ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùI viaggi degli scrittori

Trentino letterario: leggere le Alpi come pagine di un libro

Sulle orme di Buzzati, Goethe, Musil, Schnitzler percorsi tra immaginazione e realtà. Laghi glaciali, impervie strade ferrate, giardini, rifugi lirici e hotel che sono ormai dimenticati

di Luca Bergamin

4' di lettura

È incantata, la montagna del Trentino. Parola, scritta, di Thomas Mann, tra i più eccelsi testimoni della valenza letteraria di un viaggio estivo che, dai tempi del Grand Tour sino a oggi, ha sempre trovato nella bellezza dei paesaggi alpini e dolomitici, nel candore degli altipiani verdi, nel calore dei borghi e trasparenza dei laghi una fonte di ispirazione. Proprio l’autore di Tonio Kröger scelse Riva del Garda agli albori del XX secolo per scrivere dinnanzi all’ameno panorama del lago più grande d’Italia. Oggi, come Mann, si può andare ad ammirare la cascata del Varone seguendo il sentiero di trekking geologico che si cala nella roccia tra scalinate e ponti. Anche Franz Kafka, seppure non abbia viaggiato a lungo, è giunto due volte a Riva del Garda (dove ambienta Il cacciatore Gracco): la sua descrizione del porto e della piazzetta principale si può confrontare con la realtà di oggi. Assai lirico, di sicuro, è rimasto lo scenario in cui è incastonato quel Lago di Garda al quale Johann Wolfgang von Goethe dedicò tante pagine nel Viaggio in Italia, in particolare alla Valle di Santa Lucia tra gli ulivi di Torbole.

Il rifugio Mantova al Viòz è il più alto delle Alpi centro-orientali.

Per Goethe, come per Rainer Maria Rilke, Arco, insieme a Torbole, fu una meta felice: la Kurort (stazione termale) dell’Impero Austro Ungarico era amata anche dall’arciduca Alberto d’Asburgo, che volle erigere una villa e piantare un giardino di alberi, ora secolari, l’attuale Parco Arciducale Arboreto, da visitare insieme alla chiesa di S. Apollinare e al castello di Tenno. Ci si può incamminare lungo la Rilke Promenade da piazza San Giuseppe, alle pendici della roccia su cui sorge il maniero tra ulivi e orti floridi, verso il santuario di Santa Maria di Laghel e la storica Via Crucis.

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«Una selva incantata di antichi larici, dal leggero vello verde chiaro, stava su un pendio di smeraldo. Sotto il muschio dovevano vivere cristalli bianchi e violacei. In mezzo al bosco il torrente che saltava giù da una roccia sembrava un gran pettine d’argento»: nel racconto Grigia, del 1921, sembra davvero di trovarsi in viaggio nella Valle dei Mocheni, tra i monti Pizzo Alto, Monte del Lago, Cima di Cave e Sopra Conella, in cui l’autore, il tenente Robert Musil, visse per un anno intero quando in Europa infuriava la Prima Guerra Mondiale, conquistato dalle tradizioni ancestrali: allacciò anche una relazione con la contadina Lena Maria Lenzi, che parlava un antico dialetto bavarese. Quella lingua è ancora viva, e il Lago d’Ezze e quello di Erdemolo, da lui tanto amati, sono sempre capaci di ispirare, in particolare abbracciando l’itinerario Musil en bersntol che collega i luoghi letterari legati allo scrittore da Palù del Fersina all’Oasi WWF di Valtrigona, arrivando a ridosso della vallata dei Lagorai.

Il lago di Erdemolo

La vetta letteraria del Trentino, però, è San Martino di Castrozza, con le sue Pale, in virtù di due intrepidi della parola e dell’ascesa quali Dino Buzzati e Arthur Schnitzler. Furono proprio gli iconici pinnacoli di pietra grigia, in special modo le Torri del Cimerlo, a far intravedere allo scrittore veneto la fortezza del suo Deserto dei Tartari: «Sono pietre o nuvole? Sono vere oppure è un sogno?». La Val Canali è il rifugio scelto da Buzzati, giornalista e anche pittore, precisamente nelle baite di Fosne in località Piereni. Poche centinaia di metri più avanti, infatti, scatta verso l’alto la ferrata 747 che porta il suo nome e richiede competenza tecnica e preparazione fisica notevoli. Rende lieti anche camminare lungo i sentieri che si dipanano intorno a Villa Welsperg, la Casa di quel Parco Naturale di Paneveggio in cui il legno era così puro da essere scelto dai maestri liutai più eccelsi. Anche la biblioteca intitolata a Buzzati è profumata dai legni trentini.

A San Martino si può provare anche il tourbillon di emozioni suscitato dall’incontro con la conturbante Signorina Else. Arthur Schnitzler, del resto, vi trascorse un lungo periodo “insieme” alla ragazza, lì in vacanza con la zia nella sua immaginazione: egli descrive il paesaggio che vede dalla sua stanza in quell’albergo Fratazza di cui oggi resta il ricordo solo nelle cartoline (a differenza dell’Hotel Du Lac a Lavarone, sull’Alpe Cimbra, in cui soggiornava Sigmund Freud), mentre si sale al Sass Maor, proprio come faceva Schnitzler.

Cartolina con l’hotel Fratazza di San Martino di Castrozza

Un viaggio culturale in Trentino non può però prescindere dalla visita a Trento del Muse, il Museo delle Scienze inaugurato 10 anni fa, con le sue serre e orti della biodiversità, e della Villa romana di Orfeo, appena riaperta, con il suo mosaico di 56 mq, databile tra il 90 e il 180, in cui Orfeo incanta vari animali con la sua lira. Così come va provata l’ebbrezza di salire al Rifugio Ai Caduti dell’Adamello, che si erge mirabolante sul bordo del ghiacciaio più vasto delle Alpi, l’Adamello Mandrone, e di trascorrere la notte nelle camere che paiono affacciate su un romanzo lucente di specchi.

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