Transizione ecologica, i rischi della decarbonizzazione europea per i consumatori
L’agenzia di rating Moody’s analizza i provvedimenti Ue sulla CO2 e mette in guardia sui possibili effetti dell’aumento dei costi dell’energia
di Niccolò Gramigni
I punti chiave
3' di lettura
Maggiori costi del carbonio, con conseguente aumento di prezzi di beni e servizi, costi lievitati per l’energia e un rischio politico crescente dal momento che l’Ue ha deciso di alzare dal 2023 (in modo graduale) la pressione ambientale sui Paesi da cui importa, con l’obiettivo di proteggere il proprio mercato in piena transizione ecologica. È il rapporto dell’agenzia Moody’s che traccia un quadro piuttosto preoccupante per l’Europa e per il suo futuro sia per quanto riguarda le aziende di trasporti che le famiglie.
Il report di Moody’s
La proposta della Commissione europea di ridurre le emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030, si legge nel report, metterà alla prova compagnie aeree e di navigazione. Questo porterà a maggiori costi operativi e maggiori investimenti per tutte quelle aziende con alta intensità energetica: il risultato è un aumento, in modo esponenziale, dei costi (i prezzi all’ingrosso dell’energia hanno visto un’impennata del 150%).
Incremento che, inevitabilmente, finirà per avere effetti negativi sui clienti che così dovranno pagare di più per gli stessi servizi. In particolare le modifiche legate all’Emission trade scheme - ovvero quel sistema che fissa un limite massimo di produzione di CO2 agli aderenti lasciandoli liberi di acquistare e vendere sul mercato eventuali diritti di emissione aggiuntivi - porteranno ad un aumento del prezzo del carbonio: il valore dovrebbe superare i 90 euro a tonnellata entro il 2030 contro i 60 euro attuali, cifra che aveva già subito un aumento.
Effetti costi dell’energia su compagnie aeree e di navigazione
È proprio per questo che, ad esempio, compagnie aeree e di navigazione cercheranno di trasferire l’aumento del prezzo del carbonio in un aumento dei costi per i clienti.
Secondo Moody’s, inoltre, le modifiche dell’Ets legate al carburante per il trasporto su strada e per il riscaldamento e raffreddamento degli edifici probabilmente avranno un impatto sulle famiglie a basso reddito e ciò potrà portare anche a conseguenze sociali: a tal proposito l’agenzia cita le proteste dei gilet gialli del 2018 sulla tassa sul carburante in Francia.
La proposta di Bruxelles
Per questo motivo la Commissione europea ha proposto un nuovo fondo, da 72 miliardi di euro, proprio per aiutare le famiglie solo che, secondo Moody’s, «potrebbe non essere sufficiente visti i costi economici e sociali derivanti dal nuovo sistema di tariffazione del carbonio».
Per gli edifici residenziali il nuovo sistema Ets accelererà gli investimenti necessari per migliorare l’efficienza energetica, con la conseguenza di una possibile «riduzione del valore degli edifici energeticamente inefficienti. Ci sarà un aumento dei costi per questi immobili, ma i proprietari potrebbero non avere le risorse per migliorare l’efficienza».
L’Ue stima che gli investimenti in questo caso aumenteranno in modo sensibile ma «la transizione verso la decarbonizzazione non sarà agevole a meno che non vi siano sussidi» dai vari Paesi. L’analisi riguarda anche le case automobilistiche, vista la necessità di accelerare la transizione ai veicoli a carburante alternativo (Alternative Fuel Vehicles) e dei veicoli elettrici a batteria (Battery Electric Vehicles): le case automobilistiche si «stanno già preparando investendo cifre elevate in ricerca e sviluppo e lanciando nuovi modelli a carburante alternativo».
Case automobilistiche
Secondo l’agenzia americana le nuove immatricolazioni Afv in Europa aumenteranno di oltre il 70% entro il 2030, di cui più del 40% saranno veicoli elettrici a batteria. Aziende come Volvo e Daimler hanno annunciato di eliminare i motori a combustione interna (benzina, diesel o gas) entro il 2030, Volkswagen (per l’Europa) entro il 2035.
Serviranno molti più punti di ricarica, anche sulle autostrade: secondo le stime l’aumento degli investimenti nel prossimo decennio sarà circa un miliardo di euro all’anno. C’è poi la partita legata al rischio politico. Per il meccanismo di adeguamento delle emissioni importate (o Cbam, Carbon border adjustment mechannism) i costi saranno maggiori per alcuni produttori extra Ue che esportano verso l’Europa.
L’imposta è stata creata per proteggere l’industria europea in fase di decarbonizzazione da quei competitor esterni che non sono soggetti ai rigidissimi obiettivi climatici dell’Unione. Facile dunque che si possano creare tensioni politiche e molti Paesi hanno già contestato la Cbam a causa dell’aumento delle barriere tariffarie e non tariffarie. Insomma, il rischio è che la transizione energetica porti sì grandissimi benefici dal punto di vista ambientale, ma anche uno squilibrio geo-politico.
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