tra scissioni e riposizionamenti

Tra M5s, Pd e «responsabili»: i parlamentari che potrebbero cambiare gruppo

Per depotenziare Renzi c’è già chi intravede la nascita di un drappello a sostegno di Conte a cui si starebbe già lavorando dalle parti di Forza Italia formando l’ennesimo gruppo di “responsabili”

di Andrea Gagliardi

La conta in Parlamento: dopo Renxit i nuovi equilibri al Senato

2' di lettura

Il governo giallorosso di Giuseppe Conte si è da poco insediato e il Parlamento è già in movimento tra scissioni, riposizionamenti e cambi di casacca. L’addio di Matteo Renzi al Pd ha messo in moto un processo destinato a modificare drasticamente l’attuale assetto politico, dentro e fuori le Camere. E non è detto che Italia viva sia l'unica novità.

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Anzi, proprio per depotenziare Renzi (a oggi i suoi 15 senatori sono decisivi a palazzo Madama), c’è già chi intravede la nascita di un drappello a sostegno di Conte a cui si starebbe già lavorando dalle parti di Forza Italia. O restando in sonno, e agendo da paracadute quando serve. O formando l’ennesimo gruppo di “responsabili” (una quindicina) della storia della Repubblica. Una componente che – se mai nascesse – indebolirebbe la forza di interdizione della neonata “Italia viva”.

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Intanto, mentre l’ex ministra della Salute e leader di Civica popolare, Beatrice Lorenzin, ha detto di no a Renzi e ha deciso di approdare nel Pd, sono in molti a scommettere che l’emorragia di parlamentari dem verso Italia viva sia destinata ad aumentare. Mentre sono saliti a 9 i parlamentari “totiani” che hanno detto addio a Forza Italia: ai 5 deputati che la settimana scorsa hanno annunciato l'ingresso in Cambiamo! si sono infatti uniti 4 senatori che hanno firmato lo statuto: Massimo Vittorio Berruti, Gaetano Quagliariello, Gino Vitali e Paolo Romani.

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Ma anche i pentastellati sarebbero coinvolti da un vento di scissione (anche se la notizia è stata smentita categoricamente dal Blog M5s). L'idea sarebbe quella di creare in prospettiva un nuovo gruppo parlamentare di fuoriusciti 5 stelle. Il processo coinvolge tutti quelli che considerano lo strapotere di Di Maio eccessivo, e contestano il suo doppio ruolo di capo politico e di ministero degli Esteri. Anche tra i grillini, dopo la scissione di Renzi, circolerebbe il ragionamento per cui serve un gruppo che stabilizzi l’esecutivo e compensi gli strattoni che certamente l’ex premier ed ex sindaco di Firenze provocherà.

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