Verso la stagione estiva

Turismo, la fuga dei giovani stagionali

Aperture. Il settore si prepara ma fa i conti con la carenza di personale soprattutto under 30. L’impiego stagionale viene considerato poco sicuro. La crisi sanitaria. Il Covid ha condizionato la scorsa stagione e messo in crisi molte aziende. Solo il 20% dei diplomati all’alberghiero resta nel comparto

di Valeria Zanetti

 Gardaland, in collaborazione con Veneto Lavoro ed i centri per l’impiego di Affi e Verona, sta cercando oltre 160 addetti alla ristorazione e alle attrazioni da impiegare da marzo a settembre

3' di lettura

Parte il conto alla rovescia per l’apertura della stagione turistica in vista della Pasqua e dei ponti primaverili nelle città d’arte, sulle spiagge e sul Garda. Il Covid sta allentando la morsa, la guerra nell’Est Europa probabilmente frenerà la propensione alla spesa, tuttavia le strutture vogliono farsi trovare pronte ad accogliere gli ospiti, dopo due anni molto critici per il comparto. Gli imprenditori da settimane sono impegnati nelle manutenzioni e, soprattutto, nella ricerca di personale, sempre più complessa.
La ragione è presto detta. «La pandemia ha provocato una forte perdita di professionalità nel turismo perché molti addetti, alla ricerca di un impiego più stabile, hanno trovato occupazione in altri settori», commenta Antonio Ferrarelli, presidente della Fondazione Think Tank Nord Est, che al difficile incontro di domanda e offerta nel comparto dedica uno studio.
Secondo l’analisi, a partire dalle previsioni di assunzione delle imprese formulate nell’indagine Unioncamere-Anpal, il comparto in Veneto, nel 2021, ha espresso un fabbisogno di personale leggermente superiore al 2019, incontrando però maggiori ostacoli nel reperimento delle maestranze. Difficile, in particolare, trovare giovani under 30. L’Osservatorio dell’agenzia regionale Veneto Lavoro evidenzia che circa 100mila contratti a termine attivati nelle sette province ogni anno (il 40% del totale) sono stagionali. Venezia è in testa (49% del totale), tallonata da Verona (26%), in cui la maggior parte degli ingressi si effettua a giugno. Al terzo posto Belluno (13%), con assunzioni effettuate a dicembre, per la stagione sciistica. Il settore è ad elevata fidelizzazione: 57 stagionali su 100 hanno già avuto precedenti rapporti con le imprese che offrono i contratti.
«La difficoltà di reperire personale ha condizionato pesantemente la scorsa stagione e ha messo in crisi molte aziende. La crisi sanitaria ha sconvolto il nostro mondo: un impiego nel turismo viene percepito come insicuro. Tanto che solo il 20% circa di chi si diploma all’alberghiero rimane nel comparto», ragiona Ivan De Beni, alla guida di Federalberghi Garda Veneto, che associa 400 strutture ricettive. Gli operatori del lago possono garantire contratti a termine tra i più lunghi. Qui la stagione parte con la Pasqua e si prolunga oltre la metà di ottobre. Eppure il problema diventa di anno in anno più pesante. Tanto che anche un colosso del divertimento come Gardaland, in collaborazione con Veneto Lavoro ed i centri per l’impiego di Affi e Verona, sta cercando oltre 160 addetti alla ristorazione e alle attrazioni da impiegare da marzo a settembre.
Per tastare il polso della situazione basta visitare sul sito di Federalberghi gardesano che da anni mette a disposizione lo sportello virtuale «Trova Lavoro», con gli annunci delle imprese alla ricerca di personale: receptionist, bar man, commis di cucina, cuochi, pasticceri, addetti al ricevimento. Ma anche facchini, manutentori, tuttofare e lavapiatti. Con l’intento di agevolare la contrattualizzazione degli stranieri, in Italia grazie al decreto flussi, la federazione di albergatori ha attivato il servizio ComeToWork, che verifica la pratica dell’impresa e la segue fino alla conclusione. Inoltre, per agganciare le nuove leve, si rende disponibile a offrire tirocini formativi agli studenti dell’alberghiero di Bardolino con l’impegno alla prosecuzione del rapporto, nel rispetto del contratto collettivo nazionale del turismo.
La collaborazione si va ad aggiungere alle centinaia attivate dalle imprese turistiche venete con l’Its Academy Turismo di Jesolo, percorso biennale ad alta specializzazione. L’istituto ha diplomato 575 studenti in cinque indirizzi, proposti in sette sedi, che hanno trovato impiego nell’89,4% dei casi. Ma ancora non basta. I nodi da affrontare, secondo Fondazione Think Thank, riguardano la riduzione del costo del lavoro e l’allungamento della stagionalità. «Soprattutto nelle località balneari, si dovrebbero creare le condizioni per permettere alle strutture ricettive di rimanere aperte almeno otto mesi all’anno, con la possibilità di offrire contratti di lavoro più competitivi», ragiona Ferrarelli. Occorre, quindi, aumentare l’attrattività dei territori.
Un esempio viene da Venezia che con il progetto Slides, strumenti e strategie per un turismo sostenibile, cerca di tutelare anche i mestieri dell’artigianato, da sempre connessi al turismo e gravemente colpiti dalla pandemia. Il Comune, con l’università Ca' Foscari, Ciset (Centro internazionale di studi sull’economia turistica) ed Ecipa NordEst, società di formazione e servizi di Cna, ha realizzato l’azione pilota “Percorsi dell’artigianato e della creatività veneziani” che consiste nella progettazione di dieci itinerari turistici per valorizzare le attività artigianali e i prodotti locali. Si propongono ai visitatori itinerari alternativi ai luoghi a maggiore intensità turistica, con l’obiettivo, da un lato, di offrire l’esperienza del meno conosciuto, del più esclusivo, dell’autentico; dall’altro, di contribuire a rivitalizzare l’economia locale cittadina, preservare i mestieri tradizionali e creare nuove opportunità di lavoro. Due itinerari sono già stati testati con successo in febbraio, ognuno ha incluso la visita a tre botteghe artigiane.

Loading...
Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti