Tradizione e originalità: il Festival dei due Mondi si apre a nuove musicalità
di Nicoletta Picchio
3' di lettura
Originalità, novità, rarità. Se si chiede a Monique Veaute di descrivere il suo Festival, risponde con queste tre parole. E le declina: «Ho attinto al patrimonio della tradizione, ma con uno sguardo nuovo, lasciando spazio alla sperimentazione, ai creativi di oggi, utilizzando ciò che il Covid, nostro malgrado, ci ha insegnato».
Manca poco più di un mese alla serata inaugurale del 25 giugno, con il concerto della Budapest Orchestra, diretta da Ivan Fischer, nella piazza del Duomo. «Il Festival di Spoleto era uno dei miei sogni. Tutta la vita ho lavorato nelle capitali dove raramente c’è un pubblico coinvolto come i cittadini di una realtà più piccola. Con il Festival deve vivere tutta la città», dice Veaute. Spoleto protagonista, crocevia di legami internazionali: «È il Festival dei Due Mondi. Sto cercando di rafforzare il rapporto con gli americani, che si era allentato».
Monique Veaute arriva a Spoleto dopo una lunga carriera ai vertici delle più importanti istituzioni artistiche (tra cui RomaEuropa Festival, Palazzo Grassi). Nominata da pochi mesi direttore artistico del Festival sta già pensando ai prossimi cinque anni. Ha scelto come direttore amministrativo, finanziario e organizzativo Paola Macchi, che aveva già incontrato a RomaEuropa Festival. Manager e donna dei numeri (Piccolo di Milano e Teatro di Roma), Macchi ha altre tre parole come mantra: sostenibilità, digitale, modernizzare. Sta già strutturando il Festival, a partire dall’area marketing, ed ha avviato un’analisi dei dati degli ultimi 13 anni: «Non era mai stata fatta. Ma è fondamentale per conoscere pubblico, affluenza, fare una comunicazione mirata». L’obiettivo è far crescere il Festival, che dura tre settimane, quest’anno dal 25 giugno all’11 luglio. Gli spettacoli finora sono stati programmati in linea di massima dal giovedì alla domenica: «Vorremmo averli tutti i giorni – dice Macchi- e servono risorse».
Ecco quindi che arte e numeri vanno a braccetto. È la musica la protagonista del Festival, dice Veaute, «nello spirito del fondatore, Gian Carlo Menotti. Mi sono ispirata a lui nel mio progetto, lui cercava originalità, rarità, novità». Il Festival dei Due Mondi è il più antico d'Italia, ideato nel 1958. In questa 64° edizione sono previsti 60 spettacoli, tutti in prima italiana, con più di 500 artisti da 13 paesi, in 15 sedi. La centralità della musica si ritrova nelle due orchestre, in residenza per cinque anni, la Budapest Orchestra e l’Orchestra di Santa Cecilia, con Antonio Pappano, che chiuderà il Festival. Anche piazza Duomo sarà utilizzata di più e si apre ad altre musiche, da Francesco Tristano e Colapesce e Dimartino. «Il prossimo anno coinvolgerò anche Madame», dice Veaute, che annuncia per il 2022 due opere liriche.
Per il teatro la direttrice artistica incrocia classico e moderno, con una riscrittura di Liv Ferracchiati per il “Platonov” di Cechov, e con una regia di Leonardo Lidi per “La signorina Giulia” di Strindberg. Poi la danza, gli approfondimenti culturali di Fondazione Carla Fendi. In sintonia con la città: «collaboriamo con l'Associazione amici di Spoleto», dice Veaute. Albergatori e commercianti scommettono sul Festival: porterà la ripresa. E Veaute ne è orgogliosa.
Una crescita che dovrà essere sostenibile. La Rai presenterà a Spoleto il primo Festival per il sociale. È uno dei punti fermi di Macchi, che ha firmato con il Comune un protocollo d'intesa. Niente bottigliette di plastica, trasporti solo con veicoli ibridi ed elettrici, gadget con materiali di recupero, green corner per la raccolta differenziata, processi operativi più digitali. Lancia una proposta: «Erogare i contributi pubblici per gli enti culturali legandoli a obiettivi Esg, ambiente, sostenibilità, governance». Quanto ai numeri, quest’anno il totale dei ricavi è di 4milioni 600mila euro. Macchi prende una tabella ed elenca alcune voci: complessivamente i fondi che arrivano dal ministero della Cultura sono 3milioni e 99mila euro; 50mila derivano dal progetto Dante, 80mila sono i fondi della Regione, 180mila del Comune di Spoleto e 16mila della Camera di Commercio. I contributi privati e sponsorizzazioni sono circa 800mila euro e i ricavi da vendita di biglietti sono calcolati in 330mila euro. «Risultato importante con le riduzioni per il Covid». Obiettivo 2022, 600mila. Per crescere, aggiunge, serve più flessibilità e una burocrazia snella. E più formazione: Macchi comincerà dai dipendenti del Festival, ma il progetto è creare un punto di riferimento formativo aperto anche agli esterni.
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