in eurozona risparmi per 1,1 miliardi di euro

Troppi vincoli, Nordea trasloca a Helsinki. La Riksbank: rischi per tutti

di Michele Pignatelli

(EPA)

2' di lettura

La Banca centrale svedese reagisce con preoccupazione alla notizia, ufficializzata nelle ultime ore, che Nordea Bank AB - unico istituto nordico di importanza sistemica e tra i primi venti player in Europa - trasferirà il proprio quartier generale da Stoccolma a Helsinki. Un passaggio dal sistema regolatorio svedese a quello dell’Eurozona previsto per la seconda metà del 2018, che farà risparmiare al gruppo, secondo le sue stesse stime, 1,1 miliardi di euro (1,3 miliardi di dollari) grazie a vincoli patrimoniali meno stringenti.

Stefan Ingves, governatore della Riksbank e presidente del Comitato di Basilea sulla supervisione bancaria, ha definito la decisione «pericolosa per tutti, nei Paesi nordici e nelle Repubbliche baltiche», se l’intenzione di Nordea è ridurre i propri requisiti patrimoniali. E - dopo aver messo in guardia la Finlandia, pronta a dare il benvenuto a un gruppo bancario i cui asset (oltre 650 miliardi di dollari nel 2016) sono più del doppio del Pil finlandese - ha invitato i Paesi nordici a una maggiore cooperazione in questo campo.

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La vicenda si presta infatti a diverse chiavi di interpretazione, a seconda dei punti di vista.

Nell’ottica dell’istituto bancario, è dettata dall’esigenza di restare competitivi, senza sottostare a regole penalizzanti rispetto ai concorrenti europei. L’amministratore delegato, Casper von Kospull, ha invocato un’armonizzazione delle norme in questo campo, all’interno dei Paesi nordici e tra questi e l’Eurozona. In assenza di questo «terreno di gioco comune» - ha spiegato - Nordea continuerebbe ad essere sfavorita, dovendosi attenere a requisiti di capitale più stringenti e a contributi al fondo di risoluzione nazionale più elevati di quelli in vigore nell’unione bancaria. Senza contare che in Svezia le banche non possono dedurre dalla tasse gli interessi sul debito subordinato.

La Svezia, dal suo punto di vista, replica che regole più severe proteggono i contribuenti da un’industria finanziaria che è quattro volte il Pil e che già una volta, negli anni Novanta, mise in ginocchio il Paese. Nordea, tra l’altro, nacque proprio in quegli anni, da una fusione tra vecchi istituti in bancarotta e banche finlandesi, danesi e norvegesi. D’altro canto, Stoccolma è chiamata a interrogarsi su un carico fiscale che rimane tra i più alti al mondo (circa il 43% del Pil) e rischia di ridurre l’appeal del Paese, anche nei confronti dell’industria finanziaria.

La Finlandia, per il momento, plaude alla decisione di Nordea. «Benvenuti», ha twittato subito il ministro delle Finanze, Petteri Orpo, sottolineando poi l’importanza anche simbolica del trasferimento, «che significa - queste le sue parole - che abbiamo fatto bene ad adottare l’euro e a entrare nell’unione bancaria», convinzione non proprio consolidata a quelle latitudini. E agli svedesi, che mettono in guardia Helsinki dai rischi di accogliere Nordea in un’unione bancaria ancora non completata, il direttore dell’Authority di supervisione finanziaria finlandese, Anneli Tuominen, replica di avere «grande fiducia nella vigilanza della Bce».

La palla passa ora in effetti a Francoforte, a cui pure la Banca centrale svedese invia un monito. «Se le banche iniziano a spostarsi per annacquare le regole - ha avvertito il governatore della Riksbank - ci saranno rischi per tutti».

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