Turismo delle radici: Calabria e Basilicata si mobilitano
Fenomeno in grande crescita soprattutto nei borghi dove gli ex emigrati sono il doppio degli altri visitatori con importanti ricadute economiche
di Luigia Ierace, Donata Marrazzo
3' di lettura
Calabria e Basilicata richiamano gli emigranti e i loro discendenti per restituire memorie, storie, identità. È il turismo delle radici, delle origini, del ritorno, turismo ancestrale o genealogmico, praticato da viaggiatori nostalgici e sentimentali: un fenomeno in crescita intorno al quale si stanno mobilitando istituzioni e operatori per proporre un’offerta sempre più strutturata.
Pioniera del destination marketing legato al richiamo in patria delle comunità di italiani nel mondo, Sonia Ferrari, docente all’Università della Calabria, ha studiato il trend, vagliando bisogni e aspettative dei roots tourist. Dalla sua indagine, condotta insieme a Tiziana Nicotera, ricercatrice presso Unical, è nato il “Primo rapporto sul turismo delle radici in Italia” (Egea editore), un testo che è diventato come una bibbia per gli addetti ai lavori, tradotto in inglese e in spagnolo. «Se è vero che ancora non abbiamo dati statistici sui flussi - spiega Ferrari – siamo però in grado di dire che in molti borghi le presenze dei turisti delle radici sono il doppio rispetto ad altre tipologie. E stanno diventando una leva di sviluppo del territorio, soprattutto in quei centri che rischiano lo spopolamento».
Qualche settimana fa in occasione di una manifestazione sui vini locali, la docente ha accompagnato in tour un gruppo di danesi: alcuni erano originari di Scigliano, nel cosentino. Hanno fatto tappa a Belsito alle cantine Girolamo Basile sul fiume Jassa, poi hanno visitato il paesino della valle del Savuto. Una di loro ha acquistato casa e un altro del gruppo è in trattative.
Spartenze, restanze, ritornanze: sull’argomento dibattano filosofi, antropologi ed esperti di fenomeni migratori - da Vito Teti a Giuseppe Sommario - «perché la questione non riguarda solo l’industria del turismo, ma ha ricadute importanti sul tessuto sociale, sul rilancio dei borghi e quindi anche sull’economia. Basti pensare agli acquisti dei cosiddetti prodotti nostalgia, in particolare quelli agroalimentari, grazie ai quali il ricordo dei luoghi d’origine si perpetua anche dopo il viaggio», aggiunge Sonia Ferrari.
Anche il ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale guarda con attenzione all’evoluzione del trend, tanto da aver sostenuto la pubblicazione del Rapporto redatto da Ferrari e Nicotera, in cui la prima profilazione degli utenti ha riguardato l’Argentina, paese che vanta la più grande comunità di italiani nel mondo. Ma per promuovere concretamente questo nuovo modello di turismo, il Maeci ha lanciato un bando sulla valorizzazione dei territori (200mila euro a regione) ponendo al centro i roots tourist e le comunità locali. E designando, infine, il 2024 come l’anno del “turismo delle radici”, proprio per mettere a sistema la forte domanda di viaggio in Italia dei nostri connazionali nel mondo.
“Paesi e radici” è il progetto risultato vincitore in Basilicata, con il miglior punteggio in Italia, dell’avviso pubblico della Farnesina. «Un bel lavoro di squadra frutto del protagonismo operativo di chi ha da sempre sostenuto, nonostante gli scettici, che il turismo delle radici (evoluzione del turismo di ritorno) fosse una grande opportunità per la Basilicata». Lo ha ribadito il presidente del Centro Studi Internazionale dei Lucani nel Mondo, Luigi Scaglione, che ha realizzato una rete associativa di servizio con alcuni protagonisti dello sviluppo territoriale sotto lo slogan di “Ri-tornanze e Re-stanze”. Una forma di partenariato pubblico-privato con oltre 80 componenti che collaborerà all'iniziativa del ministero per la valorizzazione del talento e della passione dei giovani (il 50% dei partecipanti all'iniziativa “Paesi e Radici” sono giovani con meno di 36 anni con competenze ed esperienze maturate da Italiainside e Fondazione Appennino). Una vera e propria comunità pronta ad accogliere il turista delle radici: dalle Associazioni e Federazioni dei lucani nel mondo di Argentina, Australia, Montreal, Svizzera, agli Sportelli Basilicata di Svizzera, Uruguay, Canada, Germania, ai tanti Comuni e Province, agli archivi messi in rete, all'Unpli di Basilicata attraverso le sue diramazioni territoriali. A questo proposito Scaglione ricorda la visita dell’ex sindaco Bill de Blasio (nella foto) per suggellare il rapporto tra la Basilicata e gli emigrati in America. «Il turismo di ritorno e delle radici – ha detto Scaglione – va sostenuto anche dalle istituzioni per realizzare e finanziare l’attività delle Associazioni dei Lucani in Italia e nel mondo, in questa fase di nuova mobilità, al fine di promuovere le iniziative. Tra l’altro, sollecitiamo la riapertura in forma stabile del Museo dell'Emigrazione lucana». «La vera urgenza per i nostri territori – ha aggiunto - è offrire strumenti che servano al loro ripopolamento, portando forza lavoro interessata a rimanere sul territorio. Bisogna allora stimolare e intercettare il flusso turistico nazionale e internazionale soprattutto “di ritorno e delle radici”, con particolare attenzione ai connazionali e corregionali trasferiti all'estero, con l'obiettivo di farli sentire parte attiva del processo rigenerativo. E la Regione potrebbe riprendere la vecchia direttiva che dava un sostegno se pur minimo ai gruppi di lucani e italiani che transitavano per almeno tre notti in Basilicata».
loading...