Tunisia, la crisi del paese e l’emergenza migranti: pressing dell’Italia per sbloccare il prestito Fmi
Il dossier oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue
di Carlo Marroni
I punti chiave
2' di lettura
La Tunisia entra (per poco) nell'agenda del G-7 di Hiroshima. È stata Giorgia Meloni a proporre il dossier sulla crisi del paese del nord-Africa, strangolato dalla crisi economica e base di partenza per l’emigrazione verso l’Europa delle rotte di migranti. La questione tunisina, affrontata nei mesi scorsi sia dai membri del governo italiano sia dalla commissione Ue, arriva fino a Washington, al Fondo monetario internazionale, che da tempo deve erogare un prestito di 1,9 miliardi di dollari, che non parte. L'Italia preme quindi per un intervento rapido, soprattutto con un occhio all’emergenza emigrazione (sono 35mila le persone arrivate da gennaio, in larga parte da paesi dell’Africa Occidentale). Ma non solo: la stabilità della Tunisia è centrale per tutta l’area del Mediterraneo.
L'obiettivo è la stabilizzazione del Paese
Quindi il tema è il prestito. Nelle ultime settimane Palazzo Chigi confidava sul buon esito dell’attività di mediazione nei confronti del Fondo per sbloccare il prestito da 1,9 miliardi a Tunisi. Fmi che aveva condizionato l’erogazione dei soldi all’attuazione di un piano di riforme, ma il presidente Kaïs Saïed - che lo scorso anno aveva esautorato il Parlamento - ha più volte respinto quelli che considera dei diktat sulla sua politica interna.
A Hiroshima la presidente del Consiglio durante la sessione sul «Global south», ha messo il tema sul tavolo: «La Tunisia è in una situazione difficilissima, una fragilità politica evidente e un rischio di default finanziario dietro l’angolo. Abbiamo una trattativa fra il Fmi e la Tunisia di fatto bloccata. C’è una certa rigidità del Fmi di fronte al fatto che non si sono ottenute dal presidente Saïed tutte le garanzie che sarebbero necessarie. È comprensibile da un lato, dall’altro siamo sicuri che questa rigidità sia la strada migliore? Se questo governo va a casa noi abbiamo presente quali possano essere le alternative?». Insomma, prima di tutto la stabilità del paese, sul bordo del confine sud dell’Unione.
L’incontro della premier con il dg del Fondo Georgieva
Meloni ha avuto un colloquio col direttore del Fmi, Kristalina Georgieva - che quest’anno conclude il mandato - e con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. In conferenza stampa Meloni però ha ribadito che «la trattativa può essere sbloccata». Si sta poi valutando anche una visita in Tunisia, «o a livello bilaterale» o a livello di delegazione europea.
Secondo dati pubblicato da Vita sui 45.380 migranti sbarcati sulle coste italiane da inizio 2023 sino al 12 maggio, il 7% sono tunisini, ma la maggior parte di chi arriva parte però da Sfax, la seconda città della Tunisia, diventata da qualche mese il principale hub migratorio verso l'Italia, da cui la separano appena 150 km.
Oggi il dossier sul tavolo dei ministri degli esteri dell’Ue
La questione della Tunisia sarà affrontata lunedì 22 maggio al Consiglio Affari Esteri di Bruxelles: i ministri, hanno fatto trapelare fonti Ue, affronteranno il dossier partendo dalla consapevolezza che il presidente Saied «non è disposto a firmare» l’accordo con l’Fmi nella sua veste attuale e, dunque, l’Ue deve decidere come gestire la situazione, «sempre più precaria» dal punto di vista dell’economia e della crisi migratoria.
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