Basket Usa, per le stelle Nba sottoscritti in poche ore contratti per 3 miliardi
I 30 team dell’Nba non hanno badato a spese per assicurarsi i talenti a disposizione fin dalla giornata di apertura della “free agency”, il periodo in cui le squadre possono sedersi a un tavolo e negoziare con i giocatori senza contratto. Vincono i Brooklyn Nets, mentre i grandi sconfitti sono i New York Knicks. Ancora in dubbio il futuro del miglior giocatore delle ultime finali, Kawhi Leonard, nel mirino dei Lakers
di Paolo Paronetto
4' di lettura
Più di 3 miliardi di dollari di contratti firmati in poche ore. I 30 team dell’Nba, la lega statunitense di basket professionistico, non hanno badato a spese per assicurarsi i migliori talenti a disposizione fin dalla giornata di apertura della “free agency”, il periodo in cui le squadre possono sedersi a un tavolo e negoziare con i giocatori senza contratto. Già nella prima finestra disponibile, dalle 18, ora della costa Est, di domenica 30 giugno alla mezzanotte successiva, le notizie dei nuovi accordi (al momento soltanto verbali, visto che nulla può essere concretamente firmato prima del 6 luglio) si sono succedute senza soluzione di continuità, intasando i siti specializzati e i social.
In rapida successione, quasi tutte le principali star sul mercato hanno trovato una nuova casa (in particolare, secondo il Washington Post nella prima giornata di trattative hanno già raggiunto accordi 26 dei 30 “top talent” a disposizione), stravolgendo la geografia agonistica della Lega. Le principali novità provengono dalla Eastern Conference, il girone orientale del campionato Usa, da anni ormai in posizione subalterna rispetto agli avversari dell’Ovest (con la considerevole eccezione del torneo appena concluso, che ha visto l’affermazione a sorpresa dei Toronto Raptors sui campioni uscenti dei Golden State Warriors).
Con Durant e Irving i Nets puntano al vertice
I vincitori del mercato, almeno per il momento, sono infatti i Brooklyn Nets, franchigia che soltanto 2 anni fa aveva chiuso il campionato all’ultimo posto, che non ha mai vinto un titolo (nemmeno nella sua precedente “incarnazione”, i New Jersey Nets) e che ancora nella stagione appena chiusa deteneva il triste primato della squadra con minor affluenza di pubblico nelle partite casalinghe. Una “cenerentola” della Lega, insomma, che adesso punta alla svolta grazie all’arrivo di Kevin Durant (contratto da 164 milioni di dollari in 4 anni), Kyrie Irving (141 milioni in 4 anni) e DeAndre Jordan (40 milioni in 4 anni). A far scalpore è in particolare l’arrivo dell’ex Mvp Durant, già stella degli Oklahoma City Thunder e dei Golden State Warrios, con cui ha vinto 2 titoli, su cui tuttavia aleggia il punto interrogativo rappresentato dalla rottura del tendine di Achille rimediata nelle Finals contro i Raptors, che potrebbe tenerlo lontano dal parquet per l’intera prossima stagione.
Il percorso inverso, dai Nets ai Warriors, lo farà invece D’Angelo Russel (117 milioni in 4 anni), l’ex promessa dei Los Angeles Lakers sbocciata finalmente proprio ai Nets e che adesso dovrà cercare di confermarsi in un team che rimane comunque di vertice. Perso Durant, Golden State è riuscita infatti a trattenere Klay Thompson (190 milioni in 5 anni) e, con Steph Curry sotto contratto fino al 2022 (ha firmato un quinquennale da 201 milioni nel 2017), a mantenere uniti gli “splash brothers”, la più formidabile coppia di tiratori della Lega.
I Knicks rimangono a bocca asciutta
Tornando alla Grande Mela, se Brooklyn ride Manhattan piange. Sono infatti i New York Knicks i grandi sconfitti di questo avvio di free agency: la franchigia di maggior valore dell’Nba (valutata 4 miliardi di dollari da Forbes) negli ultimi mesi aveva infatti ceduto le proprie stelle per diminuire il monte ingaggi in modo da far posto ad almeno 2 grandi colpi di mercato. A essere sacrificata sull’altare di questa strategia è stata in primo luogo la giovane superstar lettone Kristaps Porzingis, ceduta ai Dallas Mavericks (con cui firmerà un contratto da 158 milioni in 5 anni). I principali target erano, fino a ieri, proprio Irving e Durant, che tuttavia hanno scelto di accasarsi sull’altra sponda dell’East River. Una delusione talmente cocente da costringere il presidente Steve Mills a rilasciare un comunicato: «Sebbene ci rendiamo conto che alcuni tifosi dei Knicks possano essere delusi dalle notizie di questa sera – si legge nella nota – continuiamo a essere ottimisti e fiduciosi nei nostri piani di ricostruzione della squadra per renderla in grado di competere per il titolo in futuro». Parole che, almeno nell’immediato, non possono che suonare come una resa.
Rimanendo a Est, sono notevoli i nuovi contratti di Jimmy Butler (142 milioni in 4 anni con i Miami Heat, dopo uno scambio con i Philadelphia 76ers), Kemba Walker, che lascia gli Charlotte Hornets e passa ai Boston Celtics (141 milioni in 4 anni), Al Horford (97 milioni in 4 anni con i 76ers) e Nikola Vucevic, che rimane agli Orlando Magic firmando per 4 anni e 100 milioni. A Ovest, d’altra parte, è da segnalare l’estensione del contratto di Damian Lillard con i Portland Trail Blazers, che lo porterà a incassare 196 milioni in 4 anni.
Il futuro di Leonard e le speranze dei Lakers
Il maggior punto interrogativo rimane a questo punto Kawhi Leonard: il miglior giocatore delle ultime finali, che ha trascinato Toronto al primo titolo della sua storia, non ha infatti ancora svelato con quale canotta giocherà la prossima stagione. Tra i principali pretendenti alla finestra ci sono i Los Angeles Lakers, che nelle scorse settimane hanno messo a segno il maggior colpo di mercato pre-free agency assicurandosi con uno scambio i servigi dell’ex stella dei New Orleans Pelicans Anthony Davis, che farà quindi coppia con LeBron James. Lo stesso Davis ha rinunciato a un bonus da 4 milioni proprio per lasciare ai Lakers spazio sufficiente nel monte ingaggi per firmare un nuovo contratto al massimo salariale: con Durant, Irving, Walker, Thompson e Butler ormai fuori dai giochi, l’unico candidato gradito ai Lakers ancora sul mercato è proprio Leonard. Non è escluso, tuttavia, che il campione decida di rimanere a Toronto, mentre i Lakers devono vedersela anche con la concorrenza dei “cugini” Clippers.
I nuovi contratti tra i team Nba e i giocatori potranno essere concretamente firmati dal 6 luglio. L’intervallo dal 30 giugno al 6 luglio è infatti chiamato “periodo di moratoria” ed è dedicato ai negoziati tra le parti. Gli accordi raggiunti in questa fase sono infatti soltanto verbali e, teoricamente, non vincolanti, anche se è molto raro che qualcuno si tiri indietro. Con poche, e talvolta notevoli, eccezioni, come quella del già citato DeAndre Jordan, che nel 2015 si rimangiò l’intesa raggiunta con i Mavericks scegliendo di riamanere ai Clippers.
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