VIAGGI D'ARTE

Tra fisico e virtuale: i consigli di Laurent Asscher per chi inizia a collezionare

Va alla ricerca dell'irripetibile e della capacità di innovazione. La sua raccolta ha un focus ben preciso: gli artisti statunitensi del dopoguerra.

di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

Da sinistra, “Untitled” (1992-1993), Jenny Saville; “Auguste Rodin: les Cathédrales de France” (2016), Anselm Kiefer.

3' di lettura

Nato in Belgio, cresciuto in Francia e padre di tre splendidi bambini di nazionalità e cultura belga-italiana, Laurent Asscher è legato al nostro Paese da un amore corrisposto. Nel febbraio del 2020 è stato uno dei quattro collezionisti internazionali insigniti del Premio Rinascimento +, promosso dal Museo Novecento di Firenze in collaborazione con l'associazione Mus.e. Il suo rapporto profondo e appassionato con l'arte, coltivato con attenzione e orgoglio, è cresciuto in parallelo alla professione di imprenditore e investitore in venture capital. «Lavoro nel settore della tecnologia da 25 anni», mi racconta. «Opero nel capitale di rischio, investendo in innovazione e tecnologie, con un approccio molto simile a quello che adotto per collezionare arte, facendomi cioè guidare sempre dalla ricerca di ciò che è unico».

Un ritratto di Laurent Asscher.

QUAL È STATA LA SUA PRIMA ACQUISIZIONE? E L'ULTIMA? Ho iniziato con un dipinto di Jean-Michel Basquiat intitolato Irony of a Negro Policeman del 1981, acquistato all'asta. (Nel 2015 è stato esposto nell'antologica Jean-Michel Basquiat. Now's the Time, organizzata dall'Art Gallery of Ontario e dal Guggenheim Museum di Bilbao, ndr). L'ultima opera entrata in collezione è un dipinto di Ed Ruscha che raffigura la bandiera degli Stati Uniti. Lo ha realizzato nel 2000, durante le elezioni presidenziali vinte da George W. Bush contro Al Gore. È un'opera molto importante che Ed Ruscha ha descritto così: “È come un coccodrillo che spunta dall'acqua: l'immagine è carica e scarica, simbolica e non simbolica, ma non si può dimenticare che lì il cielo è scuro!”.

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“Top of Flag” (2020), Ed Ruscha.

QUANDO E PERCHÉ HA INIZIATO A COLLEZIONARE? Ho cominciato nel 1992. Sono sempre stato mosso dalla ricerca di ciò che è unico e credo nell'importanza della trasmissione dell'arte e del sostegno agli artisti e alla loro capacità di innovazione.

COME SI PUÒ COMINCIARE A COLLEZIONARE ARTE? Il mio personale consiglio è di iniziare a collezionare qualsiasi medium: riproduzione, grafica, disegno. La passione comincerà a crescere. L'importante è seguire sempre la propria intuizione.

“Untitled” (2006), Wade Guyton e, accanto, “Untitled (Standard Lotus No. XV, Bird of Paradise, Japanese Tiger Mouth Face 44.14)”, (2012-2013), Mark Grotjahn.

QUAL È IL FOCUS DELLA SUA COLLEZIONE? Direi che ha un gusto americano, un American flavor. È fondamentalmente una collezione di artisti americani o che vivono in America. Negli ultimi dieci anni l'ho ampliata e oggi include più di cento opere. Comprende principalmente artisti contemporanei del dopoguerra, in particolare, come spiegavo, artisti statunitensi: Cy Twombly, Brice Marden, Richard Serra, di cui possiedo una grande scultura in acciaio Corten. I loro dipinti e le loro sculture sono posti in dialogo aperto con opere più storiche come una Fine di Dio di Lucio Fontana del 1963.

QUALI SONO GLI EMERGENTI DA TENERE D'OCCHIO, E GLI ARTISTI DIMENTICATI DA RISCOPRIRE? Fra gli emergenti mi piacciono Rashid Johnson, Titus Kaphar e Avery Singer. Tra quelli da riscoprire: decisamente Dan Flavin.

“Untitled, (Malaparte II)” (2017), Rudolf Stingel.

COME SCEGLIE LE SUE OPERE? SEGUE I CONSIGLI DI UN ART ADVISOR O DI UN CURATORE? No, ma ho quello che chiamo un art hunter, un “cacciatore d'arte” che riesce a individuare ciò che sto cercando.

DOVE ACQUISTA GENERALMENTE? Il 50 per cento della mia collezione proviene da Larry Gagosian, l'altro 50 per cento è diversificato tra case d'asta, gallerie della nuova scena artistica e gallerie del mercato secondario. Secondo la mia esperienza, trovo molto difficile lavorare attivamente con più di due gallerie.

“Untitled” (1993), Christopher Wool.

PUÒ PARLARCI DEL PALAZZO MOLIN DEL CUORIDORO A VENEZIA? Negli ultimi anni la collezione, battezzata AMA Collection, è stata collocata in un palazzo del XV secolo chiamato Molin del Cuoridoro, dove un tempo soggiornò Mozart durante una visita alla Serenissima. La residenza è attualmente aperta per visite private, durante le quali è possibile scoprire la collezione e accostarsi alle sue opere più importanti e rappresentative: quelle, fra le altre, di Brice Marden, Christopher Wool, Cy Twombly e Jenny Saville. La struttura è stata ripensata dall'architetto veneziano Alberto Torsello che ha sviluppato progetti di recupero con particolare attenzione ai beni culturali. Per l'allestimento non mi sono avvalso di un curatore, privilegiando semplicemente la pittura a parete di grandi dimensioni. Oltre a vivere in ambienti fisici, l'intera collezione è raccolta e ordinata in un database personale sviluppato con uno strumento chiamato Airtable, un mix di Excel e database molto flessibile, ideale per chi ha meno di mille dipinti. Ho un account Instagram che si chiama @amacollection_art. Per me è importante condividere la collezione e questa è una modalità per farlo.

“Remix”, Brodie Neill. Tutte le opere fanno parte della AMA Collection.

QUALCHE CONSIGLIO PER UNA VACANZA A MONACO E A VENEZIA. Il miglior indirizzo del Principato è il ristorante greco Gaia. A Venezia, andrei sul classico: non perdetevi mai la mostra di François Pinault a Palazzo Grassi e Punta della Dogana. Per una cena d'estate, Harry's Dolci, mentre il miglior hotel per me è il Gritti Palace.

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