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Tumori: ancora 900mila ricoveri all’anno, ma il piano del Governo rischia il flop

Il Piano oncologico è troppo generico nella formulazione degli obiettivi e non prevede i necessari finanziamenti per la loro realizzazione

di Marzio Bartoloni

(ML Antonelli / AGF)

3' di lettura

Ogni anno in Italia si registrano 895mila ricoveri per tumore, con una spesa annuale per i soli costi diretti ospedalieri pari a oltre 4 miliardi di euro, a cui si aggiungono 2,5 miliardi di uscite per le prestazioni assistenziali. Per questo Favo, la Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia insieme a tutte le Società scientifiche, punta il dito contro il nuovo Piano oncologico nazionale che rischia di fare flop se non messo a terra con misure concrete sprecando anche i 50 milioni stanziati dal Governo da qui al 2027.

Il Piano è «troppo generico»: servono misure concrete

Per le associazioni di volontariato il Piano oncologico 2023-2027 è un documento «ambizioso», ma è anche «troppo generico nella formulazione degli obiettivi e non prevede i necessari finanziamenti per la loro realizzazione». Nel mirino il fatto che «le azioni concrete da mettere in campo non sono definite, rischiando così di navigare a vista». Gli aspetti più critici presentati da Favo nel suo nuovo report presentato in occasione della giornata nazionale del malato oncologico riguardano le reti oncologiche regionali, «ancora prive di risorse dedicate», gli screening per alcuni tumori (mammella, colon retto e cervice uterina) per i quali « non sono indicati gli strumenti per raggiungere la copertura prevista». Nel piano non c’è poi alcun riferimento «alla qualità delle prestazioni chirurgiche in oncologia» mentre l'ammodernamento del parco tecnologico «non contempla le attrezzature per radioterapia». Non vengono poi definiti «i criteri per programmare la realizzazione di laboratori di biologia molecolare sul territorio nazionale» e non sono neanche previsti «i necessari interventi urgenti di carattere normativo per la riabilitazione».

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Le associazioni: «Misure attuative e monitoraggio continuo»

Per non perdere l’occasione di aiutare i pazienti oncologici con le misure del Piano le associazioni di volontariato e le Società scientifiche che si occupano di oncologia chiedono di istituire un tavolo di lavoro per la «stesura di un regolamento attuativo», ma anche di identificare e nominare un gruppo di coordinamento per la valutazione annuale degli indicatori e la loro puntuale pubblicazione e di definire gli strumenti operativi che, sulla base del monitoraggio e degli indicatori annuali, permettano di procedere con le necessarie e tempestive misure correttive. «Per assicurare la realizzabilità e l'allineamento del nostro Piano a quello europeo è assolutamente indispensabile – spiega Francesco De Lorenzo, Presidente di Favo – l'immediata attivazione delle Reti Oncologiche Regionali e della Rete Nazionale dei Tumori Rari, conditio sine qua non per la presa in carico complessiva dei malati di cancro e per garantire loro la migliore qualità di vita possibile».

Tra gli obiettivi ridurre i morti e puntare alla riabilitazione

Una riduzione del 6-8% della mortalità per tumore - avverte il report appena presentato - determinerebbe in Italia 10-14mila decessi in meno ogni anno. «Questo può essere l'obiettivo della sanità pubblica per un'adeguata strategia di controllo del cancro, che comprenda tutte le fasi, dalla prevenzione primaria e sensibilizzazione dei cittadini, allo screening, alla diagnostica fino all'equità di accesso alle cure migliori sull'intero territorio», afferma Saverio Cinieri, Presidente Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica). Le associazioni segnalano anche la necessità di puntare sul diritto alla riabilitazione oncologica, definendo percorsi specifici in funzione di ciascuna patologia. «Si pensi ai vantaggi di reintegrare una persona guarita nel mondo del lavoro: il ritorno alla vita attiva si traduce in un risparmio di spesa previdenziale, al contempo contribuendo a dare sostanza alla condizione di guarito», sottolinea Elisabetta Iannelli, Segretario Favo.

Le persone che convivono con un tumore sono 3,6 milioni

Le persone che convivono con una diagnosi di tumore sono aumentate di oltre 1 milione in quasi 15 anni, passando dai 2,5 milioni del 2006 ai 3,6 milioni nel 2020, pari a un aumento di circa il 40%. Molti di loro sono, a tutti gli effetti, guariti, altri hanno iniziato da poco le cure, altri ancora riescono a controllare la malattia per decenni grazie alle nuove terapie. Nel Piano Oncologico Nazionale di recente approvato, però, non sono previsti interventi normativi per garantire a tutti la riabilitazione. «Alla guarigione clinica - spiega ancora Francesco De Lorenzo, presidente Favo - spesso si accompagnano disabilità, fisiche e psicosociali, recuperabili proprio attraverso programmi di riabilitazione. Questa è necessaria per restituire alla persona guarita una vita piena, ma anche un uso appropriato delle risorse».

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