Violenza contro le donne

Tribunali, servizi sociali e media: quando la donna è vittima due volte

di Simona Rossitto e Chiara Di Cristofaro

(Adobe Stock)

2' di lettura

Riferimenti alla lingerie rossa mostrata dalla donna durante la serata, commenti sulla sua bisessualità, giudizi su una vita definita «non lineare». La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, nel giugno scorso, ha condannato l’Italia per il caso del presunto stupro della Fortezza da Basso, a Firenze. Sotto accusa, le parole usate nella sentenza dalla Corte di Appello, che ha ribaltato la condanna di sette giovani per stupro nei confronti della giovane ed è stata ritenuta dal giudice europeo, che non entra nel merito, piena di stereotipi e pregiudizi contro le donne e di passaggi irrispettosi della vita privata della ragazza . È di questo che si parla quando si parla di vittimizzazione secondaria nei casi di violenza contro le donne.

Su questo fenomeno si concentra l’e-book intitolato Ho detto no –Quando la donna è vittima due volte, la terza pubblicazione sul tema delle violenza di genere a cura di Alley Oop-Il Sole 24 Ore. Il libro digitale è disponibile sul sito del Sole 24 Ore gratuitamente e si inserisce nell’ambito del progetto Never Again, vincitore di un bando europeo, e realizzato dal Sole 24 Ore con i partner Università Vanvitelli di Napoli, la società di europrogettazione Prodos Consulting, D.i.R.e.-Donne in rete contro la violenza, l’associazione teatrale M.a.s.c e Maschile Plurale.

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La vittimizzazione secondaria è una forma di violenza, come ricorda il giudice Fabio Roia nella prefazione, a volte neanche troppo sottile esercitata spesso dagli operatori del sistema di rete che prende in carico le vittime e dai professionisti dell’informazione che raccontano in modo distorto e giustificatorio. Non si verifica dunque, come nel caso stigmatizzato da Strasburgo, solo nelle aule dei tribunali, ma anche attraverso i media, attraverso forze di polizia, assistenti sociali, consulenti tecnici d’ufficio, operatori socio-sanitari, tutte quelle persone che si interfacciano con le donne vittime di violenza che non sono adeguatamente preparate. Il fenomeno, come racconta l’e-book, non è solo italiano, ma con differenze e peculiarità proprie dei vari Paesi, si registra in tutta Europa ed esigerebbe una risposta comune e coordinata.

Il lavoro di approfondimento sulla vittimizzazione secondaria arriva, inoltre, al termine di un periodo molto particolare, quello della pandemia che col suo carico di stress e il disagio acuito dalla crisi economica, ha esacerbato i contesti di violenza in ambito domestico e portato alla luce il senso di isolamento e talvolta di asfissia delle donne costrette a stare ancora a più stretto contatto col proprio aguzzino. Quello della pandemia e del post pandemia è stato ed è dunque un momento propizio per interrogarsi ancora una volta sulla bontà del nostro sistema, sulla risposta dello Stato italiano e delle istituzioni alla violenza, sulla necessità di evitare che la donna, già vittima, lo diventi una seconda volta per mano dei media, dei tribunali, dei servizi sociali. Per evitare cioè, attraverso la formazione, un asse portante del progetto Never Again, che la donna che ha subìto violenza debba essere vittima una seconda volta.

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