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Trump sta tradendo gli americani che avevano creduto in lui

di Edward Luce

(AP)

3' di lettura

Donald Trump ha annunciato la sua proposta di bilancio mentre stava andando dal Papa in Vaticano e non poteva esserci tempismo migliore: solo un papa poteva ascoltare una confessione così oltraggiosa come il fiscal plan proposto dal presidente americano. Papa Francesco crede nel «capitalismo sociale», la filosofia che dà valore a ogni individuo. Il budget di Trump taglia le gambe ai più poveri e agevola i più ricchi. Sembra calcolato con un voodoo numerologico. È difficile trovare una proposta di bilancio altrettanto demoralizzante.

E preannuncia un clamoroso tradimento: la campagna di Trump si è incentrata sul sostegno alla classe media e adesso glielo nega. Oltre agli aiuti per i più indigenti come i buoni alimentari, ha tagliato anche i sussidi per l’istruzione superiore e per chi non si può permettere un prestito per il college. Gli incentivi fiscali per incoraggiare chi ha salari bassi a non lasciare l’impiego – i provvidenziali crediti d’imposta sui redditi da lavoro – verranno drasticamente ridotti. L’investimento per la ricerca, per la formazione professionale, per le cure contro le dipendenze da oppiacei e per le borse di studio subirà tagli netti. L’unico aumento previsto riguarderà la voce della difesa e della sicurezza al confine fra Stati Uniti e Messico.

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Per non parlare del peccato mortale di suicidio elettorale commesso da questo bilancio. La consolazione è che sarà difficile per Trump convincere i colleghi repubblicani a sostenerlo.

Trump ha definito i limiti dell’agenda economica americana: rinuncia a investire sulle persone per privilegiare la ricchezza alla Grande Gatsby. Sacrifica qualsiasi ragionamento sensato sul bilancio per affidarsi al pensiero magico. Ma, soprattutto, priva il governo federale degli strumenti necessari per affrontare i grandi problemi che attanagliano l’America.

Alla guida di quattro dipartimenti – istruzione, politiche abitative, energia e l’Agenzia di protezione ambientale – Trump ha messo persone che vogliono chiuderli. L’ironia vuole che il presidente stia preparando il terreno per altre centinaia di insubordinazioni. C’è sempre un altro Trump in agguato. Il prossimo farà veramente man bassa, credetemi.

Ma il peccato più imperdonabile del presidente è lo sperpero.

I giornalisti americani vivono la presidenza Trump come la fiera della fuga di notizie da un’operazione fuori controllo, passerà alla Storia come un atto di grave negligenza.

Trump ha vinto cavalcando la frustrazione della classe media americana nei confronti delle élite. I redditi della classe media non avevano mai registrato un periodo di stagnazione così lungo e questo aveva portato a un aumento dei tassi di mortalità nel ceto medio e a una profonda demoralizzazione fra gli operai, uno dei sintomi più emblematici è la dipendenza da anti-dolorifici. Il successo di Trump ha dimostrato che la classe media americana aveva perso la fiducia nei confronti della democrazia liberale. Peccato che la cura che sta offrendo sia peggiore della malattia.

Quali saranno le ricadute? La prima è che questa proposta non farà che acuire la spaccatura che ha favorito la vittoria di Trump. Gli altri punti dell’agenda che verranno toccati saranno sicuramente i tagli fiscali e l’abolizione dell’Obamacare. Gli sgravi favoriranno ulteriormente i privilegiati, l’abolizione dell’Obamacare toglierà ai più poveri la più importante rete di sicurezza e questo porterà a un netto deterioramento del bilancio.

Adesso quasi tre quarti del bilancio americano sono dedicati alla difesa, al pagamento degli interessi del debito e a programmi previdenziali come le pensioni e la copertura sanitaria (Medicare), e stando alle intenzioni di Trump quella percentuale dovrebbe salire oltre l’80%, mentre la parte dedicata all’investimento sulle persone, in particolare sulla formazione e sull’istruzione, continuerà ad assottigliarsi. Sul budget americano gravano ancora i debiti del passato e Trump trasformerà il tutto in un unico grande furto.

La seconda ricaduta è sulla salute della democrazia americana. Solo un quarto di secolo fa il modello americano trionfava sull’Unione Sovietica. Quella vittoria era il frutto di un’economia mista che aveva investito nella classe media americana. La minaccia sovietica aveva fatto emergere il meglio del capitalismo illuminato.

Le misure di Trump traducono l’amnesia che da allora ha colpito le élite americane. Vent’anni di disuguaglianza hanno portato gli Usa sulla soglia della tolleranza democratica e adesso Trump ne sta testando i limiti.

Il sistema americano però su un fronte sta funzionando ed è un fronte fondamentale: il potere di Trump è controllato e bilanciato. I giudici americani hanno bloccato il suo bando contro gli immigrati musulmani, la società civile e mediatica sta facendo un lavoro eccelso per denunciare le cantonate del presidente, è in corso un’indagine su una possibile collusione fra Trump e una potenza straniera. Ed è proprio per questo che il sistema è stato pensato.

Ma per il resto, quel sistema sta fallendo. La vittoria di Trump ce lo ha fatto capire chiaramente. E potrebbe essere solo l’inizio.

Copyright: 1017 Financial Times Ltd.

(Traduzione di Francesca Novajra)

Riproduzione riservata ©

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