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Humanitas di Rozzano e Aou Marche migliori ospedali per qualità delle cure

Scopri in questo articolo la classifica dei migliori ospedali italiani secondo l’AGENAS, l’Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali

di Marzio Bartoloni

Mantoan (Agenas): "Nella Sanità privata accreditata c'è una corsa per migliorare qualità"

7' di lettura

L’Istituto Humanitas di Rozzano (Milano) e l’azienda ospedaliera universitaria delle Marche, ad Ancona, si confermano come i due ospedali che hanno fornito migliori cure ai cittadini. Le due strutture hanno incassato giudizi alti dall’Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas) per almeno 6 aree cliniche - dai tumori agli infarti, dall’area osteomuscolare ai parti - nel suo ultimo Piano nazionale esiti che ha scandagliato l’attività di ben 1400 ospedali pubblici e privati. Il terzo è l’Humanitas Gavazzeni di Bergamo e il quarto l’Humanitas Mater Domini di Castellanza, Varese. Tra le altre strutture che si sono segnalate per le ottime performance ci sono anche il Careggi di Firenze e il Gemelli di Roma.

Dal report emerge la riprese dei ricoveri dopo la pandemia

I dati del Piano nazionale esiti (Pne) 2023 fanno riferimento alle cure erogate nel 2022 da circa 1.400 ospedali pubblici e privati, e a quella relativa al periodo 2015-2022 per la ricostruzione dei trend temporali.

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I dati del rapporto evidenziano come il 2022 sia stato un anno caratterizzato da una significativa ripresa delle attività, che ha fatto registrare un aumento dei ricoveri rispetto al 2021 (+328 mila).

È inoltre proseguito il riavvicinamento dei volumi ai livelli prepandemici soprattutto per l'attività programmata e per quella diurna, sebbene persista una riduzione del 10% rispetto al 2019.

Complessivamente, nel triennio 2020-2022 la riduzione dell'attività ospedaliera stimata sui volumi del 2019 è stata pari a 3 milioni e 800 mila ricoveri. Sono stati calcolati complessivamente 195 indicatori, di cui: 170 relativi all'assistenza ospedaliera (66 di esito/processo, 88 di volume e 16 di ospedalizzazione); 25 relativi all'assistenza territoriale, valutata indirettamente in termini di ospedalizzazione evitabile (14 indicatori), esiti a lungo termine (7) e accessi impropri in pronto soccorso (4).

Ecco quali sono i migliori ospedali italiani

Humanitas di Rozzano e Aou delle Marche sono le migliori

Sotto la lente del Pne sono finite alcune aree cliniche: da quella cardiovascolare alla chirurgia oncologica, dalla area osteomuscolare a quella dei parti.

Delle 331 strutture valutate per almeno 6 aree cliniche solo l'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano ha una valutazione di qualità alta o molto alta per tutte le aree cliniche considerate. Tra le strutture pubbliche, quella che ha riportato una valutazione migliore è l’azienda ospedaliero universitaria delle Marche, con qualità alta o molto alta in 6 aree. Per entrambe le strutture si tratta di una conferma della posizione top rispetto al Pne dell’anno scorso.

«Nella stragrande maggioranza delle strutture ospedaliere - avverte il report - convivono aree di qualità alta o molto alta con aree di qualità di livello basso o molto basso». «Le evidenze scientifiche prodotte e i risultati del Pne - spiega Enrico Coscioni, Presidente Agenas - confermano come tale attività rappresenti uno strumento fondamentale di governo del Sistema sanitario nazionale, che permette di far emergere le criticità assistenziali e individuare puntuali strategie correttive».

Per Domenico Mantoan, direttore generale di Agenas «la metodicità e capillarità delle analisi prodotte dal Pne, grazie anche al coinvolgimento nei gruppi di lavoro tematici di tutti i portatori di interesse, può essere la base a partire dalla quale concretizzare la sinergia tra i vari livelli di governo del sistema».

Gli ospedali più tempestivi in caso di infarto

In merito alla tempestività di accesso all'angioplastica coronarica (Ptca) nei casi di infarto, la proporzione di interventi effettuata entro 90 minuti - che è l’indicatore principale per valutare le performance degli ospedali - è «rimasta complessivamente costante nel triennio, passando da un valore mediano del 56% nel 2020 al 57% nel 2022».

Nella top ten delle strutture che hanno proporzioni più elevate di angioplastica eseguita tempestivamente ci sono in particolare: Casa di Cura Città di Lecce; Ospedale degli Infermi” (Ponderano-Biella); azienda ospedaliera universitaria Mater Domini” (Catanzaro); azienda ospedaliera università Policlinico Tor Vergata (Roma); Presidio ospedaliero Giovanni Paolo II (Sciacca); ospedale Del Cuore G. Pasquinucci (Pisa); Presidio ospedaliero S. Antonio Abate (Erice); stabilimento di Ascoli Piceno;  stabilimento di Pesaro; Presidio ospedaliero di Chiari (Brescia).

Solo 11 le strutture sopra lo standard per i bypass

Relativamente al numero di ricoveri per bypass aorto coronarico nel 2022 «è proseguito il recupero del gap» rispetto al pre pandemia ma lo scostamento è ancora a -10% (pari a circa 1.350 ricoveri in meno).

Gli standard ospedalieri per questo intervento prevedono una soglia di almeno 200 interventi l'anno e nel 2022 si è osservata « una diminuzione delle strutture sopra soglia»: sono solo 11 rispetto alle 15 del 2021. Eccole: Policlinico Gemelli (Roma); AOOR San Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona (Salerno); Villa Maria Cecilia Hospital di Cotignola; Ospedale di Treviso; Ospedale del Cuore G. Pasquinucci (Pisa); Stabilimento Umberto I - G. M. Lancisi (Ancona); Policlinico Universitario Campus Biomedico (Roma); AOU Careggi (Firenze); P.O. “SS. Annunziata” (Chieti); AOU Mater Domini (Catanzaro); Ospedale Civile di Legnano (MI). La mortalità a 30 giorni rimane comunque al di sotto della soglia del 4% indicata sempre dagli standard ospedalieri (Dm 70/2015).

Area cardiovascolare sotto la lente: Careggi (Firenze) al top

Il report dell’Agenas valuta complessivamente tutta l’area cardiovascolare attraverso 6 indicatori (mortalità infarto a 30 giorni; angioplastiche entro 90 minuti; mortalità a 30 giorni per scompenso cardiaco congestizio, per bypass, per sostituzione valvole cardiache e per riparazione di aneurisma non rotto dell'aorta addominale).

Sul totale di 562 strutture che sono state valutate sono solo 55 le strutture con tutti e sei gli indicatori calcolabili. Di queste l’Aou Careggi di Firenze è «l'unica struttura che raggiunge un livello di qualità molto alto» mentre sono 17 le strutture che raggiungono un livello di qualità alto.

Si tratta di: Ospedale Mauriziano Umberto I (Torino); Humanitas Gavazzeni (Bergamo); Fondazione Poliambulanza (Brescia); Centro Cardiologico Fondazione Monzino (Milano); Irccs S. Raffaele (Milano); Istituto Clinico Humanitas (Rozzano); Ospedale di Treviso; Ospedale di Mestre; Ospedale di Vicenza; Presidio Ospedaliero Cattinara e Maggiore (Trieste), Presidio Ospedaliero SMM (Udine); IRCCS Policlinico S. Orsola (Bologna); Stabilimento Umberto I - G. M. Lancisi (Ancona); Policlinico Universitario A. Gemelli (Roma); Policlinico Tor Vergata (Roma); P.O. Clinicizzato SS. Annunziata (Chieti); AOOR S. Giovanni di Dio e Ruggi D'Aragona (Salerno).

Le performance sul trattamento della frattura del femore

Per quanto riguarda la frattura del collo del femore, «la concentrazione della casistica risulta lievemente migliorata rispetto al biennio precedente»: sono 418 le strutture (61%) che hanno raggiunto la soglia standard dei 75 interventi all’anno coprendo il 96% dell'attività chirurgica complessiva.

Anche se ce ne sono ancora 173 strutture (25%) «con volumi di attività particolarmente esigui (0,6% della casistica totale)». Delle 356 strutture con volumi superiori a 100 ricoveri nel 2022, 121 hanno raggiunto la soglia del 60%. Le 10 strutture con proporzioni più elevate sono: Ospedale Monopoli; Presidio Ospedaliero Umberto I (Siracusa); Presidio Ospedaliero S. Giovanni di Dio (Agrigento); Ospedale di San Dona' di Piave; Ospedale Sandro Pertini (Roma); Presidio Ospedaliero Giovanni Paolo II (Sciacca); Policlinico Universitario Campus Bio Medico (Roma); Stabilimento di Jesi; Istituto Clinico Humanitas (Rozzano); Casa Di Cura Latteri Valsava Srl (Palermo).

Nelle cure osteomuscolari 28 strutture con qualità molto alta

Nel report dell’Agenas c’è anche una valutazione complessiva dell’area osteomuscolare attraverso 3 indicatori (intervento chirurgico entro 48 ore per frattura del collo del femore sugli over 65; riammissioni a 30 giorni dopo interventi per protesi d’anca e protesi di ginocchio).

Risultano 338 le strutture con tutti e tre gli indicatori valutati; tra queste, 28 raggiungono un livello di qualità molto alto e sono: Ospedale Maggiore Chieri; Presidio Sanitario Gradenigo (Torino); Policlinico San Marco Osio Sotto; Policlinico San Pietro (Ponte San Pietro); Ospedale di Suzzara; Ospedale San Pellegrino (Castiglione delle Stiviere); Ospe-dale M. O. Antonio Locatelli (Piario); Humanitas (Rozzano); Irccs Policlinico San Donato (San Donato Milanese); Ospedale Aziendale di Bressanone; Presidio Ospedaliero S. Chiara (Trento); Ospedale di Rovereto; Casa Di Cura Pederzoli (Peschiera del Garda), Ospedale di Feltre; Ospedale di Conegliano; Ospedale di Portogruaro; Ospedale di Cittadella; Ospedale Nuovo Valdarno (Montevarchi); Stabilimento di Fabriano; Ospedale CTO. A. Alesini (Roma); Casa di Cura S. Anna (Pomezia); azienda Osp. S. Giovanni-Addolorata (Roma); Campus Bio Medico (Roma); Ospedale regionale F. Miulli (Acquaviva delle Fonti); P.O. Trigona (Noto); Ist.Ort. Villa Salus I. Galatioto Srl (Melilli); Casa di Cura Igea (Partinico), Casa di Cura Noto Pasqualino (Palermo).

Valutazione dell’area chirurgica oncologica: 4 ospedali al top

L’Agenas valuta anche l’area della chirurgia oncologica attraverso 3 indicatori (proporzione di nuovi interventi di resezione entro 120 giorni da un intervento chirurgico conservativo per tumore maligno della mammella, mortalità a 30 giorni per interventi chirurgici a polmone e colon).

Sotto la lente ospedali con almeno 135 interventi annui per il tumore maligno della mammella, di almeno 85 interventi per il tumore del polmone e di almeno 45 interventi per il tumore del colon.

In totale sono 116 le strutture con tutti e tre gli indicatori valutati, mentre sono 4 le strutture con livello di qualità molto alta e cioè: ospedale di Mestre, Aou di Padova, Stabilimento Umberto I - G. M. Lancisi (Ancona) e Policlinico Gemelli (Roma).

Le 28 strutture con livello di qualità alta sono: AO S. Croce e Carle (Cuneo), Humanitas Gavazzeni (Bergamo), Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi (Varese), Pres. Ospedaliero Spedali Civili (Brescia), Ospedale S. Gerardo(Monza), Ospedale Ca' Granda-Niguarda (Milano), IRCCS S. Raffaele (Milano), Istituto Europeo di Oncologia (Milano), Ist. Clin. Humanitas (Rozzano), Casa di Cura Pederzoli (Peschiera del Garda), Ospedale di Treviso, Presidio Ospedaliero SMM (Udine), Ospedale Morgagni-Pierantoni(Forlì), Azienda Ospedaliero-Universitaria (Parma), Azienda Ospedalie-ro-Universitaria (Modena), IRCCS Policlinico S. Orsola (Bologna), Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, Az. Ospedaliero - Uni-versitaria Careggi (Firenze), Az. Osp. San Camillo-Forlanini (Roma), Policlinico Umber-to I(Roma), P.O. Spirito Santo (Pescara), A.O.U. Federico II di Napoli, Ospedale Lecce V. Fazzi, Istituto Tumori Giovanni Paolo II (Bari), Consorziale Policlinico Bari, Ospedali Riuniti di Foggia, Nuovo Ospedale Garibaldi - Nesima (Catania).

Area parto sotto la lente: cesarei in risalita soprattutto al Sud

Il Pne prende sotto esame anche l’area parto e dalla sua valutazione emerge come si sia «registrata una battuta d'arresto nel trend di decrescita» dei tagli cesarei, con una percentuale in leggera risalita (23%), «ai livelli del 2017». In particolare si ricorre meno al bisturi nei punti nascita pubblici sopra i 1.000 parti l'anno e «una maggiore propensione alla pratica chirurgica da parte delle strutture private».

Non solo: «la gran parte delle regioni del Sud ha fatto registrare nel 2022 valori mediani superiori al dato nazionale» con strutture che superano il 40% in Campania, Sicilia, Lombardia, Puglia e Lazio.

La proporzione media di parti naturali dopo il cesareo (VBAC) è al 10% «in leggera decrescita sul 2021» con grandi variabilità Nord-Sud (oltre il 30% a Bolzano e Trento e Friuli e al di sotto del 10% in molte regioni del Centro-Sud).Il ricorso all'episiotomia è poi costantemente diminuito nel corso degli anni, passando dal 24% nel 2015 all'11% nel 2022, ma «con valori tendenzialmente più elevati nell'Italia meridionale».

Prendendo proprio in esame questi tre indicatori (tagli cesarei, VBAC e episiotomie) per le strutture con almeno 500 parti l’anno ci sono 342 strutture con tutti e tre gli indicatori valutati, di cui 50 raggiungono un livello di qualità molto alto.

La regione che presenta la proporzione più alta di strutture con livello di qualità molto alto è l'Emilia-Romagna (11 strutture su 17, pari al 65%). In 9 regioni, nessuna struttura raggiunge un livello di qualità molto alto: Valle d'Aosta, Liguria, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.


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