Toshiba presenta un bilancio in forte rosso e non certificato
dal nostro corrispondente Stefano Carrer
2' di lettura
TOKYO - Toshiba finalmente, dopo due rinvii, presenta l'ultima bilancio. Piccolo particolare: non è stato certificato dalla società di revisione PricewaterhouseCoopers Aarata. È un altro segnale della profondità della crisi dell'ormai ex colosso industriale e tecnologico giapponese, che sta cercando disperatamente di evitare il delisting dalla Borsa di Tokyo minacciato dalle autorità di regolamentazione.
Niente firma dei revisori
Per i primi nove mesi dell'esercizio in corso (aprile-dicembre 2016), Toshiba dichiara perdite nette per 532,5 miliardi di yen (circa 4,8 miliardi di dollari): un rosso generato da una contabilizzazione in perdita da 716,6 miliardi di yen relativa alla controllata americana nel nucleare Westinghouse, di cui il gruppo giapponese ha da poco attivato le procedure fallimentari del Chapter 11. Proprio a causa dei problemi anche contabili alla Westinghouse i revisori non hanno voluto apporre la loro firma sul bilancio dei nove mesi: dovrebbero farlo, a situazione più chiara, in occasione della comunicazione del bilancio dell'intero esercizio. Toshiba ha già anticipato perdite superiori a mille miliardi di yen per l'intera annata: sarà il maggior rosso mai accusato da un gruppo industriale nipponico.
Alla Borsa di Tokyo oggi le azioni di Toshiba hanno perso circa il 3 per cento, dopo esser cadute fin del 7 per cento, nell'incertezza sulla comunicazione o meno del bilancio (arrivata dopo la chiusura del mercato) originariamente prevista per il 14 febbraio.
Divisione chip in vendita
Per raddrizzare la propria pericolante situazione finanziaria, il gruppo ha deciso di mettere in vendita il suo gioiello della corona, la divisione chip, che ha attirato una decina di offerte. Secondo indiscrezioni, l'offerta superiore sarebbe stata avanzata dalla taiwanese Foxconn. Ma il governo giapponese sta cercando di promuovere una cordata di aziende giapponesi, cui affiancare l'intervento di istituzioni parapubbliche e magari di gruppo finanziario americano, per evitare un esodo di tecnologia in mani non troppo gradite. Analogamente, per Westinghouse - che Toshiba vuole cedere - ci sarebbero colloqui informali tra Tokyo e Washington per promuovere una vendita pilotata.
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