Triumph Tiger Sport 660, come va la media tuttofare inglese
Semplice, ma agile e molto veloce: la piccola di famiglia si è rivelata un'ottima divoratrice di curve, ma anche amante dei viaggi
di Gianluigi Guiotto
2' di lettura
Tra le moto adatte a piloti con diversa esperienza e costituzione fisica, le crossover di media cilindrata sono le più amate dal pubblico attualmente, con in testa la Benelli Trk 502, in testa alle vendite. Una delle ultime arrivate è la Triumph Tiger Sport 660, modello di accesso alla gamma delle adventure della Casa inglese (è venduta a circa 9.500 euro). Rispetto alle sorelle 850, 900 e 1200, la Tiger piccola è più compatta e deve molto alla sorella naked Trident: oltre al motore, anche il telaio, il tubolare in acciaio, ma con telaietto ad hoc. Cambiano le quote: il forcellone si allunga di 2 cm e cresce l’escursione delle sospensioni, forcella Showa a steli rovesciati da 41 mm e mono regolabile nel precarico con una manopola. I cerchi sono da 17”, a segnare una maggior propensione stradale della Tiger Sport 660.
In sella. A 835 mm da terra si sta seduti comodi e con le gambe non troppo piegate, mentre le mani trovano il manubrio vicino al busto, in modo da non doversi allungare troppo. La strumentazione vede una coppia di piccoli display (uno a colori) con le informazioni che servono, circondati da numerose spie; peccato che il cavo della frizione passi davanti al display inferiore. È previsto il collegamento con lo smartphone. Il serbatoio ha una capienza di 17 litri, mentre tra le gambe palpita il tre cilindri in linea inglese, capace di 81 cv e di un picco di coppia di 64 Nm.
Non manca l'acceleratore elettronico che consente di selezionare due mappe (Road e Rain), traction control escludibile, frizione assistita e antisaltellamento con cambio a 6 rapporti. Comodo il parabrezza: si regola sollevandolo semplicemente con una mano, anche in movimento, e offre una protezione molto buona.Su strada. In città la piccola Tiger si trova a suo agio e consente di muoversi con disinvoltura nel traffico: è agile tra le auto in coda (206 i kg in ordine di marcia) e non soffre buche e pavé; la posizione eretta e il manubrio largo aiutano molto nel prevedere e reagire alle manovre delle auto. Nel misto l'inglese rende onore al termine Sport nel nome: non avrà tanti cavalli ma sono messi nel punto giusto del contagiri. Inutile, infatti, proseguire oltre i 7mila giri, ma la schiena del motore è notevole: il propulsore è molto elastico e consente di passare da una curva all'altra giocando con il gas.
Il modello in prova montava il cambio elettronico quickshifter di Triumph che lavora molto bene, senza incertezze. In autostrada i più alti patiscono la scarsa protezione per il casco; dispiace anche l'assenza del cruise control, mentre il passeggero viaggia comodo, nonostante lo spazio a lui dedicato sulla sella non sia principesco. Molto buoni, infine, i consumi: non si scende mai sotto i 20 km/l (Triumph dichiara una media di 22 km/l); considerando i 17,2 litri del serbatoio, almeno 320 km separano le pause dal benzinaio.
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