Trump parla all’America: Esercito pronto contro le proteste razziali se proseguono i disordini
Durante il discorso agenti e soldati caricano una pacifica manifestazione davanti alla Casa Bianca. Elicotteri militari a bassa quota
di Marco Valsania
5' di lettura
New York – Donald Trump ha parlato alla nazione, per la prima volta dall'esplosione delle rivolte razziali. Ma ha ignorato gli appelli a cercare di unire un Paese lacerato e di sanarne le ferite razziali e sociali, indossando invece il mantello di legge e ordine.
Ha detto di aver chiamato a Washington “migliaia di soldati”. E ordinato ai governatori degli Stati di agire con durezza contro i disordini, definendo questi ultimi atti di “terrorismo domestico”. Altrimenti, se le autorità locali non proteggeranno “la vita e la proprietà dei residenti”, agirà lui con una “schiacciante presenza di forze di sicurezza” e inviando direttamente l'esercito. Un'affermazione che ha sollevato lo spettro di città americane occupate e pattugliate dalle forze armate.
Trump ha parlato dal Giardino delle Rose della Casa Bianca, tra immagini di violenza tutto attorno. Ha affermato di voler difendere anche i diritti di chi protesta nel rispetto delle regole e di essere “disgustato” dalla morte di George Floyd, che ha dato la scintilla alle proteste.
Cariche della polizia sui manifestanti
Ma nello stesso momento forze dell'ordine, polizia militare, agenti a cavallo e dei servizi segreti, soldati della guardia nazionale in piena tenuta anti-sommossa hanno caricato pacifiche dimostrazioni davanti alla White House, in una surreale cacofonia di guerra nel cuore della capitale dove alla voce del Presidente si sono sovrapposti i rumori delle esplosioni dei candelotti lacrimogeni, delle fucilate con i proiettili di gomma e degli zoccoli dei cavalli.
Agenti e militari, dopo essere stati passati in rassegna dal Ministro della Giustizia William Barr quasi si trattasse d'una parata militare, hanno disperso a forza la folla e aperto un vasto corridoio nel quale poi Trump è passato con la sua scorta per visitare una vicina chiesa, St. John's, che era stata vandalizzata la notte precedente.
La decisione ha suscitato immediate polemiche. “Usare la forza militare per disperdere pacifici manifestanti è un enorme abuso di potere”, ha tuonato il senatore democratico Brian Schatz. Il sindaco di Washington Muriel Bowers ha parlato di azioni “vergognose” che complicheranno il lavoro della polizia.
Proteste sono arrivate anche da esponenti religiosi. Trump si è messo in posa per le foto davanti alla Chiesa sollevando una bibbia. Il vescovo della Diocesi Episcopale della capitale Mariann Edgar Budde ha definito “scandalosa” la visita di Trump alla Chiesa “dopo aver minacciato il ricorso alle forze armate”.
Continuano le proteste
Proteste sono continuate nella notte in molte città americane, da New York a Los Angeles e alla stessa Washington, nonostante i coprifuoco, scattati anche a Manhattan. Alcuni atti di vandalismo contro negozi sono stati riportati in diverse località . E la polizia di St. Louis ha denunciato che quattro suoi agenti sono stati colpiti da armi da fuoco durante le proteste per l'uccisione di George Floyd. «Sono stati tutti trasportati in ospedale, sono coscienti, riteniamo che non siano in pericolo di vita», ha reso noto il dipartimento metropolitano su Twitter, aggiungendo che la situazione nel centro della città del Missouri è ancora tesa.
A Washington un elicottero militare Blackhawk ha volato a bassissima quota sul quartiere di Chinatown per disperdere i manifestanti, una manovra bellica chiamata “show of force”, dimostrazione di forza, che ha sollevato violentemente detriti e rami di alberi mettendo a rischio l'incolumità dei presenti. Simili passaggi a bassa quota sarebbero avvenuti altrove nella capitale.
Le promesse di Trump
Il Presidente ha potuto mobilitare direttamente e senza ostacoli le forze armate nella capitale, inizialmente un battaglione di 200-500 truppe da Fort Bragg in North Carolina, perché è l'unico territorio dove ha chiara autorità di farlo senza consultare i governatori statali.
Ha tuttavia indicato che farà scattare ovunque una mobilitazione di forze di sicurezza di ogni tipo per mantenere l'ordine, una mobilitazione che “domini le strade” fino a che “la violenza non sarà stata sedata”. Qualora stati e città non si rivelino in grado di porre fine ai disordini, ha poi aggiunto, spedirà i militari “per risolvere rapidamente il problema al loro posto”. Trump ha promesso di “mettere fine alle rivolte e all'anarchia che si è diffusa nel Paese”. Ha precisato: “Vi metteremo fine subito”.
Per attivare le forze armate negli interi Stati Uniti, la Casa Bianca deve tuttavia ricorrere a una legge vecchia di 213 anni, l'Insurrection Act. È stato usato altre volte, negli anni caldi delle battaglie sui diritti civili e l'ultima nel caso dei gravi disordini razziali a Los Angeles nel 1992. Allora però le autorità statali chiesero l'aiuto federale, del Presidente George Bush padre.
Una decisone unilaterale di dispiegare l'esercito nelle città americane appare molto più controversa, antitetica al rispetto dei diritti degli stati. Un'altra legge, il Posse Comitatus Act del 1878, vieta al governo di usare l'esercito in operazioni di polizia all'interno dei confini statunitensi. Per superarlo con l'Insurrection Act del 1807, Trump dovrebbe proclamare un ordine per l'immediata “dispersione degli insorti” e il loro ritorno a casa.
In precedenza, durante una telefonata con i governatori degli stati, Trump aveva già mostrato frustrazione e rabbia per le proteste ormai in corso da sette giorni per l'uccisione per soffocamento dell'afroamericano George Floyd da parte di agenti della polizia di Minneapolis.
“Dovete dominare”, aveva ribadito. “Se non dominate, perdete tempo, vi saltano addosso e sembrate una manica di cretini”. Ancora: “Siete quasi tutti dei deboli”. Qualche commentatore ha notato che venerdì il Presidente si era rifugiato, per sicurezza, nel bunker della Casa Bianca assediata dalla grida di dimostranti.
“Dovete arrestare la gente, processarli e spedirli in carcere per lungo tempo”, ha incalzato il Presidente. Trump ha anche detto in quell'occasione di voler affidare al capo degli stati maggiori riuniti delle forze armate, il generale Mark Milley, “il comando” delle possibili operazioni militari domestiche, senza precisare quali e quando e senza commenti da parte del Pentagono.
Il governatore democratico del Minnesota Tim Walz ha replicato che simili “interventi di forza sono insostenibili dal punto di vista militare e sociale, perché sono l'antitesi di chi siamo”.
La città di Minneapolis in Minnesota è dove ha avuto luogo la tragedia di Floyd, che ha scatenato una rabbia profonda per ingiustizie razziali e sociali mai risolte negli Stati Uniti e oggi aggravate dalla crisi economica della pandemia.
La sua morte è stata giudicata ieri un omicidio da due autopsie, una ufficiale (che pure ha citato il ruolo di altre condizioni di salute) e una indipendente, più drammatica nel descrivere il soffocamento. Un agente ha premuto il ginocchio sulla gola di Floyd per quasi nove minuti mentre era terra. Altri tre poliziotti lo hanno assistito, con due che hanno schiacciando la schiena e i polmoni dell'uomo fino al suo decesso e oltre. Floyd era sospettato di aver usato una banconota falsa da 20 dollari.
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