Tremonti: «La guerra impone all’Europa un nuovo modello economico»
Intervista al Presidente della Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati
di Luca Veronese
2' di lettura
«La guerra scatenata da Vladimir Putin in Ucraina non è solo una guerra, è un punto di svolta nella nostra storia, nella storia presente e futura. Di conseguenza, in Europa e per l’Europa, ciò che è necessario è un nuovo apparato politico, con un nuovo software politico, e con un nuovo hardware costituzionale».
Giulio Tremonti parla al termine della prima mattinata della Conferenza internazionale «Il futuro dell’Occidente in un mondo frammentato» organizzata da Aspen Institute Italia in cooperazione con The Aspen Institute e l’American Chamber of Commerce in Italy, presso l’Ambasciata d’Italia negli Stati Uniti, a Washington.
Un evento nel corso del quale sono intervenuti anche l’ambasciatrice d’Italia negli Usa Mariangela Zappia, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il vice ministro per le Imprese e il Made in Italy Valentino Valentini. «Il folle conflitto in Ucraina costringe l’Europa e i Paesi che ne fanno parte a cambiare il modello politico ed economico nel quale ci siamo mossi negli ultimi tre decenni», spiega Tremonti, presidente della Commissione Affari esteri e comunitari della Camera e presidente dell’Aspen Institute Italia, già ministro dell’Economia e delle Finanze nei governi di Silvio Berlusconi.
Perché siamo a una svolta storica per l’Europa?
«A partire dal 1989 il modello tedesco, seguendo l’idea di un’Europa che va dall’Atlantico agli Urali, ha portato a una crescente integrazione tra Germania e Russia. Coinvolgendo anche altri Paesi come l’Italia. Il modello si basava su importazione di energia a basso costo, dalla Russia e su esportazione di prodotti di valore, principalmente in Cina. La guerra in Ucraina ha stravolto tutto questo. Oggi l’Europa è costretta ad adottare un nuovo software che metta assieme i principi democratici, o meglio il dogma della democrazia, con le tradizioni dei popoli nei diversi Paesi».
La guerra ha però anche unito l’Europa?
Non c’è dubbio che Putin in questi mesi oltre a rilanciare la Nato abbia anche contribuito ad avvicinare i Paesi europei. E, spingendoci a cercare alternative alle forniture di energia, ci ha aiutato a liberarci dai vincoli politici ed economici che la Russia imponeva.
Che effetti avrà la guerra in Ucraina sull’economia e sulla finanza?
«La guerra in Europa sta producendo gli effetti di un anestetico. Ma, dopo la fine del conflitto, è facile prevedere che la speculazione finanziaria e i computer, operando sulla nuova enorme massa della finanza - cresciuta nell’ultimo decennio di tassi negativi e interventi della Bce - potrebbero destabilizzare alcuni pilastri del sistema finanziario».
Come giudica l’azione delle banche centrali in questa fase?
«Le banche centrali, con la loro visione tradizionale, sono oggi simili ai generali francesi, fiduciosi sulla Linea Maginot, ignorando la forza rivoluzionaria del motore a combustione, oggi la forza dei computer».
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