Trump ordina a General Motors di non perdere tempo e produrre ventilatori
Invocato per la prima volta il Defence Production Act risalente alla guerra di Corea. Richiamati un milione di riservisti
di Roberta Miraglia
3' di lettura
Secondo Donald Trump «General Motors sta perdendo tempo» e così il presidente americano, dopo aver minimizzato la pandemia, incalzato dal numero crescente dei contagi, ora ha fretta e ha ordinato al colosso americano dell’automotive di produrre ventilatori polmonari più velocemente di quanto già la casa automobilistica non si sia impegnata a fare. Trump ha invocato per la prima volta dall’inizio della crisi il Defence Production Act, una legge risalente alla Guerra di Corea che permette il controllo delle industrie necessarie alla difesa del Paese.
L’accordo c’è già ma Trump accusa: produzione lenta
Il ricorso alla legge che permette alle autorità di dirigere le operazioni di aziende private era stato autorizzato da un ordine esecutivo della scorsa settimana ma l’amministrazione aveva mostrato riluttanza a invocarlo preferendo la strada della collaborazione. Fino ai tweet di venerdì pomeriggio con cui Trump si è scagliato contro GM accusata di perdere tempo e di voler produrre soltanto 6mila ventilatori invece dei 40mila promessi. Oltre che di intralciare le operazioni «urgenti» con discussioni di natura economica. «L’attivazione del Defence Production Act dovrebbe dimostrare chiaramente a tutti che non esiteremo a usare i pieni poteri dell’autorità federale per combattere la crisi». In particolare, la Casa Bianca ha dato istruzioni al ministero della sanità di chiedere a GM di accettare, metter e in atto e dare priorità assoluta alla produzione di ventilatori.
Aziende sorprese, nuove iniziative con Ford, Ge e Boeing
Il presidente ha anche ringraziato altre società, come General Electric, per il lavoro svolto finora e ha annunciato un’iniziativa con Boeing, il gigante nazionale dell’aerospazio, al fine di produrre protezioni per il viso (di quelle rigide che coprono l’intero volto). Sorpresa, invece, al quartier generale di GM per l’attacco di Trump. L’impresa, infatti, ha già messo in produzione ventilatori polmonari nella fabbrica di Kokomo (Indiana) in partnership con un’azienda di Seattle, Ventec Life Systems. Dopo qualche ora dall’attacco, peraltro, il presidente degli Stati Uniti si è detto pronto a ritirare l’ordine se si troverà un accordo. «Il virus è troppo veloce per permetterci il tira e molla del processo di contrattazione come se i tempi fossero normali» ha aggiunto Trump.
Obiettivo, Ohio
Intervistato da Bloomberg, il Chief Strategy Officer di Ventec Life Systems, Chris Brooks, ha ipotizzato che la discesa in campo dell’amministrazioine potrebbe essere utile a decidere la destinazione dei ventilatori, prevedendone per esempio l’invio a una centrale che dovrebbe effettuare una sorta di triage per darli agli ospedali che più ne hanno bisogno. Non sono mancati coloro che dietro alle dure critiche rivolte all’amministratrice delegata di GM, Mary Barra («si creano sempre problemi quando c’è lei») hanno ipotizzato invece che Trump punti alla riapertura dell’impianto di Lordstown, in Ohio, Stato della Rust Belt decisivo per la rielezione. La fabbrica era stata chiusa all’improvviso alla fine del 2018.
Richiamati un milione di riservisti
Con oltre 100mila casi gli Stati Uniti sono diventati in pochi giorni il primo Paese al mondo per numero di contagi, superando Cina e Italia. La presidenza, che aveva inzialmente cercato di non fermare le attività economiche procedendo con business as usual, ha effettuato una svolta radicale e ha persino deciso, venerdì sera, di richiamare un milione di riservisti dell’esercito, della marina, dell’aeronautica e della Guardia
Costiera per far fronte al coronavirus. L’amministrazione potrà richiamare, in base al decreto, i singoli o intere divisioni per non oltre 24 mesi consecutivi.
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