Tumori, per 1 milione di guariti è in arrivo il diritto all’oblio
Per chi ha concluso le terapie da 10 anni stop a informazioni e clausole nella stipula di polizze, prestiti, mutui e nelle adozioni. Meloni: «una legge al più presto»
di Marzio Bartoloni
4' di lettura
Più vicina la fine dello stigma per gli ex pazienti guariti da un tumore grazie alla legge sull’oblio oncologico che potrebbe vedere la luce entro l’anno.
Per un milione di italiani, infatti, finito il calvario grazie alla guarigione da un tumore ne può iniziare subito un altro: quello di non essere considerati al pari degli altri nello stipulare una polizza sanitaria, accendere un mutuo o chiedere un prestito in banca, partecipare a un concorso, stipulare un contratto o addirittura pensare a una adozione. Il solo essere stati pazienti oncologici può diventare infatti una ragione valida per vedersi respingere una di queste possibilità o per aggiungere oneri, clausole e garanzie aggiuntive.
Ecco perché è una buona notizia che l’Italia - dopo che l’hanno già adottato diversi Paesi europei - è finalmente sulla strada di introdurre anche nel nostro Paese il cosiddetto «diritto all'oblio», il diritto cioè in base al quale non è ammissibile che un paziente oncologico venga costretto a dichiarare la propria pregressa patologia oncologica, quando sia trascorso un determinato lasso di tempo dalla diagnosi e dalla conclusione delle terapie.
Oggi l’oblio oncologico è in discussione in commissione Sanità alla Camera e su questa legge c’è ampio consenso bipartisan (i Ddl vengono da maggioranza e opposizione) e lo stesso Governo è favorevole a disciplinare al più presto la materia come ha sottolineato il ministro della Salute Orazio Schillaci: «Il governo segue con interesse le iniziative parlamentari sul diritto all'oblio oncologico. Ed è pronto a dare il proprio supporto per trovare soluzioni adeguate a quella che ritiene una problematica di particolare rilievo per tanti cittadini guariti dal cancro, costretti ancora ad affrontare numerose difficoltà burocratiche per il ritorno a una vita normale».
Anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni da dichiarato che «il Governo guarda con grande attenzione alle proposte di legge parlamentari sull’oblio oncologico. Per questo, ho chiesto al Ministro della Salute Schillaci di seguire l’iter e assicurare il contributo necessario dell’Esecutivo. L’obiettivo che ci poniamo è arrivare, nel più breve tempo possibile, ad una norma capace di dare risposte ad un problema estremamente concreto e che incide molto sulla vita di tantissimi italiani».
«Accogliamo con grande favore e piacere la decisione della premier Giorgia Meloni di voler contribuire a una nuova legge sull'oblio oncologico». Questa la reazione dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) rispetto alle dichiarazioni della presidente del Consiglio. «Come Fondazione Aiom abbiamo avviato nei mesi scorsi una campagna di sensibilizzazione sull'oblio oncologico - ricorda Giordano Beretta, presidente Fondazione Aiom - È stata lanciata una petizione online che ha raccolto oltre 106mila firme. Oggi è arrivato un segnale che attendavamo da tempo da parte delle Istituzioni».
Sono 9 le proposte di legge presentate dai vari gruppi parlamentari e una dal Cnel e le relatrici, Patrizia Marrocco (FI) e Maria Elena Boschi (Az-Iv) stanno mettendo a punto un testo unificato. I testi contengono misure molto simili che nel perimetro più ampio prevedono il divieto di chiedere informazioni o di ricorrere a prassi e clausole su una pregressa patologia oncologica per diversi ambiti: dalla stipula di contratti di assicurazione e di servizi bancari e finanziari alle procedure in materia di adozione oltre che ogni altro tipo di contratto, anche esclusivamente tra privati, o alle procedure concorsuali, quando nel loro ambito sia previsto l'accertamento di requisiti psico-fisici o concernenti lo stato di salute dei candidati.
Tutti i disegni di legge prevedono che il diritto all’oblio scatti 10 anni dopo la fine delle terapie (5 anni per chi ha avuto la diagnosi in minore età o prima dei 21 anni) mentre in due Ddl si prevede anche l’istituzione di un organo che vigili sul rispetto di questo nuovo diritto e cioè un «Garante per la tutela dei diritti delle persone guarite da patologie oncologiche» o in alternativa una «Consulta per la parità di trattamento delle persone che sono state affette da patologie oncologiche».
In Europa la Francia è stato il primo Paese a stabilire per legge che le persone con pregressa diagnosi di tumore, trascorsi dieci anni dalla fine delle terapie – o cinque per chi ha avuto il tumore prima della maggiore età – non sono tenute a fornire informazioni sulla malattia agli assicuratori o a chi offre servizi di credito quali prestiti o mutui. Dopo la Francia, hanno introdotto per legge il diritto all’oblio anche Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e per ultima si aggiungerà la Spagna che con il suo premier Sanchez ha promesso una norma entro l’estate.
In Italia oggi sono 3,6 milioni i cittadini che si sono visti diagnosticare il cancro. Ma il 27% di questi, circa un milione di persone, può essere considerato guarito, perché si è lasciato la malattia alle spalle e non necessita di ulteriori terapie. Con una certezza: i guariti da malattie oncologiche hanno la stessa aspettativa di vita della popolazione generale. Ecco perché ogni tipo di “discriminazione” è davvero inaccettabile.
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