AEROSPAZIO

Trentuno nuovi soci per il Distretto tecnologico della Campania

di Vera Viola

3' di lettura

Entrano a far parte del Distretto Aerospaziale della Campania – Dac – 31 imprese delle 34 che si erano candidate. Per essere ammesse hanno partecipato a una procedura pubblica (manifestazione d’interesse) partita a gennaio 2016. Grazie alle nuove adesioni il capitale sociale è aumentato di 245 mila euro, rendendo il Dac uno dei distretti di settore più capitalizzati.
Tra i nuovi soci compaiono Aerosoft, Aero Sekur, C.g.s., I.d.s, Tecno Tessile Adler e Atitech. Quest’ultima faceva già parte del Dac come partecipante del Consorzio Cama, adesso aderisce in modo diretto.

Tra i centri di ricerca che entrano a far parte del Dac compaiono poi anche Fondazione Formit e Stoà. Entra anche lo spin off dell’Università Federico II, Sophia, supportato da Invitalia.
Ma questi sono solo alcuni tra imprese e centri di ricerca che hanno voluto rafforzare le fila del distretto tecnologico campano, sottoponendo la propria domanda di adesione prima al vaglio del Cda e poi a quello dell’Assemblea dei Soci. Le domande sono state valutate e selezionate in base a rigidi criteri quali, il numero di addetti a tempo indeterminato, la percentuale di investimenti destinati alla ricerca, i brevetti prodotti, la disponibilità di un piano industriale di sviluppo sul territorio regionale, il fatturato derivante dalla produzione in Campania.

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Oggi il Dac è costituito per il 43% da Università e Centri di ricerca e per la parte restante da imprese, in altre parole è sostenuto per il 66,44% da capitale privato e per il 33,56 da quello pubblico.
I soggetti selezionati si aggiungono ai 140 attori che già fanno parte del Distretto: 8 grandi e medie imprese (tra cui Finmeccanica, Mbda, Magnaghi Aeronautica, Atitech, Dema, Telespazio), 11 centri di ricerca (tra cui Cira, Cnr, Enea e le 5 Università campane con corsi di ingegneria) e ben 125 Pmi (in alcuni casi riunite in consorzi).
Intanto, sono vicini al traguardo i dieci progetti di ricerca finanziati con fondi Pon dal Miur. La Campania nel 2014 ha ricevuto infatti 100milioni da impiegare nelle ricerche su tecnologie abilitanti tra cui velivolo senza pilota, aerei green, carrello di atterraggio “intelligente”, poltrone di nuova concezione, più sicure e confortevoli.

«Dopo l’esperienza del 2014 non sono stati più avviati altri bandi finalizzati a sostenere progetti di innovazione tecnologica per reti e cluster _ ricorda il presidente del Dac Luigi Carrino –.Nonostante le difficoltà nella erogazione dei fondi si tratta di uno strumento di fondamentale importanza. Non bastano i contratti di programma che premiano poche grandi imprese, è necessario spingere l’innovazione nell’intero sistema. Solo così possiamo prepararci a nuove sfide e produzioni».

In realtà, quando Carrino parla di nuove produzioni, lascia intendere che tra le imprese campane, ancora molto legate alle commesse di Leonardo, c’è molta attesa dei nuovi programmi e altrettanta speranza che le nuove commesse di Atr possano ridare linfa al comparto aeronautico campano. Ma soprattutto auspicano che si possa far partire il programma di un nuovo velivolo regionale (da 100-120 posti) successore di Atr.
Non è tutto, il Dac si prepara anche a fare battaglia con la Regione Campania a cui chiede di definire programmi chiari sugli aeroporti di Grazzanise e di Capua, oggi non utilizzati e cancellati dal piano aeroporti nazionale, ma che sarebbero di vitale importanza per il settore dell’industria aeronautica. «La Regione ci deve una risposta – conclude Carrino – deve porsi il serio problema delle infrastrutture».

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