Tranne Max sono tutti molto Allegri
Paralimpiade, la meglio gioventù azzurra trionfa anche nel nuoto
di Dario Ceccarelli
3' di lettura
Il calcio è molto divertente perchè oltre ad essere un bel gioco è pure la fiera della sciocchezze. Se ne possono dire quante si vuole contando sul fatto che, tre giorni dopo, se ne diranno altre mille che seppelliranno sotto una fragorosa risata quelle precedenti. Un esempio? «Serve più serenità. Queste sconfitte serviranno a crescere», ha detto Max Allegri commentando il tonfo casalingo con l’Empoli.
Ora: nessuno chiede ad Allegri di mettersi in croce dopo due partite storte con l’handicap dell’addio di Ronaldo. Ovvio che ci possano essere parecchi intoppi. E un intoppo può anche essere il sorprendente Empoli che a Torino si è inventato la partita perfetta. Ci sta tutto, per carità… Però prendere per i fondelli il pubblico, come fa il conte Max, è un un po’ troppo. Ancora un paio di sconfitte così e vedrete che crescita: la crescita infelice. Allegri giustamente, guadagnando 8 milioni all’anno, delle critiche se ne infischia. Però i tifosi juventini che l’anno scorso si sono giù dovuti sorbire i mugugni di Pirlo, non saranno molto contenti di un altro avvio così singhiozzante dopo aver già patito la perdita di Ronaldo.
Ronaldo non sarà simpatico, non conoscerà l’italiano, penserà solo alla sua azienda e ai suoi muscoli da vanitoso palestrato, però una qualità ce l’ha: fa 30 gol all’anno, più o meno uno per milione che guadagna (31). Trenta gol sono una cifra enorme, chiedetelo a qualsiasi giovane calciatore che vuole diventare un buon attaccante.
Il problema è che alla squadra di Allegri non manca solo il solista: manca anche tutto il coro. Non c’è gioco, equilibrio, compattezza, sangue, rabbia agonistica. La difesa imbarca gol, il centrocampo è privo di qualcuno che sappia dettare i tempi. L’attacco brilla solo grazie ai blitz di Chiesa e alle intermittenti invenzioni di Dybala. Se poi aggiungiamo che la Juventus viaggia sui 200 milioni di deficit, c’è poco da «crescere».
Dicono che Allegri sia un gestore e non un creatore. Beh, questa è l’occasione buona per il pragmatico Max di smentire i suoi critici. Le sue ultime scelte, come quella contro l’Empoli di partire senza centravanti, lasciano molto perplessi. Intanto, dopo due turni, la Juve viaggia con 5 punti in meno dell’Inter e della Lazio, che segnano a valanga. Del Milan che ha travolto il Cagliari (4-1), della Roma che ha passeggiato sulla Salernitana (4-0) e del Napoli che con qualche fatica in più, e l’aiuto del frastornato arbitro Di Bello, si è liberato del Genoa (2-1). Insomma tranne che Max tutti gli altri sono molto, molto «allegri».
Manca la chiarezza. I dirigenti bianconeri dovrebbero avere il coraggio di dire che si è chiuso un ciclo, un grandissimo ciclo, e che per quello prossimo si sta lavorando con un po’ di soldi in meno rispetto al passato. Ma siccome questi dettagli non piacciono ai tifosi, si preferisce fare i finti tonti facendo credere che tutto sia come prima. Invece tutto cambia. E in fretta. Soprattutto in questo calcio post pandemico pieno di debiti e con tanti mattatori (Ronaldo, Lukaku, Donnarumma, Hakimi) che hanno già preso il volo per i club degli sceicchi e dei miliardari russi. Noi siamo più poverelli, ma a volte anche da poverelli (come ha dimostrato la nazionale di Roberto Mancini) si può conquistare un Europeo giocando un ottimo calcio. È una lezione che ci siamo già dimenticati. Si vede che l’estate sta finendo.
Paralimpiade. Che forza la meglio gioventù azzurra!
L’estate sta finendo però qualcosa di coinvolgente, dopo le magie olimpiche, è ancora in corso. Ce l’abbiamo davanti agli occhi ma facciamo fatica a vederlo perchè quando parte il campionato e il calciomercato noi italiani spegniamo mezza parte del cervello. Le magie di questi giorni vengono ancora da Tokyo dove l’Italia alle Paralimpiadi sta prolungando la sua bella estate. E non c’è solo l'irriducibile Bebe Vio che centra il bis d’oro nel fioretto dopo aver rischiato la vita per una infezione. Ci sono un sacco di altri ragazzi che ci hanno già fatto vincere 27 medaglie.
Sono un orgoglio italiano, un pezzo pregiato di un Paese che neppure sa d’averli giovani così in gamba. Campioni come Simone Barlaam, detto «Nemo» che a 21 anni, dopo i successi al Mondiale e all’Europeo, ha vinto anche l’oro con record paralimpico nei 50 stile libero. Oppure ragazze come Arjola Trimi prima nei 50 dorso. Sono così tanti, e così determinati, che si fatica a ricordarli tutti. E hanno così tanta forza, e straordinarie qualità umane, che diventa davvero imbarazzante fare confronti con i tweet di Messi e i post di Donnarumma che piagnucolano perchè devono andare al Paris Saint Germain. Poveracci, che vita grama! Lo sappiamo: si rischia di far retorica, di mettere assieme le mele con le pere, certo. Ma quando ce vo’, ce vo’.
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