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Tribunale dei brevetti europeo, rush finale per la sede di Milano

Dal 1° marzo si apre la fase transitoria verso la Corte che partirà a inizio giugno. L’Esecutivo punta a portare in Italia la sede centrale che doveva ospitare Londra utilizzando l’argomento dell’avvenuta modifica al diritto Ue (causata dalla Brexit) che consentirebbe una riassegnazione più «veloce»

di Laura Cavestri

2' di lettura

Ultimo miglio per Milano, candidata ad ospitare la terza sede centrale del Tribunale unificato dei brevetti (Tub), l’organismo incaricato di dirimere le future controversie brevettuali. Il 1° giugno entrerà in funzione il sistema brevettuale che promette una tutela europea più ampia e a prezzi più convenienti e il relativo tribunale le cui sentenze avranno efficacia in tutta Europa. Dal 1° marzo partirà la fase transitoria di preparazione (detta sunrise period). Meno di tre settimane, dunque, per capire se Milano potrà subentrare a Londra – la terza sede centrale fuoriuscita causa Brexit – e affiancare le due di Parigi e Monaco (a Lussemburgo solo la Corte d’Appello).

LA CLASSIFICA
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Ieri, in un’interrogazione rivolta al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, i parlamentari Pd eletti a Milano, Lia Quartapelle, Matteo Mauri, Silvia Roggiani, Vinicio Peluffo, Gianni Cuperlo, Bruno Tabacci e Antonio Misiani, il deputato di Europa, Benedetto Della Vedova e la senatrice di Azione, Giulia Pastorella, hanno chiesto «a che punto è la trattativa con gli altri Stati europei per la scelta di Milano quale terza sede del Tribunale per il brevetto unitario e quali azioni sta attivando il Governo per garantire che all’Italia sia assegnata l’intera quota di competenze originariamente prevista per la sede di Londra».

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Trattandosi di un accordo internazionale, la procedura standard richiederebbe una modifica e una nuova ratifica da parte di tutti i Paesi. Irrealizzabile.
Tuttavia, l’articolo 87 (comma 2) dell’Accordo sul Tribunale (Upca) prevede che il comitato amministrativo possa modificare «il presente accordo al fine di adeguarlo a un trattato internazionale in materia di brevetti o al diritto dell’Unione». E secondo molti giuristi, proprio perchè la Brexit ha modificato il diritto dell’Unione, con effetti diretti sull’assetto organizzativo dei brevetti e delle Corti, ci sarebbero tutti i presupposti per assegnare una nuova sede con delibera del comitato amministrativo e senza riavviare l’iter internazionale.

Secondo fonti ministeriali, il Governo starebbe percorrendo proprio questa strada. Tuttavia, la sede non basta. Servono anche le competenze. In pratica, la questione dell’assegnazione della sede potrebbe essere un successo per Milano solo se agganciata al trasferimento di quelle competenze tecniche che erano già previste per Londra. Ovvero, una specializzazione nei contenziosi dei settori chimica-farmaceutica e metallurgia. Bocconi ghiotti anche per le due corti, di Parigi e Monaco, che, temporaneamente, hanno assunto le funzioni inizialmente previste nella City. In attesa di capire se Milano dovrà accontentarsi della sola sede locale o potrà ospitare una corte centrale, gli uffici in via di San Barnaba sono pronti.

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