Truffa bonus facciate, 31 indagati e sequestro 52 milioni
Sono 37 le società finora coinvolte in una inchiesta di Reggio Calabria, tra prime e seconde cessionarie del credito. Lo scopo finale sarebbe stato quello di monetizzare parte dei crediti ricevuti presso sportelli di intermediari finanziari dislocati sul territorio nazionale
di Marco Mobili
2' di lettura
Apri il tuo cassetto fiscale e ti ritrovi dei crediti di imposta scaturiti da interventi di recupero edilizio che però non hai mai realizzato. È quello che è successo ad alcuni proprietari di un condominio in provincia di Reggio Calabria e da cui è scaturita la nuova operazione della Guardia di finanza che ha portato al sequestro di 52 milioni di euro di crediti d’imposta inesistenti per interventi di rifacimento delle facciate mai realizzati. È l’ennesima goccia di risorse pubbliche che va ad alimentare un fiume di frodi plurimiliardarie recentemente quantificate dalla stessa premier Meloni in 12,8 miliardi di euro. Giusto quelli che potrebbero servire al Governo per prorogare di un anno il taglio al cuneo ai lavoratori che guadagnano fino a 35mila euro l’anno.
L’operazione di Reggio
Dalle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Locri e ora inviate per competenza a quella di Roma è scaturito un provvedimento di sequestro preventivo di oltre 52 milioni di euro di crediti d’imposta, frutto di una articolata frode perpetrata nell'ambito del cosiddetto “bonus facciate” e smascherata dal comando provinciale delle Fiamme gialle di Reggio Calabria. Fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – risultano al momento indagati, a vario titolo, 31 soggetti per indebita percezione di erogazioni pubbliche, truffa a danno dello Stato, riciclaggio e autoriciclaggio.
Le società coinvolte
Sono 37 le società finora coinvolte, tra prime e seconde cessionarie del credito. Lo scopo finale sarebbe stato quello di monetizzare parte dei crediti ricevuti presso sportelli di intermediari finanziari dislocati sul territorio nazionale. I crediti inesistenti sono risultati ceduti a 4 imprese con sede a Roma e a San Cesareo (RM). Gli accertamenti hanno consentito di appurare che le 4 imprese “prime cessionarie”, tutte amministrate dallo stesso soggetto attualmente indagato, risultavano avere accettato cessioni di crediti inesistenti, per un ammontare di oltre 52 milioni di euro da parte di 160 cedenti del tutto ignari. Infatti l’avvio dell’indagine parte proprio da un gruppo di proprietari di immobili di uno stesso condominio che si sono ritrovati nel loro cassetto fiscale dei crediti d’imposta per lavori sulla facciata del loro condominio mai realizzati.
La catena di cessioni
Le quattro società “prime cessionarie”, hanno provveduto a monetizzare parte del credito cedendo la restante parte ad altre 33 società “seconde cessionarie”, con sedi sparse su tutto il territorio nazionale, che hanno proceduto a loro volta a monetizzare parte dei crediti.
loading...