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Torino, incognita Mirafiori nell’autunno dell’auto

L’annuncio delle due settimane di cassa integrazione ordinaria ad ottobre hanno destato preoccupazione tra lavoratori e sindacati

di Filomena Greco

Nuovi centri. I due nuovi centri che saranno collocati a Mirafiori – quello per l'economia circolare, con 400 addetti, e il Battery Technology Center, con 100 tecnici – utilizzeranno lavoratori interni al Mirafiori

4' di lettura

A Melfi c’è stato uno sciopero che, per la prima volta dopo anni, ha coinvolto tutti i sindacati metalmeccanici– i “firmatari” del Contratto collettivo di Gruppo e la Fiom – per esprimere le forti preoccupazioni sul futuro industriale dello stabilimento lucano. Stessa preoccupazione c’è anche a Mirafiori, nel cuore della città di Torino, senza che però in questo caso siano maturate le condizioni per una protesta condivisa.

La prima parte dell’anno si è chiusa con un ritmo sostenuto per la produzione delle Fiat 500 bev, tanto da scommettere sulla soglia delle 100mila unità entro fine anno. L’autunno invece è iniziato con una settimana di cassa integrazione, a cui se ne potrebbero aggiungere altre due nel mese di ottobre, sia sulla linea di produzione della city car elettrica tra le più vendute del Gruppo italo-francese che sull’area Maserati. La comunicazione aziendale del futuro periodo di cassa integrazione ordinaria, spiega la Fim-Cisl in una nota, interessa entrambe le unità produttive, Maserati e Fia 500 bev, coinvolgerà poco meno di 2,400 addetti per un periodo definito «consistente», dal 19 Ottobre al 3 Novembre. Si punta il dito contro il rallentamento del mercato e in questo contesto, certo, non aiuta il fatto che in Italia le immatricolazioni di auto full electric restino al palo, intorno al 4% delle immatricolazioni contro una media del 15% nel resto d’Europa.

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I nodi di Mirafiori

Se dunque prima la preoccupazione era circoscritta all’area Maserati, con volumi al lumicino, ora si teme che la Fiat 500 full electric, la più venduta nel suo segmento, abbia esaurito la sua corsa. «Immaginiamo che la Fiat 500 bev non raggiungerà il target di 100mila unità prodotte entro la fine dell’anno, con queste tre settimane di cassa annunciate non ci sono le condizioni per questo aumento dei volumi» spiega Edi Lazzi, segretario della Fiom di Torino. Questo rallentamento rende la questione dei nuovi modelli per Mirafiori non solo evidente, aggiunge Lazzi, ma anche urgente. «Per garantire la piena funzionalità di Mirafiori e azzerare la cassa c’è bisogno di un piano che assegni allo stabilimento nuovi modelli. Non bastano due Maserati di nicchia e una 500 elettrica, serve un modello che sia capace di registrare volumi più ampi e poi un secondo modello magari su un segmento più alto di mercato».

Per Gianni Comparetto, delegato della Fim a Mirafiori, «la preoccupazione è duplice, da un lato c’è l’incognita delle produzioni future di Maserati, dall’altro preoccupano le ulteriori settimane di cassa ordinaria per Mirafiori. A inizio anno, in piena crisi dei semiconduttori, questa fabbrica di fatto non si è fermata mentre oggi la situazione è diventata molto problematica». Incertezze che potrebbero rilanciare l’iniziativa del tavolo tra istituzioni e segretari territoriali dei sindacati metalmeccanici.

A preoccupare i sindacati è anche il fatto che il polo torinese del Gruppo è destinato a vedere rimpicciolire il numero di addetti in produzione. Nelle Carrozzerie i lavoratori sono scesi a quota 3.200, con un’età media alta e senza piani di nuove assunzioni. «Anche i due nuovi centri che saranno collocati a Mirafiori – aggiunge Edi Lazzi – quello per l’economia circolare, con 400 addetti, e il Battery Technology Center, con 100 tecnici, utilizzeranno lavoratori interni al Mirafiori.

Incognite del piano Maserati

L’ultimo report della Fim-Cisl sui volumi produttivi di Mirafiori, riferito ai primi sei mesi dell’anno, restituisce un andamento sostenuto per la 500 bev – più 21% sullo stesso periodo del 2022, ma in fase di rallentamento a partire da settembre – e una situazione molto complessa per le produzioni Maserati, che si attestano da gennaio a giugno sulle 6.400 unità. Sulla linea produttiva di Maserati sono stati 58 i giorni di stop in sei mesi, un terzo del tempo, con circa 1.700 lavoratori coinvolti. Alla produzione di Levante, Ghibli e Quattroporte si sono aggiunte le nuove produzioni di Granturismo e Gran Cabrio, con le nuove versioni Folgore full elettric arrivate a quota 2mila esemplari nei primi mesi di produzione.

Il tema dell’area Maserati di Mirafiori è duplice: da un lato i volumi da brand “di nicchia” del Tridente, dall’altro il futuro industriale dei modelli oggi in produzione a Torino. Non c’è ancora alcuna ufficialità ma è possibile che il Gruppo decida di bloccare la produzione della Ghibli e di lasciare in piedi solo il modello Quattroporte, magari in versione full electric, anche se entrambe le Maserati sembrano destinate a uscire dalla produzione nell’arco di poco tempo. Il primo suv del Tridente poi, Levante, per caratteristiche produttive sembra destinato ad essere trasferito nella fabbrica di Cassino dove si produce anche il suv Grecale e dove sarà installata la piattaforma STLA Large come annunciato dal ceo del Gruppo Carlos Tavares.

Secondo i piani del gruppo, dal 2024 ed entro il 2025, si procederà all’ammodernamento dei modelli berlina E/E+ e Levante nelle loro versioni full electric. «Come Fim-Cisl riteniamo sia necessario accelerare i tempi della messa in produzione della nuova Quattroporte in versione elettrica – scrive la sigla nel report trimestrale sui volumi di produzione di Stellantis in Italia – per contrastare le riduzioni di volumi per le due berline della casa del tridente che già dal mese di settembre 2023 ha portato ad una richiesta di Cassa Integrazione». Del resto, ricordano i metalmeccanici della Cisl, «l’obiettivo previsto dal gruppo Stellantis nel piano “Dare Foward 2030” è di incrementare di tre volte il peso delle nuove auto nei segmenti dei veicoli premium e di lusso, con un aumento dei ricavi di quattro volte e della redditività di cinque volte».

Il tema centrale per la fabbrica di Mirafiori, destinata comunque a ospitare due dei poli più innovativi nati in seno a Stellantis, il Centro dedicato alle attività di economia circolare il Battery Technology Center, presentato due settimane fa, «non sono semplicemente le due settimane di cassa ordinaria ma l’incertezza generale sul settore automotive e sul futuro industriale della fabbrica di Torino».

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