Studenti e ricercatori

Tra residenze e case cresce l’appeal degli studentati

di Laura Cavestri

3' di lettura

Nonostante la pandemia abbia scoraggiato, quest’anno, la ricerca di una stanza in affitto il segmento delle residenze studentesche continua a non tenere il ritmo della domanda.

Le università italiane possono contare su un elevato numero di studenti: circa 1,8 milioni si sono iscritti in totale nell’anno accademico 2019/2020. E nell’anno 2020/2021 gli studenti sono aumentati del 7 per cento.

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Nonostante questi numeri, paragonabili a quelli del Regno Unito, l’Italia conta solamente 64 mila alloggi e posti letto appositamente sviluppati per studenti.

Il 66% di questi sono residenze regionali ai sensi del Diritto allo studio universitario (Dsu); il 22% sono posti letto gestiti da operatori privati, il 7% sono alloggi per studenti privati e pubblici legalmente riconosciuti, mentre il restante 5 per cento sono posti letto gestiti direttamente dalle università.

L’offerta privata

Tutto il resto dell’accoglienza è gestita dai privati: appartamenti, stanze doppie e singole che – come si vede nella tabella nella pagina a fianco – possono avere costi anche poco sostenibili dalle famiglie. Considerando solo le singole in un campione di città universitarie, si può andare dai prezzi minimi di Bari e Palermo, ai massimi di Roma e Milano, Bologna e Padova.

Per favorire i proprietari di “affitti brevi” (a corto di turisti soprattutto stranieri e con le case vuote) e gli studenti in cerca di una sistemazione, a Bologna è online il bando del Comune dedicato alle strutture ricettive per promuovere gli affitti brevi convenzionati per studentesse e studenti universitari fuori sede e a basso reddito.

Le strutture hanno tempo sino al 15 ottobre per iscriversi in un elenco ad hoc. Le istanze di prenotazione degli studenti devono arrivare entro il 31 ottobre.

A Milano, il Comune e Airbnb hanno siglato un accordo di collaborazione con il quale la piattaforma si impegna a promuovere gli affitti a canone concordato.

L’offerta istituzionale

In Italia, l’offerta abitativa a carattere istituzionale è suddivisibile in tre sottogruppi: le residenze convenzionate con gli organismi regionali per il Diritto allo studio (Dsu), le residenze presso i Collegi universitari di merito (Ccum) e le residenze dell’Associazione italiana dei collegi e delle residenze universitarie (Acru).

Le residenze Dsu rappresentano poco meno dell’80% dei posti letto erogati. I Collegi di merito raggiungono quota poco superiore ai 4.400 posti letto, gli Acru superano di poco i 6.700 posti letto. A questo tipo di offerta si accede per bandi delle singole università, che solitamente si aprono all’inizio dell’estate, e i candidati devono rispondere a criteri di merito o a esigenze di alloggio a un prezzo agevolato. Oggi, sommando i posti letto Dsu e quelli degli atenei, in Italia sono disponibili circa 54mila alloggi, contro i 175 mila francesi e i 192 mila tedeschi.

Nell’ambito del Pnrr il governo ha previsto 960 milioni di euro nella costruzione di alloggi per gli studenti, con l’obiettivo di portare a 120 mila il numero di posti letto entro il 2026.

Lo studentato è un asset

Ma lo studentato – nella sua nuova concezione, dove non è solo un nucleo di appartamenti ma anche un centro servizi per studenti e giovani lavoratori – è sempre più un asset su cui investire capitali privati. Un mese fa CampusX ha annunciato che aprirà nel 2023 a Milano uno student housing da oltre mille posti. Ma anche il colosso Usa Hines sta portando avanti investimenti negli studentati ( Giovenale 15 e Ripamonti 35) a Milano. A Bologna, inaugurata l’ultima struttura “ibrida” di The Student Hotel, a settembre apre Camplus Zamboni.

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