Turismo, sul deserto del settore l’affondo finale della von der Leyen
La sortita del presidente della Commissione Ue: «Non prenotate le vacanze». L’industria dell’ospitalità: allarmismo incomprensibile in tempo di grave crisi
di Enrico Netti
3' di lettura
«Non prenotate ancora le vacanze estive». Una frase secca quella pronunciata da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, in una intervista al quotidiano “Bild am Sonntag” pubblicata l’altro ieri. Il presidente Ue ha parlato a tutto tondo anche di un futuro vaccino, perché gli anziani dovranno ancora limitare per molto tempo i contatti sociali e delle prossime vacanze. Già, anche di turismo. Con un messaggio diretto: «Al momento nessuno può fare previsioni affidabili per luglio e agosto. Consiglio di aspettare con tali piani». Insomma non prenotate.
Un “consiglio” che preoccupa moltissimo l’industria dell’ospitalità tricolore. Le presenze di turisti tedeschi in Italia si aggirano intorno ai 60 milioni l’anno di cui si stima circa 24 milioni sulle sponde del lago di Garda, a poche ore d’auto dalla Baviera e dal Baden-Württemberg.
«Siamo rimasti allibiti leggendo quelle parole. Forse non sa che l’Italia vive di turismo e circa 3 milioni di italiani, tra occupati diretti e indotto, lavorano nel settore», premette Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi. «Gli imprenditori sono pronti a ripartire nel rispetto dei lavoratori e dei clienti ma una frase del genere è totalmente fuori luogo e sono stufi di essere rappresentati da persone che non sanno cosa sia una impresa, non sanno pesare i danni che certe frasi, dette da chi ricopre ruoli importanti, possono causare all’economia reale». E di fronte a una Europa che si è messa in ordine sparso contro il virus Bocca aggiunge. «Perché non si può avere un protocollo europeo contro il Covid-19, con misure sanitarie e regole comuni per tutte le attività, dal turismo alla manifattura, indipendenti dal paese in cui si svolgono? Così si eviterebbero deleteri effetti distorsivi della concorrenza».
«È un suggerimento che non si può accettare e preoccupa perché se il presidente della Commissione arriva a dare queste indicazioni non vorrei che avesse dei dati che non possono essere resi pubblici perché particolarmente negativi», osserva Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe. «Se questa fosse la giusta interpretazione sarebbe grave per quello che sottointende quella dichiarazione. Se invece non avesse dei dati sensibili è dell’inutile allarmismo in un momento in cui si deve trasferire ai cittadini Ue fiducia e ottimismo». Stoppani, pensando alla “fase 2” e ai lavori della task force guidata da Vittorio Colao, è pronto alla collaborazione per definire le condizioni di sicurezza «perché cambieranno i modi di lavorare».
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Alberto Corti, responsabile settore turismo di Confcommercio, pone inoltre l’accento sui tempi di lavoro della task force. «Più tardi arriveranno le istruzioni e peggio sarà - spiega -. Le settimane chiave per il turismo tedesco sono tra Pentecoste e luglio, il mese di picco. Per questo le indicazioni-istruzioni sulla sicurezza servirebbero entro il 20 aprile o nel peggiore dei casi entro la fine del mese. Sono indispensabili per mitigare gli effetti drammatici che si sono abbattuti sul settore». In merito alle frasi della von der Leyen è secco: «È un invito che non comprendiamo, una doccia fredda in una situazione già congelata - commenta Corti -. Invece siamo in attesa di conoscere dalla task force in quali condizioni potremo operare e accogliere gli ospiti secondo le regole di sicurezza indicate. Invitare a non fare prenotazioni assomiglia a un messaggio quasi terroristico piuttosto che una riflessione serena per dare utili indicazioni ai cittadini europei».
«Le parole di Ursula von der Leyen sono francamente inaccettabili. Sconsigliare ai turisti di tutta Europa di pensare a una vacanza estiva senza alcuna indicazione da parte di tecnici ed esperti, insomma priva di un qualsiasi fondamento scientifico è un duro colpo all’economia del turismo - aggiunge Maria Carmela Colaiacovo, vice presidente Confindustria Alberghi -. Gli operatori stanno lavorando per essere pronti alla riapertura in piena sicurezza per garantire agli ospiti anche la serenità di cui hanno bisogno». Infatti tra gli operatori c’è già chi si è mosso proattivamente. «Sono nati gruppi di lavoro in tutte le Regioni che consentono agli operatori turistici di confrontarsi costantemente - aggiunge Marco Baldisseri, chief marketing officer di Club Esse, catena con 18 strutture nel Mezzogiorno -. Tutti stiamo adeguando servizi e organizzazione per recepire le direttive dell’Oms sulle procedure da adottare nelle strutture alberghiere per prevenire i contagi. Avremo bisogno di un periodo di assestamento per ripartire». «Avrebbe potuto risparmiarsele perché così si diffonde allarmismo - dice Giovanna Manzi, ad di Best Western Italia, network con 180 hotel e 13mila camere, ricordando l’inciso del presidente Ue -. Le persone sono consapevoli della situazione e se ci saranno delle opportunità privilegeranno le formule più flessibile e i last minute».
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