Trapani, lo scalo azzera la crisi e guida la riscossa dei regionali
Festeggiati al Vincenzo Florio di Birgi i trent’anni. La società di gestione Airgest fa il punto sui risultati positivi nel dopo Covid e ora punta a raggiungere 1,3 milioni di passeggeri entro il 2023
di Nino Amadore
3' di lettura
Ha appena festeggiato trent’anni di vita e guarda avanti ponendosi come perno di un sistema più ampio. L’aeroporto di Trapani-Birgi, che poi è dedicato al capostipite della famiglia di imprenditori che fece grande la Sicilia Vincenzo Florio, è il paradigma di una storia: quella di uno scalo regionale nato per scommessa e divenuto esso stesso nerbo portante di un territorio, di un’area che ha conosciuto negli ultimi anni la crescita del turismo insieme alla crescita del vino di qualità e dell’agroalimentare. Ed è proprio questa sua centralità che ne fa un caso da studiare, da capire, da inquadrare in un sistema più ampio prima regionale (con gli aeroporti maggiori di Punta Raisi a Palermo e Fontanarossa a Catania) e poi nazionale proprio in vista del nuovo Piano nazionale aeroporti la cui bozza dovrebbe vedere la luce a settembre. L’aeroporto di Birgi, in fondo, è accomunato dalla stessa sorte di altri scali del Mezzogiorno che sono linfa vitale per quei territori: l’aeroporto di Lamezia Terme, per dire, quello di Bari e così via. Un rete considerata di serie B ma che per i territori di riferimento è da Champions League, se vogliamo usare una metafora calcistica. «La strada giusta da percorrere per creare un sistema d'insieme è quella della realizzazione delle reti aeroportuali che rendano ancora più solido il sistema aeroportuale – dice Carlo Borgomeo, presidente di Assaeroporti – interrompendo quel processo di cannibalizzazione degli scali grandi rispetto a quelli di dimensioni minori. Percorrendo questa strada raggiungeremo risultati ancora più importanti di quelli che già si vedono». Ma nel contempo Borgomeo è tornato a chiedere al governo nazionale maggiore attenzione soprattutto sul fronte degli investimenti.
Ed è proprio questo il punto di partenza di Salvatore Ombra, imprenditore e tornato nel 2019 alla presidenza di Airgest, la società di gestione dell’aeroporto, ricapitalizzata con 13 milioni e rilanciata dalla Regione siciliana che, dopo qualche anno di abbandono, ha ripuntato su questo scalo. Oggi la Regione siciliana è proprietaria del 99,93% delle quote di Airgest e solo lo 0,07% è rimasto in mano di altri tra cui la Camera di commerciuo di TYrapani. «Trent'anni con alti e bassi: ricordo che quando sono stato eletto presidente della Regione l’aeroporto di Birgi lo si dava già per morto e si era persa ogni speranza. Il governo regionale ha lavorato intensamente, in collaborazione con l'Ars, mettendo a disposizione decine di milioni di euro. Abbiamo avviato una strategia di ampio respiro, rinnovando la governance con un presidente e un Consiglio di amministrazione competenti ed efficienti» dice con soddisfazione il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci.
Oggi l’obiettivo dichiarato di Airgest è di superare la quota del milione e mezzo di passeggeri entro il 2023 e proiettarsi per eguagliare il record di un milione e novecentomila passeggeri degli anni migliori: intanto il 2022 si potrebbe chiudere a quota un milione. «È necessario lavorare in sinergia con le istituzioni, il territorio e tutti gli operatori per consolidare il ruolo strategico dell'Aeroporto Vincenzo Florio agli occhi dei cittadini e dei numerosi turisti che fanno tappa a Trapani – dice Ombra –. Il nostro lavoro si basa sulle conoscenze e sulle relazioni che si possono instaurare, giorno dopo giorno, con le diverse compagnie aeree in grado di aiutarci a mettere in atto un ragionamento di prospettiva, raggiungendo così l'obiettivo prefissato. È un momento importante perchè riparte l'aeroporto di Trapani. I risultati ci danno ragione, e abbiamo superato già i livelli del 2019. Abbiamo 32 rotte, altre 5 partono in questi giorni. È chiaro, dobbiamo mettere in sicurezza l'aeroporto e sono pronti nuovi investimenti per 14,5 milioni di cui quattro destinati alla messa in sicurezza antisismica dell’aerostazione».
Ma la vera partita ora è quella della razionalizzazione delle società di gestione oltre, ovviamente, all’ingresso dei provati con la vendita delle quote di cui si discute da anni sia a Catania che a Palermo mentre la questione non sembra all’ordine del giorno da queste parti.
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