Trump testimonia e assale i magistrati. Il giudice: niente comizi e si controlli
L’ex presidente definisce il processo per truffa contro di lui “molto ingiusto”. Ammette un ruolo nel valutare gli immobili al centro del caso ma nega illeciti
di Marco Valsania
4' di lettura
Donald Trump testimonia al processo civile per truffa dove in gioco sono le chiavi stesse del suo impero immobiliare. E in aula sono esplosi i fuochi d’artificio: l’ex Presidente, chiamato come teste dalla pubblica accusa, si è più volte scontrato apertamente sia con il giudice e la procura di New York. Si è esibito in lunghe arringhe e digressioni contro una presunta persecuzione politica e personale, alternate a vanti possedere grandi fortune e acume di business. Uscendo dall’aula ha definito l’intero caso e la corte quali la vera truffa, “un processo molto ingiusto”.
Quattro ore sotto i riflettori
Trump, in quattro ore di testimonianza, ha ammesso di aver svolto un ruolo nella valutazione degli immobili di sua proprietà che sono al cuore della battaglia in tribunale. Ha detto al riguardo dei documenti finanziari sui suoi asset che “li guardava e a volte davo suggerimenti “. Ha però aggiunto che quei documenti a suo avviso non contavano nulla ed erano pieni di disclaimer, di clausole di esonero da responsabilità.
“Basta comizi”
Questa la sostanza, che potrebbe complicare la difesa di Trump. Ma i riflettori sono stati puntati tutti sullo spettacolo creato dal magnate in un’aula gremita di pubblico e osservatori. Più volte il giudice della Corte Suprema statale, Arthur Engoron, lo ha redarguito durante la testimonianza: “Irrilevante” ha dichiarato mentre Trump decantava le bellezze del suo campo da golf a Aberdeen e i vicini tesori petroliferi. “Risponda alle domande” e “per favore basta discorsi”, ha intimato a Trump mentre questo tergiversava. “Cancellatelo dai verbali” ha ordinato ai funzionari della corte a proposito di un commento di Trump che i banchieri amavano tutti fare business con lui. Ancora, rivolto agli avvocati di Trump: “Controllatelo voi se potete, altrimenti lo faccio io”.
Trump attacca la procura
Da parte sua Trump dal banco dei testimoni ha apostrofato Letitia James, il procuratore generale di New York seduta a poca distanza, come un “mastino di partito”, riferendosi al fatto che è democratica. E ha accusato il giudice stesso di averlo definito un truffatore senza saper nulla di lui; al che Engoron ha ritorto che Trump farebbe meglio a leggere - “forse la prima volta”, ha chiosato - il suo verdetto già emesso con procedura accelerata e che lo ha trovato colpevole di truffa, viste le sufficienti prove presentate dalla procura.
Il processo civile, senza giuria e affidato a Engoron, dopo la decisione già presa dal magistrato serve adesso in realtà per stabilire la pena. James ha chiesto una multa da oltre 200 milioni e la messa di fatto al bando di Trump dal business a New York, un potenziale colpo di grazia al suo impero di famiglia e alla sua immagine di magnate che potrebbe danneggiarlo anche nella sua campagna per la nomination repubblicana e per farsi rieleggere alla Casa Bianca nel 2024. Trump ha tuttavia promesso ricorsi in appello contro l’intero caso.
Seven Springs e la Quinta Avenue
L’ex Presidente è sotto processo per accuse di aver manipolato ad arte e per molti anni le valutazioni dei suoi immobili, falsificando documentazione e gonfiandoli e sgonfiandoli. Obiettivo, spesso: ottenere vantaggi e migliori prestiti dalle banche. In un esempio tra i più citati la vasta e storica proprietà di Seven Springs, comprata negli anni Novanta nella contea di Westchester a New York, è stata a volte stimata nei documenti oltre 291 milioni e altre 50. In un altro caso, la sua penthouse sulla Quinta Avenue ha cambiato nel giro di poco valore da 80 a quasi 400 milioni e neppure la metratura è rimasta la stessa, con Trump che ha detto che forse a volte ha contato anche gli ascensori.
“Ho partecipato alle valutazioni”
L’ex Presidente,dopo aver ammesso di aver partecipato all’esame dei valori, si è schermito asserendo che in realtà non ha alcuna responsabilità, perchè paga collaboratori e società contabili per simili compiti. I suoi avvocati difensori hanno inoltre sostenuto che i valori immobiliari sono sempre volatili e soggettivi. Trump ha aggiunto che alle banche, tra le quali Deutsche Bank, oltretutto non importavano per nulla le dichiarazioni finanziarie. E che comunque quei documenti hanno note che chiariscono come i valori possano variare. Trump ha poi sostenuto in ogni caso di essere semmai più ricco di quel che sembra e che spesso i valori sono sottostimati, come nel caso di Mar-a-Lago in Florida.
Anche i figli tra gli altri testimoni chiamati
L’ex Presidente non è stato il primo e non sarà l’ultimo della sua famiglia a testimoniare. Prima di lui erano stati chiamati dalla procura i figli Don jr e Erik, che si erano limitati a dichiarazioni caute. Mercoledì tocca alla figlia Ivanka. Successivamente, da lunedì prossimo, sarà la volta di testi per la difesa, tra i quali Trump ha anticipato ci saranno alcuni banchieri.
I tanti guai legali
Il processo è soltanto uno dei guai legali di Trump, incriminato, per un totale di 91 reati penali, anche in due casi legati al tentativo di sovvertire le elezioni del 2020, in un caso di tangenti per coprire la relazione con una pornostar e in un caso scaturito dalla sottrazione di documenti top secret dalla Casa Bianca alla fine della sua presidenza. Nei sondaggi Trump appare oggi ugualmente davanti al Presidente democratico in carica Joe Biden in stati incerti e cruciali per le elezioni del novembre 2024. Ma condanne potrebbero danneggiarlo, con un 6% degli elettori oggi a suo favore che indicano che cambierebbero il loro voto.
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