Tributaristi, nel decreto dignità semplificazioni fiscali solo formali
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Semplificazioni fiscali solo marginali nel decreto dignità. È quanto denunciano i tributaristi dell’Int (Istituto nazionale tributaristi) e dell’Uncat (Unione nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi). Per l’Int si è trattato di un «timido intervento sul redditometro che verrà rivisto e non abrogato, sullo spesometro semplicemente prorogato e non cancellato, sullo split payment eliminato solo per i professionisti e solo per le fatture con la Pa»; insomma per il presidente Int Riccardo Alemanno è stato fatto «poco rispetto alle aspettative ed agli annunci». Anche l’Uncat parla di una semplificazione formale ma non sostanziale. In ordine alle misure di semplificazione fiscale, «la norma sul redditometro - sottolinea l’Uncat - interviene solo sulle modalità di definizione degli indici indicativi ma nulla sposta sul metodo di accertamento; quella sullo spesometro differisce solo l’invio dei dati».
Split payment
E in merito alla soppressione dello split payment per i professionisti l’Uncat sottolinea che «il mantenimento nei confronti delle imprese determina il permanere della crisi di liquidità da sempre denunciato nei confronti di questa disposizione a causa degli inadempimenti della PA».
Di diverso avviso il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella, che definiscela norma appena approvata dal Consiglio dei ministri sullo split payment «Un decreto che restituisce dignità ai liberi professionisti». Per Stella il vicepremier Di Maio è stato di parola: «ci aveva assicurato l’abolizione dello split payment e ora dalle promesse siamo già passati ai fatti. Bene così. Certamente - prosegue Stella - l’abolizione dello split payment consentirà adesso agli studi professionali di tornare a investire e a innovare».
Interventi sul lavoro
Per il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro le novità in materia di lavoro sono anacronistiche e creano un irrigidimento «per di più - si legge nel loro comunicato - all’inizio del periodo estivo, quando ci sarebbe bisogno di maggiore flessibilità, in particolare nel settore turistico, per incentivare l'occupazione».
Nel dettaglio secondo il Cnocdl:
• la riduzione della durata e del numero di proroghe dei contratti a termine induce al turn over e, quindi, non assicura stabilità al mercato del lavoro;
• il ritorno alle causali potrebbe alimentare nuovamente il contenzioso, molto ridimensionato negli ultimi anni;
• l’equiparazione integrale della disciplina del Contratto a tempo determinato alla Somministrazione paralizza un intero settore, che occupa lavoratori in possesso di ogni garanzia di natura contrattuale e previdenziale.
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