Trasformare l’incertezza in opportunità: le indicazioni strategiche per il 2023
I manager devono ammettere la possibilità di fallire come mezzo per trovare il successo, ma questo richiede flessibilità e l’addio ai vecchi modelli
di Gianni Rusconi
3' di lettura
Immaginare, anzi re-immaginare i capisaldi della propria organizzazione per essere pronti ad affrontare eventuali nuove “turbolenze” di natura socio-economica e gestire gli impatti dell’evoluzione tecnologica, pilotando al meglio il cambiamento di processi e modelli di business. Per i prossimi dodici mesi e gli anni successivi. Con l’inizio del nuovo anno, il management è chiamato ad interpretare lo scenario in cui opera la propria azienda dando concretezza alle rispettive “road map” e come da tradizione gli analisti di Gartner hanno stilato una sorta di vademecum per suggerire ai C-Level le linee strategiche da seguire.
Il tema principale delle “prediction” per il 2023, come ha sottolineato in una nota anche Daryl Plummer, VP Distinguished Analyst e Fellow di Gartner, “è cogliere l’incertezza e cambiare le aspettative, un imperativo che spinge le organizzazioni a concentrarsi sull’anello più debole della catena del loro successo, e cioè sé stesse, e riconosce che l’incertezza non è solo un insieme di rischi ma anche un ricettacolo di opportunità”.
La chiave per sbloccare queste opportunità è per l'appunto re-immaginare le diversi ipotesi (e in modo particolare quelle radicate in un passato pre-digitale) che riguardano in modo particolare le modalità di lavoro e la relazione tra clienti e fornitori. “Le comodità dell’essere sempre coerenti - ha aggiunto ancora il manager di Gartner - sono un danno per la crescita di qualsiasi azienda che cerca di essere leader in un mondo moderno e digitale pieno di incognite”.
Una riflessione puntuale e al contempo “scomoda”, dettata dalla consuetudine che vede generalmente un’organizzazione essere poco propensa ai cambiamenti e più avvezza alla stabilità che non all’innovazione. E invece, come sostiene esplicitamente Plummer, “i manager devono ammettere la possibilità di fallire come mezzo per trovare il successo, ma questo richiede flessibilità e la volontà di abbandonare i vecchi modi di pensare e i vecchi modelli di azione”.
La ricetta per promuovere e supportare questo approccio sono diverse e non lineari, abbracciano tematiche come l’adozione di tecnologie di automazione e di intelligenza artificiale per migliorare la sostenibilità ma anche questioni di carattere organizzativo come la maggiore flessibilità per lo svolgimento delle diverse mansioni in azienda. Gli analisi della società americana hanno delineato nello specifico una serie di indicazioni finalizzate a rendere le imprese più adattabili al cambiamento e pronte ad affrontare qualsiasi evenienza.
La prima è una proiezione al 2027, secondo la quale gli spazi di lavoro completamente virtuali rappresenteranno il 30% della crescita degli investimenti nelle tecnologie del metaverso, diventeranno il centro dell’esperienza digitale dei dipendenti (indipendentemente dalla loro posizione geografica) e costituiranno una sempre più valida alternativa a viaggi e riunioni.
Entro il 2025, invece, Gartner vede una serie di scenari possibili. La “volatilità del lavoro”, per esempio, continuerà ad avere correlazione diretta con l’execution aziendale e i modelli di fornitura (con un conseguente impatto sulle prestazioni finanziarie) e causerà al 40% delle organizzazioni una perdita rilevante, costringendole a spostare il focus della strategia sui talenti dall’acquisizione alla resilienza, tema che dovrà diventare oggetto di quotidiana discussione tra il Ceo e il consiglio di amministrazione, e non più una conversazione ristretta al solo dipartimento Hr.
Sfide come la “great resignation”, il burnout e le dimissioni silenziose, nel contempo, impegneranno ancora di più i leader aziendali a cercare attrarre, assumere e trattenere i talenti con modalità diverse. Da qui a tre anni, inoltre, le organizzazioni che rimedieranno ai divari retributivi di genere e punteranno in modo deciso sulla diversità (seguendo il business case che prevede di trattenere un maggior numero di donne per ottenere migliori profitti, maggiori entrate, maggiore produttività) saranno in grado di ridurre l’abbandono del personale femminile del 30%, riducendo la pressione sulla carenza di figure con le competenze adeguate per realizzare le strategie aziendali.
I dati raccolti da Gartner dimostrano in proposito come il compenso sia uno dei principali fattori di attrazione e fidelizzazione dei talenti, ma allo stato attuale solo il 34% dei dipendenti giudica equa la propria busta paga. Fissando sempre l’orizzonte al 2025, le metriche di valore dei dipendenti prevarranno sulle valutazioni del ritorno degli investimenti nel 30% delle decisioni di spesa per la crescita. In altre parole, le aziende che sapranno creare un’esperienza migliore per la propria forza lavoro (e per i propri clienti) tenderanno ad ottenere buoni risultati in termini di customer experience, e di conseguenza benefici diretti in fatto di crescita dei ricavi e riduzione dei costi.
Altro tema “caldo”, infine, è quello dell’intelligenza artificiale, per cui Gartner lancia un avvertimento: in mancanza di modelli d'uso sostenibili, l’AI consumerà più energia (nei data center che alimentano le applicazioni in cloud) della forza lavoro umana, annullando in modo significativo i margini di profitto a zero emissioni.
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