Turismo enogastronomico, un italiano su tre dichiara di voler spendere di più
Presentato il sesto Rapporto a cura di Roberta Garibaldi: il 58% dei turisti ha fatto almeno un viaggio che ha avuto come motivazione principale il food&beverage
di Emiliano Sgambato
I punti chiave
4' di lettura
Tra 9 e 10 milioni di italiani hanno compiuto almeno un viaggio ispirato in primo luogo dal desiderio di conoscere da vicino i tesori enogastronomici del territorio. Sono il 58% dei viaggiatori, un valore superiore di 37 punti rispetto al 2016. I due dati – messi a confronto dal “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano” curato da Roberta Garibaldi – danno l’idea del trend di crescita di questo fenomeno, ormai arrivato all’attenzione dell’agenda di Governo ma solo fino a poco tempo fa ritenuto residuale.
Viaggiatori e budget in crescita
Un fenomeno ben più ampio se si tiene conto dell’importanza delle esperienze legate a cibo, vino e birra anche di tutti quei turisti che si muovono per altre motivazioni legate allo svago, alla cultura, alle spiagge o al trekking, ad esempio. Secondo il Rapporto, 7 viaggiatori su 10 hanno svolto almeno cinque esperienze di questo tipo nel corso dei viaggi più recenti (+25% sul 2021).
«Un dato in linea con quanto emerge dallo studio della European Travel Commission, secondo cui le proposte a tema enogastronomico sono le più ricercate dai viaggiatori del Vecchio Continente nei viaggi della prossima estate», dicono i curatori del Rapporto, insieme a quelle legate ai paesaggi naturali dove spesso sono vissute (il 17,3% e il 17,8%, in termini assoluti circa 21,2 e 21,8 milioni di turisti hanno intenzione di viverle quest'estate).
Le prospettive per quest’anno restano positive nonostante la crisi, con circa un turista italiano su tre che dichiara di voler dedicare un budget superiore al 2022 al food&beverage.
Proposte più varie possibili
Sono quattro le principali tendenze emerse. Al primo posto c’è la varietà delle proposte, con esperienze a 360 gradi. «I turisti italiani vogliono scoprire mete nuove (63%) e diversificare l’esperienza – si legge nel rapporto – ricercando proposte autentiche e sperimentando attività sempre diverse a contatto con la natura». Tra le più gettonate ci sono «le degustazioni in vigna e negli uliveti, eventi che abbinano gusto-arte-musica, workation (lavoro abbinato alla vacanza, ndr) nelle aree rurali, sino ad arrivare a nuove proposte quali foraging (andar per boschi a raccogliere piante e frutti selvatici, ndr), corsi di sopravvivenza e attività ludiche come escape room e caccia al tesoro».
Più in generale cresce l’attenzione verso le esperienze in tutti i luoghi di produzione: non solo cantine, con i caseifici in prima linea.
Semplicità di fruizione
La seconda tendenza tra le richieste dei viaggiatori è stata etichettata dal Rapporto “Frictionless”, cioè le esperienze devono essere “senza intoppi”, accessibili e facilmente acquistabili. «Il gap tra interesse ed effettiva fruizione – spiega il report – è ancora elevato: il viaggiatore oggi deve essere messo nelle condizioni di poter reperire facilmente le informazioni, scegliere e prenotare le proposte disponibili. Non è quindi un caso che se il 63% degli intervistati dichiara di voler prenotare le visite alle aziende di produzione online, solo il 23% le ha acquistate dal sito e il 20% tramite intermediari online».
Nella scelta sono numerose le fonti di informazioni che il turista utilizza, ma tende a fidarsi soprattutto di parenti ed amici (indicati dal 54% dei viaggiatori italiani) con i social media sono importanti soprattutto per i più giovani. C’è poi l’effetto “The White Lotus”: nella scelta della destinazione, cresce l'influenza di film e serie tv ambientate in uno specifico territorio.
Sostenibilità e cultura locale
Il turista italiano si mostra poi sempre più attento alla sostenibilità, adottando comportamenti consoni in viaggio (tendenza Green&social): evita di sprecare cibo al ristorante (indicato dal 65%) e in vacanza ha comportamenti più rispettosi dell’ambiente rispetto a quando è a casa (54%).
Forte è anche il desiderio di stare a contatto con la comunità locale e di contribuire al benessere sociale attraverso il suo viaggio.
Aumenta anche la destagionalizzazione dell’esperienza, «considerata non solo come modalità di risparmio e per vivere i luoghi quando meno affollati, ma anche come una scelta responsabile per assicurare turismo tutto l’anno alle destinazioni scelte».
Benessere e stile di vita salutare
Il viaggio enogastronomico diventa occasione per dedicarsi al proprio benessere e imparare a adottare stili di vita più salutari (longevity): il 71% dei turisti italiani vorrebbe trovare menù con ricette che fanno bene alla salute. «Ecco che la Dieta Mediterrana diventa un asset da valorizzare e attraverso cui connotare l'offerta turistica», commentano i curatori del report.
L’ambito rurale costituisce il luogo ideale dove staccare dalla routine giornaliera, dalla tecnologia (con il 62% degli intervistati che desidera fare viaggi enogastronomici in cui ci sia la possibilità di un digital detox), dalla confusione delle città stando con parenti ed amici (quasi 6 turisti su 10 vorrebbe trovare proposte di viaggio in ambito rurale per stare con i propri cari).
Patrimonio da preservare e valorizzare
«L’alto interesse dei turisti, l’offerta eccellente del nostro Paese, la crescita attesa per il turismo dei prossimi anni ci regala un incredibile tris di assi per il prossimo futuro – afferma Roberta Garibaldi –. La sfida è oggi quello di trasformarlo in un poker, lavorando sui fattori per fare esplodere le potenzialità. Si evidenzia un grande gap tra l’interesse alle esperienze e l’effettiva fruizione. Tutte le regioni vantano una ricchezza che può essere ulteriormente valorizzata. È importante preservare e valorizzare il patrimonio culinario italiano, i paesaggi, le piccole botteghe e gli artigiani del gusto, per garantire una crescita nel lungo periodo costante, armoniosa ed equilibrata nel rapporto tra mete più rinomate e le meno note aree interne. Il turismo enogastronomico riduce l'overtourism e gli squilibri, contribuisce a mantenere le attività tradizionali nei piccoli borghi e nelle zone rurali, porta entrate aggiuntive ai produttori stimolandoli a tutelare attivamente il paesaggio, che è tra le principali leve di scelta del turista».
Il rapporto Rapporto sul Turismo Enogastronomico di Roberta Garibaldi – professore di Tourism Management presso l'Università degli Studi di Bergamo, presidente dell'Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e vicepresidente della Commissione Turismo dell'Ocse – giunto ormai alla sesta edizione, è stato realizzato con il supporto di Unicredit, Visit Emilia, Valdichiana Living e Smartbox, il patrocinio di Cultura Italiae, Federturismo, Fondazione Qualivita, Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), Iter Vitis Les Chemins de la vigne en Europe e Touring Club Italiano, e la collaborazione di TheFork e Tripadvisor.
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