Tre avvocati su 4 sono delusi dalla professione
di Federica Micardi
3' di lettura
Per gli italiani quella dell'avvocato è ancora una professione prestigiosa, ma perde attrattività. E sono molti gli avvocati delusi dalla carriera forense. Lo segnala il rapporto Censis sull'avvocatura. Rispetto all'indagine 2015, nel 2018 diminuisce la percentuale di avvocati che prevedono un miglioramento della propria condizione futura (dal 36,8% del 2015 al 29,3% di oggi).
Le aspettative di mantenimento degli attuali livelli di reddito o di miglioramento sono più elevate tra le donne (il 31,2% attende un miglioramento rispetto al 27,8% degli uomini) e tra i giovani (il 45,7% contro una media del 29,3%). Gli avvocati attribuiscono la causa della perdita di prestigio ai comportamenti opportunistici messi in atto da molti professionisti di fronte alla crisi: il 76% ritiene che tutto ciò abbia inficiato l'immagine della professione.
Se il 45,9% degli italiani ritiene che il prestigio della professione sia rimasto invariato, il 44% conferma una caduta di attrattività della professione che costringe per troppo tempo alla di precarietà, e il 21% ritiene che non garantisca più adeguati sbocchi professionali. Gli stessi avvocati avvertono una sorta di delusione delle attese: oltre il 70% definisce la propria esperienza professionale al di sotto delle aspettative nutrite da studente di giurisprudenza . Il 30% arriverebbe a sconsigliare a uno studente di intraprendere la professione forense, mentre il 44% gli farebbe cambiare idea a meno di una fortemotivazione.
Gli altri dati presentati al convegno di Cassa forense
La popolazione forense continua a crescere. Alla fine del 2017 gli iscritti all’albo hanno raggiunto le 242.796 unità. Certo il tasso di crescita è basso, pari allo 0,4% (è stato dell’1,9% nel 2016) un valore molto lontano dal picco del +10% registrato nel 1999. Il reddito medio, invece, si contrae. Dal 1996 ad oggi è calato di circa il 30% e oggi è pari a 38.437 euro. Va aggiunto però che nel 1996 gli avvocati iscritti all’albo erano 87mila. In poco più di vent’anni la professione è cambiata molto e, per colpa o per merito delle tecnologie, è destinata a cambiare ancora. Ne sono consapevoli i vertici della Cassa di previdenza della categoria, che hanno deciso di focalizzare il convegno che si svolge oggi a Roma, al Grand hotel Plaza su « Il presente e il futuro dell'avvocatura tra Italia ed Europa», in programma dalle 8,30 alle 16,30.
Durante la giornata di studio saranno presentati i dati sulla categoria rilevati nel terzo rapporto Censis sull’avvocatura italiana. Una loro anticipazione era stata già data un mese fa a Milano, in merito al reddito, al volume di affari complessivo generato dagli avvocati - che dal 1996 a oggi è triplicato fino a raggiungere la soglia del 13 miliardi di euro- e all’effetto della concentrazione: gli studi strutturati registrano un aumento della produttività del 35% e un aumento del reddito del 25 per cento.
Oggi si farà il punto sullo stato di salute e sull'immagine della professione, sui suoi punti di forza e sulle sfide del futuro partendo dalle interviste fatte alla categoria (sono stati sentiti 11.338 avvocati iscritti alla Cassa). Durante il convegno ampio spazio verrà dato alle opportunità che arrivano dall’Europa e alle azioni messe in campo dall’ente di previdenza per facilitare ai propri iscritti l’accesso ai fondi Ue. Al dibattito, accanto ai rappresentanti della categoria, parteciperà anche il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani,
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