Oscar 2020, storico trionfo del coreano Parasite: prima volta per un film straniero
Miglior regista Bong Joon-ho, miglior attore Joaquin Phoenix, miglior attrice Renée Zellweger
di S. Biolchini e A. Chimento
4' di lettura
Incredibile Parasite: è il primo film in lingua non inglese a vincere come miglior film agli Oscar. Ed è storia del cinema, con quattro statuette, e che statuette, le più pesanti. Al film sudcoreano è infatti anche andato il premio per la miglior regia di Bong Joon-ho, ma il lungometraggio ha anche trionfato nel nuovo premio per il miglior film internazionale (l'ex “straniero”), oltre che in quello per la migliore sceneggiatura originale. E, last but not least, il discorso di Bong Joon Ho è stato l’unico, davvero l’unico, veramente commovente nel suo omaggio ripetuto e prolungato a Martin Scorsese e poi a Quentin Tarantino.
L’Oscar per il miglior attore protagonista è andato a Joaquin Phoenix per Joker di Todd Phillips. Suo il monologo più lungo e apprezzato in favore della salvaguardia dell’ambiente e degli animali, nonché in favore delle minoranze di ogni tipo: “Dobbiamo lottare contro l'idea che una razza, un'idea sia dominante rispetto a qualcuno impunemente”, ha detto l’attore. E ancora: “il dono più grande che mi ha dato il cinema - ha sottolineato - è quello di poter dare voce a chi voce non ce l'ha. E' arrivato il momento di iniziare a farci portavoce di altre cause”.
L’Oscar per la miglior attrice protagonista a Renée Zellweger per Judy, in cui ha magnificamente interpretato una leggenda come Judy Garland.
L'Oscar per la migliore attrice non protagonista se lo è invece aggiudicato Laura Dern per Storia di un matrimonio; mentre quello per il miglior attore non protagonista è andato, come da anticipazioni, a un Brad Pitt che è apparso come di plastica al fianco della madre per C'era una volta a...Hollywood di Quentin Tarantino. “Il cinema sarebbe triste senza di te. Sei originale, davvero unico” ha commentato rivolgendosi in maniera fin troppo affettata al regista.
Quello per la migliore sceneggiatura non originale, con la candidatura ben più da premio di Piccole Donne e Joker, immeritatamente lo ha portato a casa Taika Waititi per Jojo Rabbit .
Toy Story 4 di Josh Cooley della Pixar ha vinto l'Oscar come miglior film d'animazione. Hair Love, per la regia di Bruce W. Smith, Matthew A. Cherry e Everett Downing Jr. ha invece vinto l'Oscar come
miglior corto d'animazione . The Neighbors' Window, regia di
Marshall Curry, quello per il miglior cortometraggio.
L'Oscar per la migliore scenografia lo hanno conquistato Barbara Ling e Nancy Haigh per C'era una volta a...Hollywood di Quentin Tarantino.
L'Oscar per il miglior documentario va a American Factory (in italiano Made in Usa - Una fabbrica in Ohio) di Steven Bognar, Julia Reichert e Jeff Reichert. Ambientato in una fabbrica in Ohio è un film, distribuito da Netflix, sui diritti dei lavoratori e a produrlo è stata la nuova casa di produzione degli ex inquilini della Casa Bianca, Barack e Michelle Obama.
L'Oscar per il miglior cortometraggio documentario va a Learning to skateboard in a warzone (if you're a girl) di Carol Dysinger e Elena Andreicheva.
L'Oscar per la migliore colonna sonora originale lo ha vinto la violoncellista e compositrice islandese Hildur Guonadottir per Joker di Todd Phillips, quello per la miglior canzone originale se lo sono aggiudicato Elton John e Bernie Taupin per (I'm Gonna) Love me Again del film Rocketman. Per Elton John è il secondo Oscar dopo quello vinto nel 1995 per Il Re Leone.
Oscar per i migliori costumi a Jacqueline Durran per Piccole Donne di Greta Gerwig. Per la costumista si tratta della seconda statuetta dopo quella vinta nel 2013 per Anna Karenina.
L'Oscar per il miglior montaggio sonoro lo ha preso Donald Sylvester per il film Le Mans '66 - La grande sfida (Ford v Ferrari) , mentre il premio per il miglior sonoro lo hanno strappato Mark Taylor e Stuart Wilson per 1917 di Sam Mendes.
L'Oscar per la migliore fotografia è andato a Roger Deakins per 1917, quello per il miglior montaggio invece a Michael McCusker e Andrew Buckland per Le Mans '66 - La grande sfida (Ford V Ferrari).
L'Oscar per i migliori effetti speciali lo hanno ricevuto Guillaume Rochereon, Greg Butler e Dominic Tuohy sempre per 1917, quello per il miglior trucco e acconciatura Kazu Hiro, Anne Morgan e Vivian Baker per
Bombshell - La voce dello scandalo di Jay Roach
Quanto allo show al Dolby Theatre l’inquadratura di un Martin Scorsese con gli occhi chiusi dal sonno ha reso al meglio il mood di una nottata fatta di duetti stucchevoli e finte cortesie molto made in Usa: salvo qualche momento, una premiazione da sbadiglio prolungato, semplicemente da dimenticare. E non è solo il commento di chi scrive, viste le tante facce perplesse che le inquadrature impietose hanno immortalato in sala al di là dei sorrisi impostati e delle lusinghe esibite a più non posso. Certo Billie Eilish ha cantato una toccante cover di Yesterday, ma è stata un meteorite nella sezione “in memoriam” in cui sono stati ricordati anche due italiani: Piero Tosi e Franco Zeffirelli.
L’annuncio della serata lo ha invece elargito Tom Hanks: il Museo dell'Academy a Los Angeles, disegnato da Renzo Piano, aprirà il 14 dicembre 2020.
La nota a margine è stato l’omaggio a Kobe Bryant sul red carpet di Spike Lee, che ha indossato uno smoking color viola e oro con il numero 24 applicato sulla giacca. “Tributo, onore, omaggio”, ha detto il regista, ricordando la stella del basket tragicamente scomparsa: “Manca a tutti” ha detto .
Infine il capitolo delle immancabili note di protesta, come sempre protagoniste della serata, non può trascurare Natalie Portman che ha reso omaggio alle donne registe snobbate agli award di quest'anno, indossando un mantello con sopra ricamati i nomi delle registe non prese in considerazione dall’Academy: Greta Gerwig (Little Women), Lorene Scafaria (Hustlers) e Lulu Wang (The Farewell).
Gloria a Parasite dunque: la sua premiazione meritatissima, ha messo per una volta tutti d’accordo, con buona pace del superfavorito e inspiegabilmente sopravvalutato 1917, che con il coreano non ha avuto chance.
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