VIAGGI D'ARTE

Tre generazioni di donne e un patrimonio di famiglia in un progetto firmato Tadao Ando

Sabine Crasemann e Karla Zerressen, madre e figlia, raccontano come la fruizione artistica sia una necessità. E come hanno aperto la loro Fondazione.

di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

L'ingresso della Fondazione Langen, a Neuss.

3' di lettura

Dal 2004, Sabine Crasemann e Karla Zerressen – madre e figlia – guidano insieme il museo della Langen Foundation, progettato da Tadao Ando a Neuss, vicino a Düsseldorf. Il progetto, mi racconta Karla, ha avverato il sogno della nonna, Marianne Langen. Tre generazioni di donne impegnate a favore dell'arte: da sua madre Marianne, Sabine (studi alla Sorbonne e dieci anni alla Gmurzynska Gallery) ha ereditato l'amore per l'arte giapponese. A sua volta, Karla, dopo gli studi alla European Business School di Londra e impieghi nel settore del marketing, ha accolto l'invito dei genitori a occuparsi in prima persona della Fondazione di famiglia. Ospite nel loro splendido museo, in occasione dell'inaugurazione della personale di Alicja Kwade, converso con loro, in un'intervista-racconto che unisce le risposte, le storie e i ricordi di entrambe.

Un ritratto di Karla Zerressen e Sabine Crasemann.

QUALI SONO STATE LE VOSTRE PRIME ACQUISIZIONI? E LE ULTIME? Sabine: «Il mio primo acquisto, alla Sonnabend Gallery di Parigi, è stata una litografia di Roy Lichtenstein. L'ultimo è un'opera di Julius von Bismarck». Karla: «Ho iniziato a collezionare alla fine degli anni Novanta. La mia prima opera è stata un piccolo dipinto di Apostolos Palavrakis, mentre l'ultima, acquistata alla fiera Arco di Madrid lo scorso febbraio, è una fotografia di Natalie Czech».

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“Kool Kiss/Cigarette Ends” (2019) di Natalie Czech.

QUANDO E COME AVETE INIZIATO A COLLEZIONARE? Sabine: «A metà anni Sessanta. È stato fondamentale frequentare il Kunstmarkt di Colonia, una delle fiere più importanti di quel periodo». Karla: «Non mi considero una vera collezionista: sono cresciuta in mezzo all'arte e per questo amo conviverci. Uno dei miei beni più preziosi è un'opera di Günther Uecker del 1961, che apparteneva ai miei nonni».

“I like the flowers” (2017) di Julius von Bismarck.

I SUOI GENITORI, SABINE – I NONNI DI KARLA – ERANO COLLEZIONISTI. MI RACCONTA DI LORO? La collezione di Viktor e Marianne Langen ha origine negli anni Cinquanta ed era focalizzata sull'arte moderna giapponese e occidentale. “L'arte non è un lusso, è un bisogno”, era il credo dei miei genitori. La collezione di arte giapponese è unica in Europa, si estende nell'arco di otto secoli, dal XII al XX, e include pergamene, paraventi, sculture. La sezione di arte moderna comprende opere di Cézanne, Beckmann, Kirchner, Rothko, Dubuffet, Léger, Bacon, Polke, tra gli altri.

L'installazione “A Sublime World. Japanese Art from the collection of Viktor und Marianne Langen”, alla Fondazione Langen (2019).

COME SI INIZIA UNA COLLEZIONE? PUÒ DARE QUALCHE CONSIGLIO? Sabine: «In famiglia, non ci siamo mai avvalsi di art advisor. Riteniamo essenziale la conoscenza generale della storia dell'arte, l'amore per l'arte antica, la passione per i viaggi e le culture straniere». Karla: «Fin da bambina ho vissuto in mezzo a opere e mostre, quindi credo che una collezione inizi nella mente e nel cuore. Il concetto di collezione è molto personale: se ti innamori di un'opera d'arte, questo sentimento è la base più forte per una lunga relazione».

L'installazione “Works from the Boros Collection 1994 – 2015” di Olafur Eliasson, alla Fondazione Langen (2015).

LE COSE DA SAPERE PER ACQUISTARE UN'OPERA D'ARTE Sabine e Karla: «Siamo interessate a conoscere e approfondire il background dell'artista, ma fondamentale è l'opera stessa. Di solito decidiamo ancor prima di conoscere il curriculum e il contesto di ricerca».

TRE ARTISTI EMERGENTI DA TENERE D'OCCHIO E TRE, SOTTOSTIMATI, DA RISCOPRIRE Sabine: «Julius von Bismarck, Georgia Russell e Carolin Eidner e, per le riscoperte, Jef Verheyen, Ulrike Arnold e Daniel Spoerri, artista al quale la Fondazione dedicherà una retrospettiva nel 2021». Karla: «Attualmente mi interessano Jan Paul Evers, Julian Charrière e Thu-Van Tran».

Un ritratto di Marianne Langen (1986) di Andy Warhol.

MI PARLATE DEL PROGRAMMA DI ARTE CONTEMPORANEA DELLA LANGEN FOUNDATION? COME SELEZIONATE GLI ARTISTI? Karla: «Con mia madre visitiamo mostre e fiere in ogni parte del mondo, ciò ci permette di formare il nostro punto di vista. Lavoriamo insieme a diversi curatori e puntiamo a due o tre mostre importanti ogni anno: Richard Deacon, Alex Katz, Leiko Ikemura, Otto Piene. Il 6 settembre abbiamo inaugurato la personale di Alicja Kwade, artista che seguiamo da tempo e che ha sviluppato una grande installazione site-specific per il nostro spazio (visitabile fino al 18 aprile 2021, ndr)».

La Fondazione Langen, vista dall'alto.

PENSATE CHE, DURANTE E DOPO LA PANDEMIA DI COVID-19, L'ARTE CONTEMPORANEA SARÀ ANCORA UNO STRUMENTO UTILE PER COMPRENDERE IL NOSTRO TEMPO? Karla: «Ho parlato con parecchi artisti e per ora nessuno di loro ha direttamente incorporato l'esperienza della pandemia nella propria arte, ma sono sicura che, nel tempo, si vedrà l'impatto avuto. Sentiamo la necessità di ricevere dagli artisti un'altra prospettiva, una meta-visione della pandemia. Negli scorsi mesi, aver dovuto rinunciare agli incontri della vita culturale è stato doloroso».

QUALCHE CONSIGLIO PER UNA VACANZA A DÜSSELDORF E A NEUSS? Sabine e Karla: «Tra i musei consigliamo innanzitutto i nostri vicini: Insel Hombroich e Skulpturenhalle di Thomas Schütte, istituzioni uniche, con sedi immerse nel paesaggio naturale. Poi Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Julia Stoschek Collection, Philara e KAI 10. Tra gli hotel, segnaliamo Steigenberger, Breidenbacher Hof, The Fritz e, tra i ristoranti, Nagaya, Bar Olio, Phoenix, Primitivo».

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