Trasformazione digitale e l’importanza della prossimità
Negli ultimi anni due fenomeni hanno caratterizzato il mercato del credito: la trasformazione tecnologica e l’ingresso di nuovi attori non bancari.
di Elena Beccalli
4' di lettura
Negli ultimi anni due fenomeni hanno caratterizzato il mercato del credito: la trasformazione tecnologica e l’ingresso di nuovi attori non bancari. La maggiore digitalizzazione sembra incidere sul ruolo che le banche di piccole dimensioni possono avere sulle economie locali, modificando il tradizionale esercizio del credito di relazione. Un cambiamento che determina un rinnovato interesse per il cosiddetto paradigma convenzionale, secondo il quale le banche locali sono meglio in grado di instaurare relazioni solide con le imprese di minori dimensioni rispetto alle grandi banche che tendono a servire quelle di maggiori dimensioni. È, infatti, noto che le piccole banche tendono a concedere prestiti a una distanza geografica più ravvicinata, a interagire in maniera più personale con i mutuatari e ad avere rapporti più duraturi con la clientela. Elementi questi che consentono di raccogliere informazioni soft (vale a dire di natura qualitativa), particolarmente rilevanti visto che di norma tali prenditori adottano forme di rendicontazione semplificata. Le strutture del mercato bancario locale sono quindi importanti per l’accesso al credito delle piccole e medie imprese (Pmi) dato che un aumento della distanza tra mutuante e mutuatario si associa a una più alta probabilità di razionamento del credito.
Tuttavia, per effetto della trasformazione digitale, questo paradigma è sempre più spesso messo in discussione. Esso potrebbe aver perso in qualche misura consistenza poiché il processo tecnologico ha finito per agevolare le grandi banche nel servire le imprese piccole. Inoltre, la prossimità geografica ha perso di peso nella riduzione dei costi di trasmissione e elaborazione delle informazioni visto che i cambiamenti tecnologici li hanno drasticamente abbattuti. Più in generale, la letteratura sostiene che da quando le tecniche di scoring creditizio sono diventate importanti consentendo alle grandi banche di entrare in questo mercato, la prossimità risulta meno rilevante facilitando le piccole imprese nell’accesso a prestatori più distanti. Senza dimenticare che il fenomeno FinTech potrebbe minare il mercato delle piccole banche locali.
Uno studio del Centro di ricerca sul credito cooperativo dell’Università Cattolica, di prossima pubblicazione in un volume dell’editrice Vita e Pensiero, offre nuove evidenze empiriche sulla validità del paradigma convenzionale e sul ruolo delle banche locali nell’erogazione del credito. L’obiettivo dell’indagine, condotta con Ludovico Rossi e Andrea Viola, è stato verificare se le banche cooperative e quelle piccole non cooperative siano ancora meglio in grado di soddisfare le esigenze finanziarie delle pmi. Focus della ricerca è la prossimità geografica, presupposto naturale del credito di relazione, che è stata studiata impiegando una metodologia innovativa per quantificarne il valore. L’intento, dunque, è stato esaminare l’effetto della prossimità sulla disponibilità o meno per le pmi di fonti esterne di finanziamento (credito bancario e commerciale).
Applicata a un campione composto da oltre un milione di osservazioni a livello di impresa e dalla totalità delle filiali bancarie censite da Banca d’Italia sul periodo 2010-20, questa metodologia ha consentito di realizzare una mappa geografica di tutte le sedi legali delle imprese italiane e delle filiali bancarie in modo da stabilire se, quante e quali di queste ultime siano nelle vicinanze di ogni impresa. L’evidenza empirica mostra come le imprese situate in prossimità di una filiale di una banca cooperativa o di una piccola banca abbiano maggiore accesso al credito bancario. Nello specifico, la prossimità a una filiale risulta essere più importante per microimprese e piccole imprese e, più in generale, per quelle situate nelle aree rurali. Va detto che maggiore credito bancario non si traduce in maggiore indebitamento delle imprese. Anzi, esso decresce poiché le imprese ricorrono meno alla cosiddetta informal finance (crediti commerciali, prestiti dei soci, prestiti familiari). Ne consegue che l’indebitamento totale non solo non cresce ma viene istituzionalizzato, risultando di migliore qualità in quanto le banche sono in linea di principio meglio attrezzate per monitorare e accompagnare il cliente.
Ma la crescita nella digitalizzazione ha ridotto il valore della prossimità, indebolendo il vantaggio delle piccole banche nel concedere prestiti a società situate nella stessa area geografica? Utilizzando la disponibilità di connessione alla rete Next Generation Access, una misura impiegata dalla Commissione Europea, l’evidenza mostra che i vantaggi attribuibili alla prossimità permangono anche in province altamente digitalizzate. Si osserva, infatti, un effetto negativo dovuto alla digitalizzazione, che solo in parte erode il beneficio della prossimità. In altre parole, la vicinanza geografica a banche di credito cooperativo e piccole banche è ancora fondamentale nell’accesso al credito per le pmi italiane.
In sostanza, nonostante lo sviluppo tecnologico, la questione della prossimità non va sottovalutata se si vuole favorire la biodiversità in ambito bancario. Diviene necessario iniziare a parlare di “prossimità a distanza”, una prossimità da considerare in chiave innovativa in quanto basata anche su tecnologie digitali o modelli di servizio in cui il cliente è a distanza. Si tratta di comprendere che non si ha a che fare solo con una “prossimità locale”, bensì anche con una nuova forma di “prossimità digitale”. La relazione a distanza mediata dal digitale è non in sostituzione ma in arricchimento al canale fisico, configurandosi come una serie di interazioni in remoto accompagnate da contatti personali diretti. Ciò richiederà una graduale evoluzione dei fabbisogni di competenze dei dipendenti delle banche, che dovranno essere di natura quantitativa, analitica e digitale oltre che relazionale. Altrettanto importante sarà la presenza di personale qualificato che assista i clienti retail, con un ruolo di accompagnamento, nell’utilizzo del canale digitale.
In questo processo sono proprio le banche locali, da sempre portatrici di un bene immateriale oggi assai scarso come la fiducia, ad apparire in condizioni di vantaggio rispetto ad altri operatori finanziari. In virtù di questa relazione di fiducia, saranno loro per prime a trarre significativi benefici dalla digitalizzazione con un conseguente giovamento anche per la loro clientela, solo se realizzeranno i dovuti investimenti culturali e tecnologici e la ricomposizione delle competenze del personale.
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