Torna il rischio dazi, a picco i prezzi di soia e cotone
di Sissi Bellomo
2' di lettura
Big Farm è tornata a fare i conti con il rischio dazi e le quotazioni dei semi di soia – l’obiettivo più sensibile per l’agricoltura americana – sono affondate ai minimi da marzo 2016 al Chicago Board of Trade (Cbot), scendendo sotto 9 dollari per bushel.
La replica della Cina non si è fatta attendere dopo che Donald Trump venerdì è tornato a minacciare l’applicazione di dazi per 50 miliardi di dollari entro il 6 luglio. Pechino ha risposto con misure di pari entità, che andrebbero a colpire in modo particolare i prodotti agricoli ed energetici: proprio quelli di cui Washington avrebbe voluto aumentare l’export per ridurre il deficit commerciale con la Cina. La Repubblica popolare sembrava disponibile, ma le trattative sono arrivate di nuovo a un punto di rottura.
I controdazi sui prodotti agricoli nelle intenzioni di Pechino saranno i primi a scattare, fin dal 6 luglio, colpendo non solo la soia ma anche i cereali e il cotone. Nel frattempo anche il Messico sta valutando ritorsioni su mais e soia «made in Usa».
Al Cbot – dove gli hedge funds stanno riducendo le posizioni rialziste a ritmi da primato – le vendite hanno affondato anche il mais ( ai minimi da sei mesi a 354 cents per bushel) e il grano, ieri in ribasso per la quarta seduta consecutiva fino a 487,75 USc/bu. All’Ice il cotone ha perso quasi il 4%, fino ai minimi da un anno (86,80 USc/libbra)
Reazioni preoccupate sono arrivate da molti protagonisti dell’agricoltura Usa. L’American Soybean Association si è lamentata di aver implorato invano Trump per settimane, perché evitasse di «nuocere ai colivatori». Cargill ha denunciato il rischio di «serie conseguenze per la crescita economica e per la creazione di posti di lavoro».
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