Tragedia greca senza la finale «katastrophe». Ma...
di Stefano Carrer
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C'era una volta una Grecia che destava invidie in tutta Europa. Accadeva nei pressi della prima metà degli anni 2000, quando il ritorno delle Olimpiadi nel Paese di origine - dopo l'esordio moderno del 1896 - coincideva con una grande euforia nazionale, ricordando inoltre agli europei quanto tutti loro fossero debitori nei confronti della piccola Nazione che aveva inventato la filosofia, l'astronomia e la democrazia (ossia l'Europa, nel suo spirito pubblico e categorie mentali). E inventato anche lo sport, campo in cui nello stesso anno 2004 la squadra greca vinse gli Europei di calcio, così come l'anno dopo quelli di basket.
Grecia uber alles? Eppure già nell'anno delle Olimpiadi dal costo stimato intorno a 9 miliardi di euro emersero le prime ammissioni che i conti statali erano stati truccati per consentire l'adesione all'euro nel 2001, il che non bastò a fermare ampi afflussi di capitali ed esuberanze irrazionali. Di fronte a un classico peccato di “ubris”, anche gli dei divennero invidiosi, benché la maledizione olimpica non si materializzasse nell'immediato. Fu la crisi finanziaria globale del 2008 ad aprire tutte le crepe, che divennero voragini dopo nuove ammissioni di alterazione dei conti pubblici, avvenute con il prezioso aiuto tecnico di alcuni” banksters” di Goldman Sachs.
Il resto divenne cronaca di una tragedia greca in tanti episodi sullo sfondo di amari commenti corali. Test della tenuta dell'Eurozona, messa in forse da un piccolo suo membro. Test dei limiti della solidarietà europea, frenata dal l'approccio “punitivo” del Nord per cui il peccatore va anzitutto castigato per le sue colpe e poi costretto a redimersi: atteggiamento che il ministro del Tesoro americano, Tim Geithner, ricorda nelle sue memorie come distruttivo. Test delle contraddizioni della democrazia contemporanea, se è vero che l'ex ministro dissenziente Varoufakis afferma oggi che l'ex compagno Tsipras mise in scena l'inedito spettacolo di un governo che - dopo un referendum appositamente convocato - rovescia il popolo anziche' viceversa (esagerazione, visto che si fece subito confermare da nuove elezioni); o se oscuri burocrati senza volto potevano decidere di imporre “compiti a casa” molto intrusivi.
Ma anche test per gli economisti, come quelli del Fondo Monetario che hanno onestamente riconosciuto di avere sottostimato l'effetto moltiplicatore negativo sull'economia derivante da troppo rigide misure di austerita' in tempi di recessione gia' in atto: tanto che una istituzione composta da tanti non-europei - che all'inizio i greci non volevano fosse coinvolta per la sua fama di cerbero - ha finito per ritrovarsi nel ruolo del poliziotto buono (a invocare un vero haircut per rendere davvero sostenibile il debito greco) contrapposto ai poliziotti cattivi solo europei.
Ora la Grecia riemerge: resta nell'Eurozona e nessuno pensa più di uscirne. Permangono dubbi sulla effettiva sostenibilità del debito e di promesse concordate di avanzi primari molto alti e da confermare negli anni come mai e' riuscito ad alcun Paese dell'Ocse. Klaus Regling ha scritto, nel suo messaggio di accompagnamento al report annuale del Fondo salvastati pubblicato dopo l'approvazione formale di ieri, che “la crisi dell'euro e' passata” e che “l'Europa e' più forte di prima”. Parole sicuramente scritte tempo fa, per la pubblicazione avvenuta appunto ieri. In poche settimane, fattori interni ed esterni, sono sopravvenuti a generare nuove instabilità e altri dubbi su una Europa che potrebbe arenarsi non tanto sulla finanza, ma su altre crisi, come quella dei migranti che gia' aveva avuto un epicentro in Grecia a ruota del trauma politico-finanziario nazionale di tre anni fa
Va notato che i greci, finora, non ci hanno biasimato perche' negli ultimi tempi siamo noi a giocare un ruolo di primo piano nel diffondere instabilita' sui mercati finanziari, proprio ora che ne avrebbero meno bisogno; cosi' come non si sono mai irritati con noi per aver indirettamente reso piu' aspra la loro austerita' forzata - in quanto, in parte, gli atteggiamenti duri di tedeschi e altri nordeuropei potevano essere interpretati come un messaggio preventivo all'Italia. E' un'altra prova di dignita' di un popolo che nel complesso ha sopportato cose che altri, in analoghe circostanze, difficilmente avrebbero potuto reggere.
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