Tripli giochi da spia in Medio Oriente
Dal romanzo di Le Carré, racconta le peripezie di un’attrice inglese, arruolata dai servizi israeliani nel 1979 per infiltrarsi in una cellula terroristica palestinese. Ottima recitazione, sempre sul filo della tensione e della sensualità
di Gianluigi Rossini
2' di lettura
Ogni tanto fa bene prendersi una pausa dal flusso continuo delle nuove uscite e ritornare su titoli interessanti usciti qualche tempo fa. Una buona occasione viene data da LaF, che dal 28 settembre ripropone La tamburina, miniserie del 2018 tratta dall’omonimo romanzo di John Le Carré. Al contrario della dimenticabile (e in effetti dimenticata) versione cinematografica del 1984, la miniserie in sei puntate riesce ad adattare e reinterpretare efficacemente la complessa struttura narrativa del romanzo, anche grazie alla raffinatissima regia di Park Chan-Wook (Oldboy, Mademoiselle).
Protagonista assoluta è Charlie (Florence Pugh), attrice inglese con vaghe simpatie rivoluzionarie, che nel 1979 viene reclutata da un’unità speciale dei servizi segreti israeliani per infiltrarsi in una cellula terroristica palestinese. Gli elementi classici del filone spionistico ci sono tutti: doppi e tripli giochi, identità finte vissute con tale intensità da mettere in discussione quelle reali, una storia d’amore simulata che irresistibilmente emerge come reale.
Si viaggia per l’Europa passando da un teatro londinese a una spiaggia greca a un centro d’addestramento libanese. Ma la miniserie riesce con grande sapienza a rimanere sul filo del romance, a usare appunto gli stilemi del romanzo di spionaggio senza mai scadere nel pacchiano. Alla fine del primo episodio, per dire, c’è una scena di inganno e seduzione, in notturna, sull’Acropoli di Atene, di fronte alle colonne del Partenone: era difficilissimo che non ne venisse fuori una cartolina stucchevole, e invece il tutto è gestito con una tale destrezza drammaturgica e visiva da risultare esattamente il passaggio chiave narrativo che doveva essere. Merito anche della prova attoriale di Florence Pugh (Midsommar), pareggiata solo da quella di Michael Shannon nella parte di Martin Kurz, il gelido manipolatore a capo dell’operazione di spionaggio israeliana.
A voler trovare un difetto, nel primo paio di episodi ci sono dei momenti in cui è facile perdere il filo della trama e confondere i personaggi, ma il tutto è anche parte di una storia che parla di spionaggio come se fosse teatro sperimentale.
La tamburina
Park Chan-Wook. LaF dal 28 settembre
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