Donald Trump incriminato per il caso Stormy Daniels. L’avvocato: «Non accetterà il patteggiamento»
Un arresto negoziato con i legali della difesa forse martedì prossimo. Trump: E’ una persecuzione politica.
di Marco Valsania
I punti chiave
5' di lettura
Donald Trump è stato incriminato per lo scandalo “Stormy” Daniels, diventando il primo ex Presidente degli Stati Uniti a essere formalmente accusato di reati penali, e potrebbe comparire in tribunale martedì prossimo. Un Gran Giurì riunito a Manhattan, incaricato di vagliare il caso, ha votato a favore dell'incriminazione chiesta dalla procura distrettuale.Gli esatti reati contenuti nell'atto d'accusa e adesso depositati in tribunale non sono stati per il momento svelati pubblicamente, ma lo saranno probabilmente dalla procura nelle prossime ore o giorni. Secondo Cnn i capi d’accusa potrebbero essere numerosi, una trentina solo quelli legati a documenti falsi per occultare pagamenti illeciti a Daniels, la pornostar che minacciava di rivelare un affaire con Trump. In serata la procura ha ufficializzato l’esistenza dell’incriminazione e detto di aver informato gli avvocati di Trump.
Negoziati sull’arresto, previsto martedì
Sono scattati, nel frattempo, i negoziati tra la procura distrettuale di New York, guidata da Alvin Bragg, e i legali di Trump sul suo arrivo volontario in città, l'arresto e la comparsa in tribunale davanti a un giudice. Un avvocato della difesa ha previsto che questo accadrà martedì della prossima settimana. E' possibile che Trump, accompagnato da agenti dei servizi segreti come tutti gli ex Presidenti, venga ammanettato, debba sottoporsi al rilievo di impronte digitali e a foto segnaletiche in un clima di rafforzata sicurezza in città e alta tensione. Trumpo sarà poi rilasciato senza cauzione, perchè in gioco sono reati non violenti. Il campo di Trump è stato colto di sorpresa dai tempi della decisione del Gran Giurì, che era parso voler rinviare un voto di alcune settimane.
Legale esclude patteggiamento
«Zero, zero. Il presidente Trump non accetterà alcun patteggiamento. Non succederà. Non c’è alcun crimine». Così in un’intervista a NBC News, uno dei legali di Trump, Joe Tacopina, esclude un patteggiamento.
Terremoto politico
L'incriminazione, al termine di indagini durate cinque anni, ha di sicuro scosso il mondo politico e la campagna per le prossime presidenziali del 2024. Trump si è ricandidato per conquistare nuovamente la nomination del partito repubblicano. Una fedina penale pulita non è tra i criteri stabiliti dalla Costituzione Usa per candidarsi alla Presidenza, ma è indubbio che qualunque procedimento avrà un impatto, squalficando per alcuni il candidato e forse mobilitando i suoi fedeli sostenitori. Sotto osservazione delle autorità anche la risposta di organizzazioni estremiste delle destra e milizie, che su alcuni siti dedicati hanno denunciato la “caduta della Repubblica”.
Senza precedenti
La vicenda è senza precedenti perché coinvolge un ex Presidente e perché Trump in decenni di controversie sulle sue pratiche di business e politiche aveva finora sempre evitato accuse penali. E battuto anche due procedimenti di impeachment in Parlamento. Altre inchieste in corso sono tuttavia potenzialmente esplosive per Trump: due indagini federali, in mano a un procuratore speciale, sul suo ruolo nell'incitare l'assalto al Congresso il 6 gennaio 2021 per annullare la vittoria alle urne di Joe Biden e sul furto di documenti top secret dalla Casa Bianca. Una terza inchiesta è in Georgia, per i suoi tentativi di ribaltare il risultato elettorale del 2020 in uno stato cruciale.
La reazione
Trump ha subito reagito con forza. Ha denunciato una “persecuzione politica” per mano dei democratici, che rappresenta una “interferenza nelle elezioni” e che vuole distruggere il movimento Maga, Make America Great Again. Bragg è democratico, eletto procuratore distrettuale. Ancora: ha denunciato una “caccia alle streghe”, “i giorni più oscuri” del Paese, una cospirazione della “sinistra radicale”. Un suo rappresentante legale ha aggiunto, senza timori di ulteriori iperboli: “Questo è il punto più basso nella storia del nostro sistema di giustizia penale”.
Leader repubblicani a fianco di Trump
Al suo fianco una parte importante della leadership repubblicana, a conferma della sua continua anche se forse scomoda influenza sul partito: lo Speaker della Camera Kevin McCarthy ha accusato Bragg di abuso di potere, di “un’ingiustizia che non sarà mai accettata dagli americani”, e promesso indagini parlamentari contro di lui. Simili le reazioni sopra le righe di altri esponenti dei vertici conservatori della Camera, che hanno definito il caso una “farsa” e il procuratore Bragg un “socialista corrotto”.
La strana dichiarazione di DeSantis
Il rivale in pectore per la nomination nel 2024, il governatore della Florida Ron DeSantis si è però limitato a dichiarare in prima battuta che “la Florida (dove Trump risiede, Ndr) non coopererà con una richiesta di estradizione date le discutibili circostanze”. Un’estradizione che non dovrebbe comunque essere necessaria, visto che Trump ha finora sempre indicato di volersi recare a Manhattan per eventuale arresto e processo. DeSantis ha difeso senza troppa passione Trump anche in passato, in un segno di possibile concorrenza interna tra i repubblicani e dubbi sulla figura di Trump.
Il caso e i reati
Il caso che ha portato all'incriminazione è legato a pagamenti illeciti all'attrice pornografica “Stormy” Daniels, per comprare il suo silenzio alla vigilia delle elezioni del 2016 su una relazione extra coniugale. I pagamenti furono effettuati dall'avvocato personale di Trump, Michael Cohen, divenuto poi teste d'accusa. I versamenti segreti, circa 130.000 dollari, avrebbero violato le leggi sul finanziamento delle campagne elettorali. Cohen ha testimoniato che Trump ha ordinato i pagamenti e che lui e la sua Trump Organization hanno poi insabbiato il tutto, falsificando documentazione finanziaria. I reati potrebbero riguardare sia truffa elettorale che le falsificazioni. In dettaglio, tre procuratori che hanno gestito direttemente l'inchiesta sotto la guida di Bragg si sono presentati davanti al Gran Giurì riunito nel pomeriggio di giovedi’ verso le 2 ora americana, dove in aula è stato ascoltata una ulteriore testimonianza; hanno poi messo al voto del Gran Giurì la richiesta di approvare le incriminazioni. Tre ore dopo sono usciti e hanno depositato le accuse formali presso l'ufficio della corte.
Chi è Stormy Daniels
Dagli abusi subiti da bambina al ’palcoscenico’ mondiale. Stormy Daniels, il nome in arte di Stephanie Clifford, non ha probabilmente mai immaginato neanche da lontano che un giorno sarebbe divenuta un volto noto per milioni di persone e la donna in grado di far cadere Donald Trump, rendendolo il primo ex presidente incriminato della storia americana. Nata a Baton Rouge, in Louisiana, Clifford è cresciuta in una diroccata casa di campagna. La sua - ha raccontato nel libro ’Full Disclosure’ - è stata un’infanzia di povertà e abusi fin da quando aveva solo nove anni. Mentre frequentava il liceo era già una spogliarellista, muovendo così i primi passi in quell’industria del porno che ha scalato fino al vetta ricevendo premi come regista, scrittrice e star. Proprio nel suo ruolo di pornostar Clifford ha incontrato nel 2006 Donald Trump, che allora era da poco sposato con Melania ed era da poco divenuto papà di Barron. Trump era un gigante del settore immobiliare e una star del piccolo schermo con The Apprentice.
La scintilla della passione fra i due è scoccata subito: l’allora sessantenne Trump notò la giovane bionda dirompente con occhiali da sole Chanel e la invitò prima a cena e poi nella sua camera. La loro relazione era così ufficialmente iniziata: i due si incontrano diverse altre volte, Trump le telefonò da un numero privato in diverse occasione chiamandola ’Honeybunch’ e le promise ripetutamente di farla apparire su ’The Apprentice’. Dopo mesi Clifford non gli ha più risposto. Nel 2016, dopo la candidatura di Trump, la pornostar ha cercato di vendere la storia della sua relazione con il papabile presidente ai media e ai tabloid, inizialmente senza alcun successo. Poi però la pubblicazione dei fuori onda di ’Access Hollywood’, in cui Trump descriveva con un linguaggio volgare la sua visione del sesso e come toccava le donne, rese la storia di Stormy Daniels ben più attraente. Fu allora che l’ex legale e fixer di Trump, Michael Cohen, propose a Stormy Daniels 130.000 dollari in cambio del suo silenzio, e la donna accettò firmando l’accordo sul set del suo ultimo film da pornostar. Un pagamento sul quale ora Trump è stato incriminato dal Gran Giurì di New York.
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