Turchia, l’inflazione s’impenna al 25%. Recessione alle porte
di G.Me.
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L’inflazione turca batte ancora una volta le attese, e di molto. Per fermare la sua corsa ci vorrà probabilmente una recessione economica di cui si cominciano a vedere le prime avvisaglie. A settembre l’indice dei prezzi al consumo è schizzato al 24,5% su base annua, un balzo di oltre 6 punti rispetto ad agosto e di 4 rispetto alle previsioni medie degli analisti. Berat Albayrak, ministro delle Finanze nonché genero di Erdogan, ha subito accusato gli speculatori. In realtà si comininciano a vedere gli effetti della maxi-svalutazione della lira turca (-40% da inizio anno), che rende più costose le importazioni di energia, macchinari e beni di consumo.
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L’aumento dei prezzi è forte in tutti i settori. Nell’alimentare l’incremento annuo è del 27,7% (dal 19,8% di agosto), l’energia costa il 27% in più, i prezzi alla produzione addirittura fanno segnare un balzo del 46%, che potrebbe nei prossimi mesi tradursi in un’ulteriore accelerazione dei prezzi al consumo.
Questo nonostante gli sforzi - forse tardivi - della Banca centrale turca, che lo scorso mese ha alzato il tasso di riferimento di 625 punti base, portandolo al 24 per cento. Il problema è che l’inflazione ora supera il costo del denaro, insomma viaggia più veloce delle mosse della Banca centrale, che a questo punto potrebbe essere costretta ad alzare di nuovo i tassi in questa rincorsa affannosa. «Un dato di inflazione come quello annunciato oggi - osserva all’agenzia Bloomberg Inan Demir, analista di Nomura - sa molto di vecchia Turchia. È un numero troppo brutto da ignorare: la Banca centrale dovrà alzare ancora i tassi». L’attuale tasso d’inflazione supera infatti di ben 5 volte l’obiettivo del 5% fissato dall’autorità monetaria.
Albayrak ostenta ottimismo. «L’attuale trend si invertirà in ottobre», ha assicurato. Ad aiutarlo, si fa per dire, potrebbe essere l’economia turca, che sembra destinata a cadere in recessione. L’indice dei direttori acquisti di settembre - un termometro affidabile delle prospettive a breve per l’industria - è caduto a 42,7 punti, ben al di sotto della quota 50 che separa crescita da contrazione. La svalutazione della lira insomma sta sortendo i suoi effetti: l’attività economica si indebolisce, il credito a imprese e famiglie frena, l’inflazione che adesso vola con il tempo tenderà a rallentare a causa della caduta del Pil. Il crollo delle importazioni nei prossimi mesi porterà inoltre a una inevitabile riduzione del disavanzo con l’estero. Una classica - per quanto dolorosa - correzione, che sanerà i pesanti squilibri dell’economia turca attraverso una recessione, come già accaduto periodicamente in passato.
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