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Trader dilettanti, un trionfo nel 2020: battuto (e di molto) lo S&P 500

Le statistiche indicano che nell’80% dei casi i piccoli trader perdono soldi. E i big guardano al loro comportamento per fare il contrario. Nell’anno della pandemia è andata diversamente, dice Goldman Sachs. E adesso, cosa può accadere?

di Vito Lops

(ANSA)

3' di lettura

Nelle sale operative vengono chiamati “lottisti spaiati”. Si tratta di quegli investitori che comprano le azioni in quantità inferiore ai lotti da 100 azioni (chiamati lotti rotondi) perché hanno pochi soldi a disposizione per operare sui mercati finanziari. Un modo un po’ più tecnico per etichettare i piccoli trader. Il punto centrale è che i grandi investitori tengono d’occhio i “lottisti spaiati” perché li considerano un prezioso indicatore contrario. In poche parole, se loro stanno comprando i big si posizionano dal lato dei venditori e viceversa. Nella maggior parte dei casi osservare il comportamento dei trader dilettanti funziona, dato che le statistiche indicano che nell’80% dei casi essi lasciano denaro, piuttosto che estrarlo, sui mercati. E quindi vuol dire che sono costantemente dalla parte sbagliata.

Ma nel 2020 pandemico i big che avessero agito da contrarian rispetto ai “lottisti spaiati” avrebbero avuto torto marcio. Secondo un indice elaborato da Goldman Sachs sull’andamento di un basket di titoli detenuto nel 2020 dai piccoli trader - molti dei quali ricavabili osservando anche le statistiche della piattaforma di trading statunitense Robinhood - i “dilettanti” hanno registrato una performance di 70 punti percentuali superiori rispetto all’andamento dell’indice S&P 500. Quindi hanno strabattuto il benchmark della Borsa Usa.

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Il dato senza dubbio balza all’occhio e fa riflettere perché il 2020 per i trader è stato un po’ l’anno del “Davide contro Golia”. Ma ora c’è il serio rischio che Golia torni ad avere la meglio e che i pesci piccoli del mercato tornino a fare da benchmark contrarian per gli squali. Per capirlo bisogna risalire al fatto che l’exploit dei trader è stato per gran parte dettato dalla fortuna del timing di ingresso sui mercati. La pandemia abbinata al lockdown ha spinto molti ad aprire un conto trading e ad improvvisarsi tra marzo e aprile.

Secondo un sondaggio condotto dal Sole 24 Ore tra i principali broker italiani, nella prima metà del 2020, ma soprattutto nel secondo trimestre, i numeri dei nuovi conti sono mediamente raddoppiati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Cifre ancora più imponenti negli Usa come documenta l’ascesa parabolica di Robinhood. Il grande crollo dei mercati si è registrato tra il 19 febbraio e il 18 marzo. Tutti coloro che si sono posizionati dopo non hanno fatto che guadagnare algebricamente perché da allora tutto è salito: Borse, materie prime, obbligazioni e criptovalute.

Ciò vuol dire che oggi sono sul mercato molti trader con forti profitti in portafoglio ma con poca esperienza e, ancora peggio, una falsa autostima alimentata dalla performance che hanno ottenuto. Si credono bravi perché hanno guadagnato ma non lo sono perché non hanno studiato e non conoscono quanto il mercato può essere duro e sa punire gli impazienti e gli improvvisati. In psicologia tutto ciò ha un nome: overconfidence. «È la tendenza a credere di avere capacità superiori alle proprie, è un bias cognitivo pericolosissimo - spiega Antonio Lengua, trader professionista e autore di libri sulla finanza comportamentale -. Nel mondo del trading si verifica quando il trader infila una serie di trade positivi e pensa di essere imbattibile. Così facendo ha creato un ancoraggio al risultato, invece che creare un ancoraggio al processo che lo ha portato a quel risultato. Con questo atteggiamento chiunque è destinato a bruciare il capitale».

Il mercato quindi oggi è ancor più affollato di inesperti che, inconsapevolmente, stanno mettendo al rischio il portafoglio. «Questo bias si accompagna spesso al self serving bias che consiste nel sottostimare le proprie responsabilità riguardo agli eventi negativi» sottolinea Mirko la Bella, specialista in psicoterapia cognitiva. Ciò vuol dire che i neofiti che oggi sono in forte profitto molto probabilmente attribuiranno la colpa al mercato, e non alla loro impreparazione, quando il mercato (prima o poi inevitabilmente accadrà) sarà con loro meno gentile.

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