ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùRapporto sul turismo enogastronomico italiano

Turismo, quasi in 10 milioni di viaggi legati all’enogastronomia

Roberta Garibaldi: «Favorire la nascita di experience leisure diversificate in ambito rurale e a stretto contatto con la natura, come tour a piedi e in bicicletta, attività di wellness, che siano capaci di andare oltre i luoghi comuni»

di Enrico Netti

(d.romagnuolo - stock.adobe.com)

3' di lettura

Ha tutte le carte in regola per diventare un altro pilastro dell’industria turistica italiana. È l’enogastronomia che interessa, affascina e conquista tanti turisti italiani e stranieri dopo visite guidate alla scoperta dei tanti giacimenti del buon cibo e del buon bere che l’Italia offre. Sono quasi 10 milioni, circa 9,6 per la precisione, gli italiani che quest’anno hanno già fatto o faranno un viaggio legato all’enogastronomia mentre nel vecchio continente, secondo uno studio della European Travel Commission, sono circa 21,8 milioni le persone interessate a un viaggio in cui il food, il vino, le specialità del territorio e i paesaggi naturali sono comprimari. In più circa 5,5 milioni di europei hanno dichiarato di voler fare un viaggio con motivazione primaria enogastronomia. Questi i numeri che Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management presso l’Università degli studi di Bergamo, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e vicepresidente della Commissione Turismo dell’Ocse ha presentato in occasione della presentazione della sesta edizione del «Rapporto sul turismo enogastronomico italiano» realizzato con il supporto di Unicredit, Visit Emilia, Valdichiana Living e Smartbox, il patrocinio di Cultura Italiae, Federturismo, Fondazione Qualivita, Ismea-Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare, Iter Vitis Les Chemins de la vigne en Europe e Touring Club Italiano, e la collaborazione di TheFork e Tripadvisor.

A caccia di esperienze

Il report evidenzia come sia alta la partecipazione ad esperienze uniche come quelle che si possono provare in un ristorante o alla scoperta dei cicli di produzione di un formaggio o una specialità Dop. «Nonostante la crisi, circa 1 turista italiano su 3 dichiara di avere un budget superiore al 2022 da dedicare all’acquisto delle proposte enogastronomiche. L’alto interesse dei turisti, l’offerta eccellente del nostro paese, la crescita attesa per il turismo dei prossimi anni ci regala un incredibile tris di assi per il prossimo futuro - spiega Roberta Garibaldi -. La sfida è oggi quello di trasformarlo in un poker, lavorando sui fattori per fare esplodere le potenzialità. Si evidenzia un grande gap tra l'interesse alle esperienze e l'effettiva fruizione, tutte le regioni vantano una ricchezza che può essere ulteriormente valorizzata». La domanda c’è ed è il momento di lavorare, di sviluppare una offerta di qualità in grado di organizzare e fare vivere queste esperienze uniche. Questo cantiere ha bisogno di figure professionali nuove come hospitality manager impiegati in cantine e aziende agricole oltre a guide turistiche esperte del territorio ma anche di agricoltura e dei processi agroalimentari. Guide in grado di spiegare e valorizzare il patrimonio culinario italiano oltre al lavoro degli artigiani del gusto. «Il turismo enogastronomico riduce l’overtourism e gli squilibri, contribuisce a mantenere le attività tradizionali nei piccoli borghi e nelle zone rurali, porta entrate aggiuntive ai produttori stimolandoli a tutelare attivamente il paesaggio, che è tra le principali leve di scelta del turista» ricorda la docente.

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Un turista che aspira a visitare i siti di produzione con l’abbinata visita, assaggi e acquisti che fanno crescere il reddito dei produttori. È quanto avviene nelle distillerie scozzesi, nelle cantine della Napa Valley in California, nelle regioni dei vini di Francia, Austria e Germania. «È da favorire la nascita di experience leisure diversificate in ambito rurale e a stretto contatto con la natura, come tour a piedi e in bicicletta, attività di wellness, e che siano capaci di andare oltre i luoghi comuni - rimarca Roberta Garibaldi -. Questo processo deve essere accompagnato da una comunicazione innovativa e differenziata per target, per soddisfare la sete di informazioni che caratterizza il viaggiatore sia prima che nel corso dell'esperienza». Da parte sua la penisola offre di tutto: dalla storia all’arte dalle specialità Igp e Docg ai siti Unesco. Basti ricordare, per esempio, le colline del prosecco di Conegliano Veneto e Valdobbiadene o le Langhe, Roero e Monferrato. Per questo serve un piano organico per il turismo enogastronomico, scelto da una clienta altospendente che in più aiuta a destagionalizzare i flussi e ad allungare le stagioni coinvolgendo tutti i protagonisti della filiera: tour operator e territori, aziende di produzione e artigiani, musei, ristoranti tipici e cantine. Valdichianaliving, per esempio, è un tour operator che ha costruito una offerta di esperienze a 360 gradi legate al territorio, dal produrre la ricotta in fattoria alla raccolta delle olive, dalla caccia al tartufo allo sport dei bike tour per finire con la scoperta delle vestigie etrusche. Basta pensare a quante sono le specialità Igp, Doc e del territorio che l’Italia offre per cogliere le potenzialità di questo filone da proporre ai turisti.

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