenti e spazi per un’intera comunità di persone, come il “il Villagio Leumann” con la sua Chiesa di Sant’Elisabetta a firma di Pietro Fenoglio.

Torino città del Liberty in una raffinata mostra

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Dal Barocco al Liberty

“Lo spirito tellurico del Barocco ha trovato in Torino il terreno più fertile per risorgere nel Liberty con esiti creativi e originalità formali che la pongono quale non secondaria capitale di questo stile in europa e nel mondo” scrive Carlo Luigi Ostorero, che ne spiega in appena un ventennio la nascita e il veloce tramonto perché “troppo distante dal canone della tradizione, dalla romanità e dal sommo e sempre incombente Rinascimento, il Liberty veniva considerato ufficialmente troppo libero interprete di ciò che doveva incarnare lo spirito di costruzione o, meglio, di completamento, del progetto anche fisico della nazione”.

Leonardo Bistolfi

Tutto era cominciato nel 1892 con la commissione a Leonardo Bistolfi di un monumento funerario, la tomba per la famiglia Pansa al cimitero di Cuneo (...) con la figura della Morte che assumeva l’aspetto di una Sfinge e con papaveri, crisantemi e gigli simbolicamente preraffaelliti che spiega Ostorero nel bel catalogo edito da Silvana Editoriale “adornano un lato della scultura in un brulicare di steli e di corolle che cancellano la geometria possente a piramide azteca lasciata nuda e architettonica sul lato destro del monumento”.

Articolata in cinque sezioni, l’esordio tutto consacrato all’eterno femminino, con opere di Boldini, Bistolfi, Corcos e Canonica. Da qui si passerà all’ambiente privato de La casa moderna: accolti all’interno di un bow window di La Fleur, si potrà apprezzare e comprendere la novità prorompente dell’elemento architettonico che divenne distintivo del panorama liberty torinese. Da questo evocativo interno si è poi proiettati nelle strade e quartieri di una città, Torino, capace di applicare il Liberty a ogni tipologia edilizia. È proprio La Gran Via il cuore dell’esposizione che narra Torino, la sua architettura. Nella quarta sezione Nuovi linguaggi per una nuova società l’industria dell’arredamento e degli interni deflagra dall’editoria scolastica alla grafica pubblicitaria e alle riviste, in un Liberty che diviene linguaggio unificante di un Paese e di una società, trovando il proprio massimo interprete in Leonardo Bistolfi, che è il protagonista assoluto dell’ultima sala.

Tra le opere in mostra si segnala la presenza de “La danza delle Ore” di Gaetano Previati, proveniente dalla Collezione Fondazione Cariplo, Gallerie d’Italia - Milano.

All’esposizione si accompagna il ricco programma off Libertyamo, per coinvolgere i cittadini alla riscoperta delle architetture torinesi.

Liberty, Torino Capitale, Torino, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, fino al 10 giugno 2024


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