Trump, di che cosa è accusato e gli effetti sulla sua corsa alla nomination
Trump, che nega tutto sia la relazione sia i pagamenti, è ora il primo ex presidente a essere incriminato e martedì il Gran Giurì dovrà decidere se ci sono abbastanza prove per procedere contro di lui
di An.Man.
5' di lettura
L’ex presidente Donald Trump sarà citato in giudizio martedì 4 aprile dopo essere stato incriminato il 30 marzo, situazione senza precedenti nella storia della politica americana.
Deve rispondere di aver pagato 130mila dollari alla pornostar Stormy Daniels, il prezzo del silenzio perché lei non rivelasse a tutti gli incontri sessuali avuti con il magnate dell’immobiliare, nel 2016, all’epoca dei pagamenti, candidato alla Casa Bianca che poi conquistò. Trump e la sua azienda sono accusati di aver falsificato i documenti per nascondere i pagamenti a Stormy Daniels. Fu Michael Cohen, ex avvocato di Tump e ora teste per l’accusa, a pagare la pornostar e poi farsi rimborsare dalla Trump Organization.
Oltre 30 capi d’accusa
Trump, che nega tutto sia la relazione risalente al 2006 sia i pagamenti del 2016, è ora il primo ex presidente a essere incriminato e martedì il Gran Giurì dovrà decidere se ci sono abbastanza prove per procedere contro di lui. L’avvocato di Trump, Joe Tacopina, ha confermato che Trump apparirà davanti alle autorità di New York. L’avvocato ha però detto che non gli sono state ancora comunicate specifiche accuse e che si aspetta che tali accuse rimangano riservate fino alla citazione in giudizio. Ma pare che l’ex presidente degli Stati Uniti debba affrontare oltre 30 capi d’accusa per frode aziendale, riferiscono alla Cnn due fonti vicine alla vicenda.
Il caso si basa su una nuova teoria giuridica, secondo alcuni esperti. La falsificazione di documenti aziendali può essere un reato ai sensi della legge di New York, ma affinché i pubblici ministeri provino che Trump ha commesso un crimine, dovrebbero dimostrare che è stato coinvolto nella falsificazione per commettere o nascondere un secondo crimine. In questo caso questo secondo crimine può essere la violazione della legge elettorale. Durante la sua amministrazione, i pubblici ministeri federali hanno deciso di non formulare l’accusa a Trump per i pagamenti a Daniels, citando le linee guida del Dipartimento di Giustizia secondo cui un presidente in carica non può essere accusato.
Trump è il primo presidente degli Stati Uniti - in carica o passato - a essere formalmente accusato di reati. Né l’incriminazione, né l’eventuale condanna gli impediranno di candidarsi alle prossime presidenziali.
Il procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, voleva che Donald Trump si consegnasse già oggi per essere arrestato, ma i suoi avvocati si sono opposti affermando che il Secret Service ha bisogno di più tempo per organizzare la procedura senza precedenti. Lo rivela Politico, citando fonti delle forze di sicurezza newyorkesi. Con la prima incriminazione di un ex presidente della storia americana, ci si trova infatti nella circostanza, estremamente delicata, di un imputato che si presenterà alle autorità scortato dagli agenti delle guardie del corpo presidenziali, che devono garantire la sicurezza a vita degli ex inquilini della Casa Bianca. È questo quello che Joe Tacopina, l’avvocato di Trump, ha spiegato all’ufficio del procuratore, chiedendo quindi di rinviare alla prossima settimana - a martedì, secondo diversi media Usa - il clamoroso arresto. In questi giorni, quindi non solo gli avvocati del tycoon, ma anche i responsabili del Secret Service dovranno coordinarsi con la procura per studiare le modalità della consegna di Trump.
Martedì gli saranno prese le impronte digitali e forse verrà fotografato quindi sarà formalmente incriminato. Come ha anticipato il suo avvocato molto probabilmente si dichiarerà innocente. Ma passerà più di un anno da qualsiasi potenziale processo, hanno detto gli esperti legali, il che significa che potrebbe svolgersi durante o dopo la campagna presidenziale. Gli avvocati di Trump, Susan Necheles e Joseph Tacopina, hanno affermato che «combatteranno vigorosamente» le accuse. «Zero, zero. Il presidente Trump non accetterà alcun patteggiamento. Non succederà. Non c’è alcun crimine». Così in un’intervista a NBC News, l’avvocato Tacopina,
Sondaggi favorevoli
Proprio le presidenziali tra un anno diventano, con questa incriminazione e un possibile processo, territorio inesplorato. I sondaggi mostrano che Trump rimane il leader indiscusso per la nomination repubblicana, e la sua posizione non ha vacillato con la diffusione delle notizie sulle accuse.
Trump, nel frattempo, ha cercato di mettere il pubblico contro il caso. Il 18 marzo, ha lanciato un messaggio sul suo sito di social media in cui dichiarava di aspettarsi di essere arrestato entro pochi giorni. Sebbene ciò non sia mai avvenuto (e i suoi collaboratori hanno chiarito che non si era basato su alcuna informazione privilegiata), Trump ha utilizzato questa occasione per evidenziare le debolezze del caso e per attaccare Bragg con una raffica di dichiarazioni anche personali e persino razziste.
Corsa ancora possibile
L’incriminazione di Trump solleva delle domande, in particolare se tali accuse o una condanna possono escludere Trump dall’essere eletto presidente. La risposta che gli esperti legali danno a Time è che anche se condannato non sarebbe escluso dalla presidenza qualora venisse eletto. «Non esiste un divieto costituzionale per un criminale in corsa per una carica», afferma Richard Hasen, professore di diritto elettorale presso la UCLA Law School. «E dato che la Costituzione degli Stati Uniti stabilisce le qualifiche presidenziali, non è chiaro se gli stati possano aggiungerle, ad esempio vietando ai criminali di candidarsi alle cariche». Secondo la Costituzione, tutti i cittadini nati negli Stati Uniti che hanno almeno 35 anni e hanno residenza negli Stati Uniti da 14 anni possono candidarsi alla presidenza. Non vi è alcun impedimento legale per Trump di continuare la sua campagna presidenziale mentre affronta accuse penali, anche se fosse incarcerato, affermano gli esperti legali. Alan Dershowitz, noto professore di diritto di Harvard, ha dichiarato a Newsmax che una foto segnaletica di Trump potrebbe servire come manifesto per la sua campagna.
Ma mentre potrebbe essere legalmente possibile per Trump candidarsi alla presidenza anche se viene condannato, una serie di ostacoli pratici potrebbe rendere più difficile la campagna elettorale. Ad esempio, se dovesse essere condannato al carcere, dice Saikrishna Prakash, professore di diritto costituzionale all’ University of Virginia Law School, ciò inibirebbe la sua capacità di condurre una campagna, ma non inibirebbe necessariamente la sua capacità di vincere. Il giudice di New York assegnato al caso Trump potrebbe prendere la decisione finale sulla possibilità che l’ex presidente possa fare campagna mentre è sotto accusa, anche se sembra improbabile che i pubblici ministeri cerchino di arrestare l’ex presidente o limitare i suoi viaggi elettorali mentre il caso è pendente.
Le questioni legali diventano più oscure se Trump vince la presidenza mentre affronta accuse imminenti o una condanna. «L’Office of Legal Counsel ha affermato che non è possibile incriminare, perseguire o punire un presidente in carica», afferma Prakash. «Non hanno mai dovuto discutere, per quanto ne so, cosa succede se qualcuno diventa presidente dopo essere stato processato o mentre è in prigione».
In passato, ricordano i professori citati da Time, almeno due condannati per reati hanno corso per la presidenza. Nel 1920 il candidato Eugene Debs corse per la presidenza mentre era in una prigione federale ad Atlanta accusato di aver violato l’Espionage Act; nel 1992 Lyndon LaRouche, condannato per frode fiscale condusse la sua campagna dalla prigione.
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